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All’ONU Sergio Mattarella lascia l’impronta dell’Italia multilateralista

Analisi dello storico discorso per la Repubblica italiana tenuto dal suo presidente all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 9 mins read

Video of Mattarella’s speech in English

“Perché il vostro presidente è venuto proprio adesso all’ONU?” Nelle ultime 24 ore, al Palazzo di Vetro di New York questa domanda mi veniva rivolta da più colleghi di svariate nazionalità. Già perché Sergio Mattarella incontra il Segretario Generale Antonio Guterres e poi parla all’Assemblea Generale dell’ONU per una riunione plenaria dedicata al suo discorso? “Perché saranno 70 anni da quando l’Italia entra a far parte dell’ONU”, rispondo poco convinto ai colleghi. Infatti il vero e proprio anniversario cadrebbe l’anno prossimo, nel 2025. I presidenti della Repubblica d’Italia, dopo il 1955, sono venuti a parlare durante il settennato, almeno una volta all’Assemblea Generale. Mattarella, che è al suo secondo mandato, ci torna dopo 8 anni. Ma perché proprio agli inizi del maggio 2024?

Forse perché questo mese si doveva discutere all’ONU dell’obiettivo sostenibile numero 16 e come ha spiegato ieri il presidente nel suo primo intervento al Palazzo di Vetro, l’Italia ha avuto un ruolo importante nell’inserire quell’obiettivo su pace e giustizia e ci tiene che venga concretamente attuato…

Ma c’era un altro importante messaggio dell’Italia con cui Mattarella arrivava a New York affinché fosse “ricevuto” dalla più grande organizzazione multilaterale del mondo? Un messaggio così importante tanto da volerlo recapitare di persona volando a New York?

Il presidente Mattarella non ha tenuto una conferenza o punto stampa né all’inizio né alla fine di questa tappa newyorkese  (un incontro con i giornalisti previsto nel suo albergo martedì pomeriggio è stato annullato all’ultimo momento proprio quando i corrispondenti dal Palazzo di Vetro arrivavano inutilmente al Columbus Circle…).  Senza concedersi mai a New York a chi dovrebbe porre domande, non c’è stato modo per poter chiedere al nostro presidente direttamente se ci fosse una ragione più pressante di altre che avesse motivato il viaggio.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la sua allocuzione dal titolo “Italia, Nazioni Unite e multilateralismo per affrontare le sfide comuni” all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. (Foto Quirinale.it)

Analizziamo allora ancora il discorso di Mattarella pronunciato poche ore fa in Assemblea Generale per tentare di scorgere un “messaggio speciale” per cui altri 192 paesi membri dell’UNGA erano stati chiamati in aula, con i banchi occupati martedì all’incirca al 70% (buona percentuale, ma non era  piena).

Multilateralismo! Ma certo, era questo il tema principale del discorso di Mattarella, che è stato aperto dall’intervento del Segretario Generale Antonio Guterres, il quale ha ribadito quanto in questo momento sia importante il contributo dell’Italia, che è anche alla guida del G7, al funzionamento del sistema multilaterale di cui l’ONU è espressione massima. Guterres lo ha fatto addirittura parlando in italiano! Almeno nella memoria di chi scrive, mai si era visto un UNSG parlare in italiano in Assemblea Generale.

Mattarella inizia ricordando al mondo che la Repubblica italiana nasce dall’antifascismo. Ok, non pronuncia la parola antifascismo, ma dice: “Nel 1955 l’Italia, libera dalle macerie del regime fascista e risorta dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale con la scelta repubblicana, venne finalmente accolta – a dieci anni dalla loro istituzione – nelle Nazioni Unite, a conclusione di un percorso lungo e complesso. Visto da Roma, l’esito della richiesta di adesione non avrebbe potuto essere diverso, perché i principi fondamentali della Costituzione del 1948 della Repubblica Italiana corrispondono, per molti versi, a quelli che ispirano la Carta delle Nazioni Unite, condividendone gli obiettivi”.  Poi il presidente degli italiani spiega: “Con la ferma volontà di non ripetere errori del passato, l’Assemblea costituente aveva, infatti, inserito espressamente norme che consentono limitazioni di sovranità ‘in condizioni di parità con gli altri Stati…necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni’, oltre a promuovere e favorire ‘le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo’”.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite con António Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite (foto di Francesco Ammendola – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Ma gli obiettivi? Quali sono? “L’obiettivo del multilateralismo ha rappresentato il pilastro fondamentale della nostra politica estera e con orgoglio accogliamo sul nostro territorio uffici e strutture delle Nazioni Unite, da Torino a Roma, da Firenze a Trieste, a Brindisi”. Quindi il presidente aggiunge: “La sensibilità della Repubblica italiana a favore della pace, per la promozione della dignità umana e dei valori universali si esprime nell’azione costante a sostegno dei dialoghi e dei processi di stabilizzazione post-conflitto, per i diritti dei giovani e delle donne e in particolare in quelle situazioni di più grave discriminazione: non posso fare a meno di citare la condizione delle donne afgane, di quelle iraniane e del supporto alla campagna a favore dell’abolizione della pena di morte”.

