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Assemblea Generale Onu: al processo sul potere di veto, nuovo duello Italia-India

Al dibattito per discutere la misura speciale adottata dall'UNGA per monitorare l'uso del veto da parte dei P5, si riaccende la sfida sulla riforma del Consiglio

Simone d'AltavillabySimone d'Altavilla
Time: 7 mins read

Martedì al Palazzo di Vetro dell’ONU, l’Assemblea Generale ha discusso del potere di veto nel Consiglio di Sicurezza alla vigilia del secondo anniversario di una misura speciale adottata per monitorarne l’uso. Una occasione anche per discutere del veto degli Stati Uniti imposto la scorsa settimana sulla risoluzione presentata dall’Algeria che appoggiava la richiesta della Palestina di diventare membro a pieno titolo delle Nazioni Unite.

Il presidente di UNGA78 Dennis Francis ha sottolineato che il Consiglio di sicurezza rimane incapace di affrontare collettivamente le situazioni critiche di pace e sicurezza nella Striscia di Gaza, in Mali, Siria e Ucraina, nonché riguardo alla Repubblica popolare democratica di Corea (RPDC).

“In questo momento precario di crescenti tensioni geopolitiche e in cui le crisi in corso ed emergenti richiedono la nostra azione urgente e decisiva, sarebbe una deroga al nostro dovere come Assemblea Generale se rimanessimo inattivi e permettessimo all’uso sfrenato del veto di paralizzare non solo del Consiglio stesso, ma della capacità delle Nazioni Unite di rispondere efficacemente alle questioni di pace e sicurezza”, ha affermato Francis.

A wide view of the General Assembly Hall as Dennis Francis (at podium and on screens), President of the seventy-eighth session of the General Assembly, addresses the 59th Plenary meeting of the General Assembly on the use of the veto in the Security Council. (UN Photo/Evan Schneider)

Gli Stati membri permanenti del Consiglio hanno un potere di voto speciale, il cosiddetto diritto di veto, per cui se uno dei cinque – Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti – esprime un voto negativo, la risoluzione o la decisione viene bocciata automaticamente, anche se gli altri 14 membri del Consiglio hanno votato “sì”.

Aprendo il dibattito, il Presidente dell’Assemblea Francis ha affermato che l’organismo mondiale e il Consiglio dovrebbero “lavorare all’unisono e dedicarsi a uno scopo generale: salvare le generazioni future dal flagello della guerra” e che l'”iniziativa di veto”, approvata dall’Assemblea Generale nella sua risoluzione 76/262, rappresenta “un passo avanti significativo per coinvolgere l’intera adesione su questi temi”.

Sottolineando il netto contrasto tra l’urgente necessità di un’azione decisiva e l’inerzia prevalente, che mina il lavoro e la credibilità dell’ONU, ha affermato che forse, nonostante lo stallo del Consiglio sia inaccettabile, è proprio a causa del suo stato di paralisi che “dobbiamo aumentare lo slancio”.

“Se non facciamo nulla, le domande sulla continua rilevanza delle Nazioni Unite aumenteranno e la fiducia del pubblico in questa istituzione diminuirà sempre più, con ogni veto percepito come la nostra incapacità collettiva di agire”.

Dalla nascita delle Nazioni Unite, il veto è stato utilizzato 320 volte. I veti sono stati utilizzati 13 volte da quando l’Assemblea Generale ha adottato una risoluzione volta a promuovere una maggiore cooperazione con il Consiglio di Sicurezza in seguito all’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia all’inizio del 2022.

Presentata dal Liechtenstein, la risoluzione afferma che ogni volta che viene utilizzato il veto nel Consiglio di Sicurezza, si innesca automaticamente una riunione e un dibattito nell’Assemblea Generale per esaminare e discutere la mossa nel tentativo di dare agli Stati membri delle Nazioni Unite la possibilità di formulare raccomandazioni.

Come tutte le risoluzioni dell’Assemblea, hanno un peso morale e politico, ma non sono vincolanti e generalmente non hanno forza di diritto internazionale, a differenza di alcune misure concordate dal Consiglio di Sicurezza.

Molti degli oltre 50 ambasciatori presenti al dibattito di martedì hanno evidenziato casi di uso del veto, con alcuni membri permanenti del Consiglio che hanno difeso il loro diritto a tale privilegio.

