Ricorderete la tragedia di Luca Attanasio, l’ambasciatore italiano nella Repubblica Democratica del Congo, che fu assassinato il 22 febbraio del 2021 in un agguato, insieme al carabiniere di scorta Vittorio Iacovacci e l’autista del World Food Programme, Mustapha Milambo, mentre viaggiava – su invito del WFP, agenzia delle Nazioni Unite – per visitare alcuni dei progetti nelle scuole ONU in una regione del nord del paese che l’Italia finanziava.
“Non è stato un incidente ma un’esecuzione.” A dirlo oggi, durante un’audizione alla Commissione straordinaria diritti umani del Senato italiano, è stato Salvatore Attanasio, padre di Luca, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui livelli e i meccanismi di tutela dei diritti umani in Italia e nella realtà internazionale.
“Nel giorno dell’attentato Luca si trovava in un viaggio su invito del Pam, l’agenzia dell’Onu, per visitare alcuni suoi progetti. Quel convoglio venne fermato da alcuni terroristi che aprirono il fuoco. Quindi gli aggressori hanno fatto scendere gli uomini, li ha fatti allontanare e poco dopo ha sparato loro: Luca dapprima fu ferito, soccorso dai Rangers all’ospedale di Goma, ma dopo 90 minuti è morto”. Ha detto il padre dell’Ambasciatore Attanasio ai senatori della commissione. “La narrazione giornalistica del rapimento per scopo di estorsione non sta in piedi: come fa un sequestratore ad ammazzare il suo sequestrato pochi minuti dopo averlo catturato? Poi, partendo dall’autopsia, abbiamo dimostrato che la ricostruzione fatta non è veritiera. I colpi sono stati sparati a breve distanza, partiti dal basso verso l’alto. Luca è stato colpito da tre colpi, tutti dalla stessa direzione. Non è stato un incidente ma una esecuzione”.
#LucaAttanasio. In Commissione #DirittiUmani, per il seguito dell’indagine conoscitiva su livelli e meccanismi di tutela, audizione di Salvatore Attanasio, padre dell’ambasciatore assassinato il 22 febbraio 2021 in Congo. Diretta → https://t.co/150vPspQVq pic.twitter.com/8fYv6RQN9L
— Senato Repubblica (@SenatoStampa) May 16, 2024
Attanasio ha avuto qualcosa da ridire nei confronti del ministero degli Esteri italiano, quando ha aggiunto: “Nessuno punta il dito contro nessuno, ma come si può dire vogliamo la verità e poi non si può celebrare il processo perché c’è il vincolo dell’immunità. C’era stato promesso che si sarebbe prodigata la delegazione dell’Onu su questo fronte. Invece in tre anni nessuna azione della nostra diplomazia è stata intrapresa nei confronti dell’Onu. Ci auguriamo che questa storia non cada nell’oblio. Luca ha onorato il nostro paese: ha dato dignità al popolo congolese, forse l’unico a essere amato da loro che ancora lo piangono. Cercare la verità è rendere onore alla sua memoria”.
Dopo queste parole del padre dell’ambasciatore Luca Attanasio al Senato della Repubblica italiana, oggi al briefing giornaliero al Palazzo di Vetro con il vice portavoce del Segretario Generale Antonio Guterres, abbiamo chiesto se l’ONU ritenga ancora che la morte del diplomatico italiano sia stata un incidente durante un tentativo di rapimento o, come sostiene la famiglia del diplomatico italiano, si sia invece trattato di un’esecuzione?
“Beh, questo spetta alle autorità legali competenti sul campo stabilirlo” ha risposto il vice portavoce Farhan Haq, che ha aggiunto: “Quello che posso dirvi è che le Nazioni Unite hanno fornito alle autorità legali competenti tutte le informazioni rilevanti a loro disposizione”.
Ma a quanto pare le indagini non sono condotte nel modo come la famiglia del diplomatico ucciso si aspettava. “I nostri uomini del Ros, arrivati in Congo per indagare sulla morte di mio figlio Luca, non si sono potuti muovere dalla capitale Kinshasa, non hanno potuto vedere le auto, per cui è stato molto difficile per loro indagare”, ha detto Salvatore Attanasio, nel corso della sua audizione al Senato, per poi lanciare un’accusa pesante: “Abbiamo sempre creduto nelle istituzioni ma il comportamento dello Stato in questa vicenda ci fa traballare: pensiamo che non si possa liquidare la faccenda come la frase di chi ha detto ‘ci sono interessi superiori’. Non c’è nulla di superiore della difesa dell’onore del nostro Paese, come testimonia la vita di Luca. Lui era un uomo delle istituzioni che ha sempre difeso sino a sacrificare la sua vita”.
Quindi Salvatore Attanasio ha concluso: “Ci vorrebbe un sussulto d’orgoglio del nostro Paese per avere giustizia e verità”.