Mattarella chiude il cerchio “multilateralista” così: “L’aspirazione della appena nata Repubblica Italiana ad aderire all’Onu rifletteva la nostra vocazione al multilateralismo e sono lieto di poter riaffermare oggi, di fronte a Voi, la determinazione dell’Italia a collaborare alla costruzione di un mondo più giusto, sicuro e sostenibile, in cui ogni popolo e ogni persona possano ottenere pieno riconoscimento dei propri diritti”.

Alcuni studenti dell’UNIS con i loro insegnanti venuti al Palazzo di Vetro per ascoltare il discorso del Presidente Sergio Mattarella (Foto di Ilaria Costa)

Le parole sono importanti, diceva un autore-regista-attore in un piccolo-grande film, e queste di Mattarella meritano applausi, che infatti arriveranno alla fine convinti, anche da gruppi di studenti americani che studiano l’italiano in alcune scuole di New York (raggruppati dallo IACE) che hanno assistito al discorso seduti accanto  ai giornalisti dalla tribuna.

Ne abbiamo ascoltate diverse di parole importanti  dal Presidente italiano martedì  all’ONU; parole chiare, coerenti e sì, persino coraggiose: come, ad esempio, quando Mattarella ha attaccato la grande e potente (nel senso che può farci saltare tutti in aria) Russia per l’invasione dell’Ucraina.

“L’aggressione mossa dalla Federazione Russa all’Ucraina contraddice le ragioni fondanti dell’Onu ed è ancora più grave in quanto proveniente da uno dei Paesi su cui ricadono maggiori responsabilità nella comunità internazionale, in quanto membro permanente del Consiglio di Sicurezza”.  E ancora: “La difesa dell’indipendenza dell’Ucraina, Paese fondatore delle Nazioni Unite, ha visto impegnata l’Italia, assieme a tanti altri partner internazionali, per l’affermazione del diritto internazionale e del principio per il quale va offerta solidarietà alle nazioni aggredite da atti di prepotenza che intendono sostituire il diritto con la forza militare. E’ quanto viene richiesto dall’art.51 della Carta dell’Onu che sancisce il diritto all’autodifesa. Uno Stato – per quanto potente, per quanto dotato di un minaccioso arsenale nucleare – non può pensare di violare, senza sanzioni, principi come quelli della sovranità, dell’integrità territoriale e dell’indipendenza di un altro Paese”. Sono fatti non soltanto parole, quelle di Mattarella. Che insiste così: “La Russia si è assunta la grande responsabilità storica di avere riportato la guerra nel cuore del continente europeo. L’invasione russa dell’Ucraina, per altro, non è un mero conflitto regionale. Non foss’altro perché ad esserne protagonista è una potenza che ambisce a esercitare influenza e ruolo globali, che derivano dall’ineludibile responsabilità di essere membro permanente del Consiglio di Sicurezza e che nessuno intende ignorare. Ciascun suo gesto è moltiplicatore di effetti”.

Più chiara di così, rispetto al conflitto Russia-Ucraina, l’Italia  non avrebbe potuto essere.

Sergio Mattarella, President of the Republic of Italy, addresses the 81st plenary meeting of the General Assembly. (UN Photo/Loey Felipe)

Ma ecco che le parole del capo dello Stato  risultano di nuovo tanto pesanti quanto pensanti, anche quando parla di Medio Oriente: “Le tensioni e gli scontri di queste settimane impongono un accresciuto impegno della comunità internazionale per giungere ad una de-escalation. È uno degli obiettivi che la Repubblica italiana si è assegnata nell’assumere la presidenza del G7. Occorre por fine alla catena di azioni e reazioni e consentire l’avvio di un processo che ponga termine ai massacri e conduca finalmente ad una pace stabile, una soluzione che passa necessariamente dall’obiettivo condiviso del pieno, reciproco riconoscimento dei due Stati di Israele e Palestina, con il definitivo riconoscimento di Israele e della sua sicurezza da parte degli Stati della regione”.