Dmitry Polyanskiy, Deputy Permanent Representative of Russia, addresses the UN General Assembly plenary meeting on the use of the veto. (UN Photo/Evan Schneider)

Il vice rappresentante permanente della Russia Dmitry Polyansky ha affermato che la risoluzione 76/262 è stata concepita come un’autopromozione per chi detiene il veto. Infatti gli Stati Uniti hanno usato il loro veto quattro volte per garantire che Israele rimanesse “senza ostacoli” nelle sue operazioni a Gaza e riguardo alla richiesta di adesione della Palestina alle Nazioni Unite e continuano a farlo, contrariamente alla volontà della maggior parte degli Stati membri delle Nazioni Unite.

Tuttavia, il veto di Russia e Cina su una bozza degli Stati Uniti ha consentito al Consiglio di adottare una risoluzione presentata giorni dopo dai suoi 10 membri non permanenti, che chiedeva un cessate il fuoco per il Ramadan. “Di conseguenza, era l’unica cosa giusta da fare e rifletteva la volontà della stragrande maggioranza dei membri della comunità internazionale”, ha affermato. “Questa situazione è la migliore risposta possibile a coloro che criticano l’esistenza del veto per i membri permanenti”.Il diritto di veto è la “pietra angolare” dell’intera architettura delle Nazioni Unite e senza di esso il Consiglio diventerebbe “un organo che approva decisioni dubbie imposte da una maggioranza circostanziale e che sarebbe praticamente impossibile da attuare”, ha affermato il diplomatico russo, aggiungendo che il diritto di veto è “la misura più estrema” quando le altre opzioni sono state esaurite e diventa un diritto inalienabile, e il suo utilizzo non viola nulla.

Deputy Permanent Representative Robert Wood of the United States addresses the UN General Assembly plenary meeting on the use of the veto. (UN Photo/Evan Schneider)

Il vice rappresentante permanente degli Stati Uniti Robert Wood ha invece affermato che l’iniziativa di veto è un’innovazione importante, in cui i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza si assumono le loro responsabilità speciali. Dall’adozione dell’iniziativa, gli Stati Uniti hanno colto l’occasione per spiegare le proprie posizioni in occasione delle convocazioni delle riunioni o durante le riunioni della decima sessione speciale di emergenza. “Riconosciamo che il veto a volte è controverso”, ha affermato. “Ecco perché l’iniziativa di veto è così importante per aumentare la trasparenza e la responsabilità su uno degli aspetti più controversi delle operazioni del Consiglio di Sicurezza”. Wood ha affermato che gli Stati Uniti non vedono l’ora di continuare a impegnarsi apertamente e candidamente su questa problematica questione.

🇺🇳 Security Council reform: Uniting for Consensus proposal, quickly explained 🇦🇷🇨🇦🇨🇴🇨🇷🇮🇹🇲🇹🇲🇽🇵🇰🇰🇷🇸🇲🇪🇸🇹🇷 pic.twitter.com/NNVKGy2gmK

— Italy UN New York (@ItalyUN_NY) March 25, 2024

C’era attesa anche per l’intervento dell’Italia, rappresentata dall’ambasciatore Maurizio Massari. (vedi video in alto). Infatti l’Italia guida il cosiddetto gruppo “Uniting for Consensus” (UFC), una alleanza di paesi membri dell’ONU (tra i quali anche Pakistan, Messico, Colombia, Argentina, Spagna, Malta, Sud Corea e altri) che da anni propone una riforma del Consiglio di Sicurezza che preveda un allargamento di seggi non permanenti senza aggiungerne di nuovi permanenti, come invece vorrebbero e per loro Germania, Giappone, India, Brasile e anche l’Unione Africana… Atteso l’intervento dell’Italia, dicevamo, perché doveva rispondere ad un precedente intervento dell’India in cui il più popoloso paese del mondo accusava proprio la leader di UFC di aver posto un “veto” al proseguimento delle trattative di riforma che portino verso la creazione di nuovi membri permanenti.

