In tutti gli Stati Uniti, mentre “rotolano le teste” ai vertici di alcune università della Ivy League, cresce la repressione in tutti i campus contro gli studenti che protestano contro la guerra di Israele a Gaza. Ma che fine ha fatto la garanzia costituzionale della libertà di espressione nel paese dove è stata inventata?
“La crisi di Gaza sta davvero diventando una crisi globale della libertà di espressione”, ha affermato Irene Khan, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e protezione del diritto alla libertà di opinione e di espressione. “Ciò avrà enormi ripercussioni per molto tempo a venire”.
Manifestazioni in tutto il mondo chiedono a gran voce la fine della guerra, iniziata lo scorso ottobre in seguito agli attacchi guidati da Hamas contro Israele che hanno causato la morte di 1.200 persone e la presa di 250 ostaggi israeliani, 133 dei quali rimangono prigionieri a Gaza. Da allora, secondo il ministero della sanità di Hamas, le operazioni militari israeliane hanno ucciso più di 34.000 palestinesi nella Striscia di Gaza, che ora si trova ad affrontare una carestia provocata dall’uomo che, secondo le agenzie delle Nazioni Unite, deriva dalle restrizioni israeliane sulle consegne di aiuti.

Rilasciando le dichiarazioni a UN News, la relatrice Khan ha detto che il modo in cui viene limitata la libertà accademica negli Stati Uniti sta violando il diritto delle persone di protestare contro la guerra e l’occupazione in corso, anche nei campus delle scuole d’élite della Ivy League come la Colombia University, Harvard e Yale.
“Una dopo l’altro, le teste dei capi dei college e delle università della Ivy League, rotolano dopo essere state mozzate”, ha detto. “Ciò chiaramente polarizza ancora di più il clima politico su questo tema tra ‘loro’ e ‘noi’”.
Facendo riferimento a un preoccupante aumento dei discorsi di incitamento all’odio da entrambe le parti delle proteste, Khan ha affermato che, allo stesso tempo, alle persone deve essere consentito di esprimere le proprie opinioni politiche.
In molte di queste proteste, ha affermato la relatrice speciale dell’ONU, c’è una confusione tra ciò che è incitamento all’odio o incitamento alla violenza e ciò che è fondamentalmente una visione diversa della situazione in Israele e nei territori occupati – o una critica al modo in cui Israele sta conducendo il conflitto.
“Il diritto di parola deve essere protetto”, ha detto, “ma, sfortunatamente, c’è un’isteria che sta prendendo piede negli Stati Uniti”.
L’antisemitismo e l’islamofobia devono essere proibiti e l’incitamento all’odio viola il diritto internazionale, ha affermato. “Ma non dobbiamo confondere questo con la critica a Israele come entità politica, come Stato”, ha detto. “Criticare Israele è perfettamente legittimo secondo il diritto internazionale”.
Khan ha detto che i relatori speciali hanno già rilevato un pregiudizio nei confronti dei sostenitori filo-palestinesi sui social media. “Abbiamo bisogno della libertà di espressione”, ha affermato, aggiungendo che si tratta di un diritto fondamentale importante per la democrazia, lo sviluppo, la risoluzione dei conflitti e la costruzione della pace.
“Se sacrifichiamo tutto ciò, politicizzando la questione e minando il diritto alla protesta e il diritto alla libertà di espressione, allora credo che stiamo rendendo un disservizio per il quale pagheremo un prezzo”, ha affermato Khan. “Sarà più difficile negoziare se chiudi una parte”.
Libertà d’espressione in pericolo in America: che ne pensano Guterres e Francis?
Aggiornamento 26-4-24
Oggi al briefing al Palazzo di Vetro dell’ONU abbiamo chiesto a Stephane Dujarric, portavoce del Segretario Generale Antonio Guterres, sulle dichiarazioni dela relatrice speciale Irene Khan sulla libertà di espressione. Cosa pensa il Segretario Generale di queste dichiarazioni? La libertà di espressione nelle Università americane è davvero in pericolo in questo momento? (Vedi video sopra dal minuto 25:18)
“Questa domanda ci è già stata posta. Il Segretario Generale crede fermamente nella libertà di espressione, anche in ambito accademico. Crede anche nel diritto delle persone a manifestare pacificamente. Ed è stato anche molto esplicito nel garantire che non si assistesse a una diffusione sempre più dilagante dell’incitamento all’odio, cosa che avevamo già visto anche prima che tutto ciò accadesse. Quindi, questi sono ovviamente tempi estremamente difficili per i dirigenti universitari e devono bilanciare tutte queste cose. È un po’ il loro lavoro”.
Khan è una relatrice speciale ONU indipendente, quello che ha dichiarato è molto forte. Quindi vorremmo sapere, quanto il Segretario Generale è d’accordo con le sue dichiarazioni?
“Non spetta al Segretario generale essere d’accordo o in disaccordo con i relatori speciali. Il Relatore Speciale ha espresso la sua opinione. Io ho espresso quello che spero vivamente sia l’opinione del Segretario generale. E se così non fosse, forse Farhan (il vice di Dujarric ndr) sarà qui lunedì”.
La stessa domanda l’abbiamo posta a Monica Grayley, portavoce del Presidente dell’Assemblea Generale Dennis Francis (vedi video sopra dal min. 6:16), aggiungendo anche, se il PGA ricevesse da uno dei campus universitari di New York un invito a far visita agli studenti che protestano, cosa farebbe?
“Apprezzo la domanda, il presidente è sempre molto grato per tutti gli inviti che ha ricevuto, è grato per questo scambio con i giovani perché ci crede fermamente che i giovani hanno un ruolo da svolgere in questa organizzazione, ovviamente danno il loro punto di vista, è molto grato per questo scambio, anche lui ottiene energia da questo scambio con i giovani. La scorsa settimana per esempio abbiamo avuto durante le riunioni sulla sostenibilità un gruppo di studenti di Harvard per una sessione con il PGA e Dennis Francis è anche un ottimo ascoltatore. Quando si tratta di libertà di espressione c’è da dire che è importante ovunque nel mondo e non solo nelle università americane o negli Stati Uniti, ma ovunque e così direi anche l’abilità di ascoltare perché non si tratta solo di protestare. Allora si metta in chiaro il proprio punto di vista ma si deve saper anche ascoltare gli altri, anche le informazioni che potrebbero avere opinioni diverse dalle tue. Questa è la bellezza di questo posto, questa è la bellezza della diplomazia, cioè ascoltare il diverso punto di vista. Il PGA è un grande sostenitore di questa diplomazia del dialogo e della civiltà, per essere civili l’uno con l’altro”.