Spagna, Irlanda e Norvegia hanno annunciato il riconoscimento dello Stato della Palestina e al Palazzo di Vetro dell’ONU i loro diplomatici hanno voluto sottolineare l’evento presentandosi allo stake out del Consiglio di Sicurezza insieme all’Ambasciatore palestinese Riyad Mansour e altri ambasciatori arabi. L’evento era stato organizzato per sottolineare il loro appoggio all’UNRWA, l’agenzia dell’ONU per i rifugiati palestinesi che Israele accusa di aver collaborato con Hamas nell’attacco del 7 ottobre, ma gli europei si sono messi in posa per delle foto e sottolineare l’importanza della loro scelta diplomatica.
Sono nove ora gli Stati dell’Unione Europea che riconoscono lo Stato palestinese (la Norvegia non fa parte dell’UE), mentre a livello globale lo fanno il 70% circa dei membri Onu (142 su 193). Da questa larghissima maggioranza, mancano Italia, Francia, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti.
Allo stake-out del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, Mahmoud Daifallah Hmoud, rappresentante permanente del Regno di Giordania presso le Nazioni Unite, e Riyad Mansour, osservatore permanente dello Stato di Palestina presso le Nazioni Unite, parlando a nome di Giordania, Kuwait, Slovenia e Palestina, hanno sottolineato gli impegni condivisi nei confronti dell’UNRWA. “Abbiamo deciso di lanciare un’iniziativa di impegni condivisi…. Crediamo quindi che sia importante per i paesi riaffermare il loro sostegno al lavoro dell’agenzia UNRWA e il suo ruolo indispensabile nel fornire assistenza e soccorso e inviare segnali di forte sostegno politico per UNRWA.. Oggi indirizzeremo una lettera ai rappresentanti di tutti i paesi affinché si uniscano a esso, e prendiamo l’occasione per riaffermare in queste difficili, impegnative e tragiche circostanze il nostro fermo impegno per la risoluzione della questione Palestina compreso i rifugiati palestinesi e il raggiungimento della giustizia, della pace completa e duratura nella regione coerente con le risoluzioni delle Nazioni Unite e il diritto internazionale e la realizzazione della soluzione dei due Stati basata sul linee pre-1967”.
L’ambasciatore palestinese ha ringraziato Giordania, Kuwait e Slovenia e “tutti i nostri amici degli altri paesi che sono riuniti con noi questa mattina per intraprendere questa importante iniziativa per sostenere UNRWA in questo momento estremamente critico per l’agenzia e ancora di più per la Palestina e i rifugiati soprattutto nella Striscia di Gaza, dove quasi tutta la popolazione rifugiata è stata sfollata con la forza e sta soffrendo gravemente dalle atrocità inflitte loro da parte di Israele, la potenza occupante che ha causato così tante perdite umane e la devastazione”. Quindi Mansour ha aggiunto: “E’ indispensabile il ruolo che UNRWA ha svolto e continua a svolgere, ma sarà ancora possibile solo con il sostegno internazionale e il sostegno dell’Assemblea Generale. Ne siamo grati che il supporto sia stato travolgente e regionalmente trasversale, naturalmente, con la generosità dei paesi donatori che sostengono UNRWA e la sua assistenza sanitaria e sociale…”

La svolta di oggi ha visto subito la reazione sdegnata di Israele che ha ritirato i propri ambasciatori da Oslo, Madrid e Dublino convocando a sua volta i loro inviati al ministero degli Esteri a Gerusalemme. “L’intenzione di diversi Paesi europei di riconoscere uno Stato palestinese – ha denunciato il premier israeliano Benjamin Netanyahu – è una ricompensa per il terrorismo”. Poi ha ricordato che “l’80% dei palestinesi in Giudea e Samaria (Cisgiordania, ndr) sostiene il terribile massacro del 7 ottobre. A questo male – ha detto – non bisogna dare un Paese. Questo sarà uno Stato terrorista, tenterà di ripetere continuamente il massacro del 7 ottobre”.
Washington da parte sua ha ammonito che la Palestina “non si riconosce in modo unilaterale”. “Il presidente Biden – ha affermato un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca – è un sostenitore della soluzione a 2 Stati e lo è stato per tutta la sua carriera” ma “crede che uno Stato palestinese dovrebbe essere realizzato tramite trattative dirette fra le parti e non tramite un riconoscimento unilaterale”. Il ministro degli Esteri francese Stephane Sejournè ha sottolineato che riconoscere lo Stato palestinese “non è un tabù” ma che “ora non è il momento giusto”. Anche secondo Berlino, il riconoscimento “resta l’obiettivo finale della soluzione a due Stati”, mentre il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha osservato che un percorso corretto “non può essere fatto di un riconoscimento della Palestina senza il riconoscimento di Israele dello Stato palestinese e viceversa”. “Poi – ha aggiunto – bisogna capire cosa sia lo Stato palestinese, perché non possiamo riconoscere uno Stato guidato da Hamas”.
Intanto a Roma sabato 25 arriverà il premier palestinese Mohammad Mustafa per incontrare Giorgia Meloni.