India’s Ambassador at the United Nations, Ruchira Kamboj (screenshot)

In un passaggio del suo precedente intervento la mattina, l’ambasciatrice indiana Ruchira Kamboj infatti aveva sostenuto: “Un altro tipo di veto nascosto, signor Presidente, che viene utilizzato è quello che vediamo nel nostro processo di negoziazione intergovernativa sulla riforma del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Sebbene permangano differenze sostanziali, alcuni membri, motivati ​​dal loro attaccamento a perpetuare lo status quo obsoleto, semplicemente non consentono che venga presentato alcun testo nel processo. Un veto è essenzialmente l’idea che le opinioni di un paese o di un gruppo di paesi debbano avere la precedenza su tutte le altre in un modo che ignora lo spirito di collaborazione e il rispetto delle norme e dei regolamenti dell’Organizzazione. E nell’IGN stiamo assistendo ad una minoranza di oppositori che tengono in ostaggio l’intero processo di riforma del Consiglio di Sicurezza negli ultimi quattro decenni. Richiedendo il consenso prima dei negoziati stessi, alcuni paesi hanno posto un veto nascosto su un processo ben definito di negoziati basati sul testo che è di fatto il pane quotidiano delle Nazioni Unite”.

Cioè un chiaro e deciso attacco alle posizioni dell’Italia e del gruppo Uniting for Consensus.

Così l’ambasciatore Massari, dopo aver detto che “desideriamo ribadire che il potere di veto dei membri permanenti nel Consiglio di Sicurezza resta parte del problema, e che il record di quest’anno di nove veti espressi nel Consiglio nel periodo in esame – ovvero tre volte i veti espressi in stesso periodo dello scorso anno – conferma le nostre convinzioni al riguardo”, ha aggiunto che per l’Italia, tra i co-sponsor della risoluzione 76/262, il meccanismo istituito dalla Risoluzione ha “contribuito a rafforzare il sistema delle Nazioni Unite: convocando automaticamente questa Assemblea ogni volta che viene posto un veto, aumenta la trasparenza e la responsabilità”.

Ma nella seconda parte del discorso, ecco che Massari ha replicato al precedente attacco dell’India, senza mai nominarla (come del resto l’India aveva fatto con l’Italia): “Mi ha colpito questa mattina sentire una delegazione suggerire che, sulla riforma del Consiglio di sicurezza dell’ONU, il gruppo negoziale che coordino e rappresento stia utilizzando una sorta di veto nascosto per ostacolare il passaggio ai negoziati basati sul testo”. Quindi il diplomatico italiano è passato al contrattacco: “Sono in disaccordo con questa affermazione che è allo stesso tempo fuorviante e ipocrita su almeno tre punti. In primo luogo, Uniting for Consensus è a favore di una TBN non appena sarà maturata la convergenza sul modello di riforma. In secondo luogo, molti gruppi negoziali ritengono che non ci siano ancora le condizioni per TBN. E in terzo luogo, ultimo ma non meno importante, la delegazione che sostiene che usiamo un veto nascosto su TBN chiede un seggio permanente con diritto di veto per sé”.

At the GA mtg on the #useoftheveto, 🇮🇹Italy reaffirmed the need for a #UNSC reform & addressed the veto’s impact on global peace.🕊️A record of 9 vetoes this year underscores urgency for a more democratic & accountable multilateral system 🌐 pic.twitter.com/S6vfgnsHoV

— Italy UN New York (@ItalyUN_NY) April 23, 2024

Massari ha chiarito che per il momento l’Italia non si illude che “il P5  – i cinque paesi con già diritto di veto, che sono USA, Cina, Russia, Francia e UK, ndr – rinuncerà a questo privilegio previsto dalla Carta – e la sua posizione a questo riguardo è pienamente garantita dalla procedura di modifica ai sensi dell’articolo 108 –. Tuttavia – ha continuato Massari – chiediamo e ci aspettiamo che agiscano in modo responsabile e forniscano una spiegazione completa a tutti i membri rappresentati nell’Assemblea Generale quando pongono un veto”.

L’Italia chiede inoltre la corretta e attesa attuazione “dell’art. 27.3 della Carta delle Nazioni Unite, che prevede l’obbligo di astenersi dal voto su una controversia di cui sia parte il membro del Consiglio. Tale obbligo vale sia per i membri permanenti che per quelli non permanenti”. Infine, per le sfide globali che attendono tutti i 193 paesi membri dell’ONU, l’ambasciatore Massari ha riaffermato  l’impegno dell’Italia “per un sistema multilaterale efficace, democratico e inclusivo, in cui un processo decisionale efficace non sia compromesso dalle ristrette agende politiche nazionali di pochi”.

Sotto il video della riunione all’Assemblea Generale.

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