E’ arrivata la prima decisione “binding” (vincolante) per il governo di Bibi Netanyhau. La Corte internazionale di giustizia – ICJ, da non confondere con la Corte penale internazionale, ICC – ha emesso nuove misure provvisorie che ordinano a Israele di terminare immediatamente le operazioni militari a Rafah, nel sud di Gaza e quindi di aprire il valico di frontiera del governatorato per le consegne urgenti di aiuti.
Rispetto a qualunque decisione da organismi internazionali sul conflitto, questa è quella finora con più “peso” per condizionare la politica israeliana. Infatti Israele è tra i paesi che riconoscono l’autorità della Corte Internazionale di giustizia dell’Aja, a differenza dell’altra Corte, quella penale, che ha iniziato pochi giorni fa un procedimento per spiccare un mandato di cattura contro il premier Netanyhau, ma che invece non ha tra i paesi firmatari del trattato per la sua istituzione (lo statuto di Roma, 1998) lo stato ebraico.

La corte dell’Aja ha emesso la sua decisione di venerdì con 13 voti favorevoli e due contrari.
Le nuove misure provvisorie sono arrivate in risposta alla richiesta del Sudafrica avanzata il 10 maggio in relazione alle accuse iniziali di dicembre secondo cui Israele stava violando i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio durante la guerra a Gaza, scoppiata dopo gli attacchi di Hamas contro Israele il 7 ottobre, che uccise più di 1.200 persone e lasciando altre 250 in ostaggio.
Il Segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha preso atto delle nuove misure provvisorie, ha detto venerdì ai giornalisti il portavoce dell’ONU Stéphane Dujarric. Ricordando che, ai sensi della Carta delle Nazioni Unite e dello Statuto della Corte, le decisioni della Corte internazionale di giustizia “sono vincolanti”, Guterres “confida che le parti rispettino debitamente l’ordine della Corte”.
“In conformità con lo Statuto della Corte, il Segretario generale trasmetterà tempestivamente anche l’avviso delle misure provvisorie ordinate dalla Corte al Consiglio di Sicurezza”, ha affermato Dujarric.
Ma quanto la sentenza della Corte dell’Aja coinvolgerà l’ONU nel farla rispettare? Durante il briefing al Palazzo di Vetro, i giornalisti hanno chiesto al portavoce di Guterres se la decisione appena presa dalla Corte renderà più facili le operazioni di aiuto delle Nazioni Unite a Gaza. Dujarric ha replicato che “la prova sarà nell’attuazione. L’unico modo in cui le cose diventeranno più facili per le Nazioni Unite è se si vedrà la fine dell’azione militare. Se si avrà un cessate il fuoco umanitario, la creazione di un ambiente in cui possiamo avere libero accesso umanitario e durante il quale tutti gli ostaggi possono essere rilasciati”.
Nella dichiarazione di Guterres si fa anche riferimento al fatto che la decisione della ICJ dovrebbe anche consentire commissioni d’inchiesta e missioni conoscitive dell’ONU. Quindi il Segretario Generale intende approfittare di questa sentenza e inviarne una subito? Il portavoce ha risposto: “C’è quello che il tribunale ha deciso, quello che il tribunale ha chiesto, quello che noi abbiamo sempre chiesto per l’accesso degli organi investigativi. Ma ovviamente, a meno che i fatti sul campo non cambino, è improbabile che qualcuno possa recarsi lì in tempi rapidi”.