Un inizio che serve poi a sferrare l’affondo: “Nell’immediato ci viene chiesto di rispondere all’imperativo morale di fornire assistenza e lenire le immani sofferenze della popolazione civile di Gaza. Va inoltre evitato un ulteriore aggravamento della situazione. Mi unisco all’appello del Segretario generale, affinché siano evitate operazioni militari a Rafah, per le drammatiche conseguenze che porterebbero sui civili palestinesi”.

Al piano superiore dell’Assemblea Generale dell’ONU il pubblico composto per lo più da giornalisti ma anche tanti studenti delle scuole di New York dove si insegna la lingua italiana, venuti ad ascoltare il discorso del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (Foto VNY)

Arriva qui un preciso e chiaro messaggio al governo di Giorgia Meloni, e viene lanciato da Mattarella dal podio delle Nazioni Unite: “Occorre poi considerare l’essenziale funzione svolta dall’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino Oriente (UNRWA, ndr) e di conseguenza l’importanza di continuare a finanziarla”.

Ora, i diplomatici che ascoltano in quel momento sanno bene che l’Italia è uno di quei pochi paesi europei che ancora non hanno ripreso i finanziamenti dell’UNRWA anche dopo i recenti rapporti dell’ONU che hanno stabilito che seppur il suo funzionamento si possa migliorare,  resta soprattutto indispensabile (e prove all’ONU del suo coinvolgimento all’attacco terroristico di Hamas, Israele non ne ha mai fornite).

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite con Dennis Francis, Presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (Foto Quirinale.it)

Quindi Mattarella ha messo in chiaro che “il cessate il fuoco richiesto dal Consiglio di sicurezza; l’accesso umanitario incondizionato alla popolazione di Gaza; la liberazione degli ostaggi sequestrati nel corso del disumano attacco del 7 ottobre, che, va sottolineato, rappresenta la causa scatenante di quanto successivamente avvenuto; l’immediata interruzione di tutte le attività di sostegno alle organizzazioni terroristiche; restano i cardini sui quali continuare a costruire con determinazione un’azione diplomatica comune”.

Poi la stoccata ad Israele e a tutti coloro che non fanno abbastanza per salvaguardare la sicurezza dei civili: “Il conflitto più aspro e duro non può consentire di violare le norme del diritto umanitario sancito dalle Convenzioni di Ginevra del 1949 a tutela delle popolazioni civili”.

Ancora una volta, a queste parole di Mattarella oltre che importanti sono impeccabili! Ma la domanda che molti in sala si saranno posti è: sono parole che rappresentano l’Italia, il governo Meloni, o chi?

Altre parole “sante” nel discorso di Mattarella, le troviamo quando mette in guardia il mondo sui due conflitti d’Ucraina e di Gaza che “hanno fatto riemergere sinistre minacce di ricorso ad armamenti nucleari, come se la storia del XX secolo non ne avesse già reso evidenti le tragiche conseguenze. Il quadro pattizio per il controllo degli arsenali nucleari, così faticosamente articolato negli scorsi decenni, è un patrimonio comune a tutti gli Stati. Violarlo, anche con semplici minacce, significa porre a rischio i destini dei popoli, tutti, anche quelli i cui governi minacciano l’uso delle armi nucleari. Una responsabilità che la Comunità internazionale non può lasciare senza conseguenze”.

Il Presidente della Repubblica all’Assemblea Generale dell’ONU (Foto Quirinale.it)

Da Mattarella infine non poteva mancare un fermo sostegno alla proposta di riforma del Consiglio di Sicurezza portata avanti dall’Italia e ostacolata dai G4 a caccia di seggi permanenti (India, Brasile, Giappone e Germania): “L’obiettivo dell’inclusività è alla base della proposta dell’Italia e dei Paesi riuniti dalla sigla ‘Uniting for Consensus’ per la riforma e la miglior rappresentatività del Consiglio di Sicurezza, volta in primis a dare spazio a regioni sotto rappresentate, come l’Africa, l’Asia e l’America Latina, per rimediare a una ingiustizia storica a tutti evidente. Le istituzioni dell’Onu sono state modellate sui rapporti usciti dalla Seconda Guerra mondiale, sulla guerra. È tempo di plasmarle sulla pace”.