I giornalisti non hanno mollato la presa e hanno continuato con le domande: su questi organi investigativi, quanto sono preparate le Nazioni Unite ad intervenire? E in teoria, gli ordini della Corte Internazionale di Giustizia sono stati eseguiti così come sono stati richiesti oggi? Già oggi la squadra delle Nazioni Unite potrebbe essere pronta a partire e chi farebbe parte di queste squadre?
Dujarric ha dovuto continuare a rispondere alls serie di domande: “Dipende da… C’è la Commissione d’inchiesta creata sui diritti umani, la quale, se ricordate, Pramila Patten ha incoraggiato gli israeliani a permetterle di esaminare quali crimini hanno avuto luogo durante il 7 ottobre. L’ONU c’è sempre, siamo pronti a mobilitarci”.
Ma se l’ONU si mobilitasse, quanto grande potrebbe essere la squadra da inviare? Si sa già chi ne farà parte?A questo punto Dujarric ha tagliato corto: “Penso che siano ipotesi a cui non sono in grado di rispondere a questo punto”. Ma il Segretario Generale Guterres o l’inviato speciale dell’ONU per la pace in Medio Oriente Tor Wennesland, hanno già parlato con qualcuno del governo Israeliano per l’attuazione di questa risoluzione?Il portavoce ha risposto con un secco “no” per quanto riguarda il suo boss. Su Wennesland, “possiamo controllare”.
La risposta militare di Israele contro Gaza avrebbe, fino ad oggi, ucciso quasi 36.000 palestinesi causando una distruzione diffusa e anche un’incombente carestia nell’enclave assediata e bombardata.
Leggendo le nuove misure provvisorie in una sessione aperta alla corte dell’Aia, il giudice Nawaf Salam dell’ICJ ha annunciato che Israele deve rispettare i suoi obblighi ai sensi della Convenzione sul genocidio di “fermare immediatamente la sua offensiva militare e qualsiasi altra azione nel governatorato di Rafah che possa infliggere sul gruppo palestinese di Gaza condizioni di vita che porterebbero alla sua distruzione fisica totale e parziale”.
The operative part of the ICJ order on the request submitted by South Africa on 10 May 2024 in the case South Africa v. Israel
[thread below] pic.twitter.com/NuUqv0z0om
— UN News (@UN_News_Centre) May 24, 2024
Considerato il peggioramento delle condizioni sul terreno dopo l’incursione di Israele a Rafah il 7 maggio, la Corte dell’Aja ha deciso, sempre con 13 voti a favore, 2 contrari, che le nuove misure provvisorie imporranno a Israele di aprire il valico di Rafah per la consegna senza ostacoli di aiuti umanitari urgenti, fornire assistenza e garantire accesso senza ostacoli alle missioni conoscitive per indagare sulle accuse di genocidio. Il valico di frontiera di Rafah, che rappresentava il principale punto di ingresso degli aiuti all’enclave, è chiuso dal 7 maggio.
“La Corte non è convinta che gli sforzi di evacuazione e le relative misure che Israele ha affermato di aver intrapreso per rafforzare la sicurezza dei civili nella Striscia di Gaza, e in particolare di quelli recentemente sfollati dal governatorato di Rafah, siano sufficienti ad alleviare gli immensi rischi a cui sono esposti i civili. La popolazione palestinese è esposta a seguito dell’offensiva militare a Rafah”, ha affermato il giudice Salam. Inoltre, la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato a Israele di presentare entro un mese un rapporto sulle misure adottate per attuare tali misure provvisorie. Salam ha affermato che l’ICJ ha notato che la situazione a Gaza è peggiorata dall’ultima volta che ha emesso misure provvisorie a marzo, aggiungendo che dopo l’incursione di Israele a Rafah, l’ospedale di Najjar non funzionava più e gli sforzi di aiuto sono stati compromessi.

La corte ha inoltre osservato che gli ordini di evacuazione israeliani per i residenti di Rafah avevano portato più di 800.000 persone a fuggire in luoghi come la zona costiera di Al Mawasi, che mancavano degli elementi essenziali e dei servizi di base per accoglierli.
Da quando ha affrontato il caso del Sudafrica a gennaio, la Corte internazionale di giustizia aveva già emanato misure provvisorie in gennaio e marzo in base alle quali Israele deve, tra le altre cose, adottare tutte le misure necessarie per garantire che sufficienti aiuti umanitari entrino a Gaza. Tuttavia, le agenzie delle Nazioni Unite riferiscono che attualmente a Gaza stanno entrando scarsi aiuti, sicuramente non sufficienti ad evitare una carestia.
Venerdì il giudice Salam ha ricordato anche nelle due precedenti ordinanze di misure provvisorie “la Corte ha espresso la sua grave preoccupazione per la sorte degli ostaggi rapiti durante l’attacco in Israele il 7 ottobre 2023 e da allora detenuti da Hamas e altri gruppi armati, e hanno chiesto il loro rilascio immediato e incondizionato”. Ha anche detto che “la corte ritiene profondamente preoccupante che molti di questi ostaggi rimangano prigionieri e ribadisce la sua richiesta per il loro rilascio immediato e incondizionato”.
E’ frequente che in questi ultimi giorni si possa fare confusione tra la Corte penale internazionale (ICC) e la Corte internazionale di giustizia (ICJ), perché entrambi i tribunali hanno casi aperti contro Israele legati al conflitto in corso a Gaza. La differenza è che i casi della Corte internazionale di giustizia coinvolgono paesi, mentre la Corte penale internazionale è un tribunale penale che intenta cause contro individui per crimini di guerra o crimini contro l’umanità. Sebbene l’ICJ sia un organo delle Nazioni Unite, la ICC (CPI in italiano) è giuridicamente indipendente dalle Nazioni Unite, sebbene sia stata approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU.
L’ICJ sta attualmente valutando le accuse del Sud Africa secondo cui Israele sta violando la Convenzione sul genocidio. Mentre lunedì, la Corte penale internazionale ha chiesto, con il procuratore Karim Khan mandati di arresto relativi a possibili crimini di guerra contro tre leader di Hamas e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant. La richiesta dei mandati di cattura è ora al vaglio dei giudici della Corte. Il primo ministro Netanyahu è stato invitato a Washington DC dallo speaker del Congresso Mike Johnson, ma non ha nulla da temere: infatti gli Stati Uniti sono tra i paesi che non hanno mai ratificato il trattato della ICC. Invece, se il mandato di cattura per il premier israeliano dovesse andare avanti, Netanyahu dovrebbe stare alla larga dal territorio italiano perché l’Italia non è solo tra i paesi che vollero e firmarono il trattato, ma fu col suo governo artefice della sua realizzazione proprio durante una solenne cerimonia tenuta a Roma.