La chiusura di questo storico (per l’Italia) discorso di Mattarella arriva con le parole di Kofi Annan, un bravo Segretario Generale dell’ONU (che però, aggiungiamo noi, non riuscì ad evitare il genocidio in Rwanda): “Alla vigilia di questo Millennio, Kofi Annan ricordava come le sfide globali hanno un elemento in comune: non rispettano le frontiere e nei loro confronti anche lo Stato più forte si rivela impotente. Considerazioni che lo portavano ad affermare che oggi ‘più che mai nella storia umana, condividiamo un destino comune. Possiamo dominarlo solo affrontandolo insieme. E questo è il motivo per cui abbiamo le Nazioni Unite’”.

Non potendo far domande al presidente dopo il suo intervento, siamo andati al briefing giornaliero con il portavoce del Segretario Generale Guterres. Stephane Dujarric aveva appena ripetuto ai giornalisti internazionali le parole di elogio che Guterres aveva dedicato nei confronti dell’Italia e del suo presidente in Assemblea Generale, confermando pure che, a sua memoria, nessun Segretario Generale aveva mai parlato nell’aula usando la lingua italiana…

Quando abbiamo chiesto a Dujarric cosa pensasse il suo capo di quello che aveva appena detto Mattarella all’Assemblea Generale, soprattutto sulla necessità di riprendere i finanziamenti all’UNRWA, nonostante sia proprio il governo italiano tra i pochi rimasti in Europa a non averli ristabiliti, il portavoce ci ha risposto:  “Noi abbiamo chiesto a tutti di finanziare l’UNRWA, e non entrerò in mezzo tra il Presidente della Repubblica e la Presidente del Consiglio dei ministri del governo italiano”. Abbiamo insistito, chiedendo almeno di dirci se Mattarella e il segretario generale Guterres ne avessero discusso dei finanziamenti italiani “congelati” per l’agenzia ONU per i palestinesi durante l’ incontro di ieri sera all’ultimo piano del Palazzo di Vetro. Dujarric ha risposto: “Non so se il tema UNRWA sia emerso nel colloquio”. Risposta diplomatica che tradotta significa: “Io non c’ero e se c’ero dormivo…”.

Sergio Mattarella (at podium and on screens), President of the Republic of Italy, addresses the 81st plenary meeting of the General Assembly. (UN Photo/Loey Felipe)

Mentre chiudiamo questa lunga analisi sul lungo discorso di Mattarella all’ONU, leggiamo che il sottosegretario agli Esteri Edmondo Cirielli, che accompagnava il presidente della Repubblica nel suo viaggio all’ONU, ha fatto sapere che il governo ha deciso “di riaprire la linea dei finanziamenti a UNRWA ma su progetti specifici”. Questa linea, riferisce Cirielli ai giornalisti, è stata illustrata “ieri, in presenza del presidente Mattarella, al segretario generale dell’Onu, sentiti il ministro Tajani e la presidente Meloni”. “La Direzione generale della cooperazione e l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo valuteranno i progetti per il loro impatto a favore della popolazione e per la sicurezza, affinché non ci siano più commistioni con organizzazioni terroristiche” ha spiegato Cirielli.

New York – Giorni intensi alle Nazioni Unite insieme con il Presidente della Repubblica, #SergioMattarella. pic.twitter.com/eIg4U2gs1N

— edmondo cirielli (@edmondocirielli) May 7, 2024

Sembra che prima che Mattarella salisse sul podio per dire il contrario di quello che aveva finora sostenuto il governo Meloni (nessun soldo a UNRWA finché le indagini sui collegamenti con Hamas non sono terminate) qualcosa sia in effetti cambiato. Soldi dall’Italia arriveranno, ma solo a certe condizioni…

Dopo aver ascoltato all’ONU Mattarella e poi letto le dichiarazioni di Cirielli, rappresentante del governo Meloni che “scortava” il presidente,  il dubbio ci è rimasto intatto: il 7 maggio 2024, all’Assemblea Generale dell’ONU, il Presidente della Repubblica ha parlato a nome dell’Italia, del suo governo o di Sergio Mattarella?

Video of Mattarella’s speech in English

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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