Dopo una maratona di discorsi durata tutto il giorno sulla crisi in Medio Oriente, con la partecipazione anche del ministro degli Esteri dell’Iran, il Consiglio di Sicurezza alle 5 del pomeriggio ora di New York ha fermato i lavori del precedente dibattito, per mettere ai voti la risoluzione sulla piena ammissione dello Stato palestinese nelle Nazioni Unite (Video diretta sopra). La risoluzione presentata dall’Algeria, che ha preso ben 12 voti a favore, è stata bocciata per il previsto veto degli Stati Uniti. UK e Svizzera si sono astenute. La Francia ha votato “sì”, con Russia, Cina, Malta, Slovenia, Giappone, Sud Corea, Ecuador, Guyana, Mozambico, Sierra Leone e, ovviamente, Algeria.

Il destino della bozza era segnato ancor prima di essere messa ai voti, però nessuno si aspettava che ben dodici paesi del Consiglio appoggiassero la risoluzione. Infatti gli Stati Uniti avevano da tempo annunciato che avrebbero posto il veto, ma anche nella commissione che aveva discusso la domanda di ammissione palestinese, oltre UK e Svizzera, anche Giappone, Sud Corea ed Ecuador avevano mostrato di frenare sulla risoluzione.
“L’uso del veto da parte degli Usa è un tentativo di fermare la storia, e il risultato che Washington è praticamente isolata parla da solo”. Così l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia commentando il veto degli Usa alla raccomandazione di ammissione piena della Palestina. “Chiediamo agli Usa di sentire la voce della ragione”, ha aggiunto.

Il vice rappresentante permanente degli Stati Uniti, Robert Wood, nel suo intervento per motivare il veto degli Stati Uniti, ha affermato che i membri del Consiglio hanno la responsabilità speciale di garantire che le loro azioni favoriscano la causa della pace e della sicurezza internazionale e siano coerenti con i requisiti della Carta delle Nazioni Unite. Wood ha affermato che il rapporto del Comitato per l’ammissione di nuovi membri riflette che non c’è unanimità tra i membri sul fatto che il richiedente soddisfi i criteri per l’adesione, in linea con l’articolo IV della Carta delle Nazioni Unite. “Ad esempio, ci sono questioni irrisolte se il richiedente soddisfa i criteri per essere considerato uno Stato”, ha detto il diplomatico USA. “Chiediamo da tempo all’Autorità Palestinese di intraprendere le riforme necessarie per contribuire a stabilire le caratteristiche necessarie per diventare uno Stato e notare che Hamas, un’organizzazione terroristica, sta attualmente esercitando potere e influenza a Gaza – una parte integrante dello Stato previsto in questa risoluzione ,” ha detto Wood, che “è per questi motivi che gli Stati Uniti hanno votato ‘no’”, ha spiegato.
Wood ha affermato che comunque gli Stati Uniti continuano a sostenere con forza la soluzione dei due Stati. “Questo voto non riflette l’opposizione allo Stato palestinese, ma è invece il riconoscimento che esso verrà solo da negoziati diretti tra le parti”, ha affermato l’ambasciatore americano.
A un’ora prima dal voto, il vice portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Vedant Patel, aveva ribadito che gli Stati Uniti “sono stati molto chiari, in modo coerente, sul fatto che azioni premature a New York, anche con le migliori intenzioni, non garantiranno lo status di Stato per il popolo palestinese”.

Il rappresentante della Cina ha affermato che il sogno decennale del popolo palestinese è stato infranto in un momento in cui l’ammissione della Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite è più urgente che mai. Negli ultimi 13 anni, la situazione in Palestina è cambiata, in particolare l’espansione degli insediamenti, quindi mettere in discussione la capacità della Palestina di governare non è accettabile, ha affermato la Cina. “La creazione di uno Stato indipendente è un diritto inalienabile che non può essere messo in discussione”, ha proseguito il diplomatico cinese. Per la Cina “l’ammissione della Palestina come membro a pieno titolo delle Nazioni Unite aiuterebbe infatti i negoziati con Israele su una soluzione a due Stati”. “Le ruote della storia stanno andando avanti e un giorno Palestina e Israele vivranno in pace, fianco a fianco”, ha concluso, promettendo il sostegno della Cina affinché quel giorno accada.

L’ambasciatore Riyad Mansour, osservatore permanente dello Stato di Palestina, nel suo intervento – in cui ad un certo punto si è dovuto fermare per la commozione, riprendendo dopo 30 secondi – ha affermato che il diritto all’autodeterminazione del suo popolo non è mai stato oggetto di contrattazione o negoziazione. È un diritto naturale, storico e legale “vivere nella nostra patria, la Palestina, come uno Stato indipendente, libero e sovrano”, ha ribadito Mansour.
“Siamo venuti oggi al Consiglio di Sicurezza come momento storico importante, a livello regionale e internazionale, in modo da poter salvare ciò che può essere salvato. Vi poniamo di fronte alla responsabilità storica di stabilire le basi di una pace giusta e globale nella nostra regione”.
Ai membri del Consiglio è stata data l’opportunità “di ravvivare la speranza che è andata perduta tra il nostro popolo” e di tradurre il loro impegno verso una soluzione a due Stati in un’azione ferma “che non può essere manovrata o ritirata”, e la maggioranza dei membri del Consiglio “si sono innalzati al livello di questo momento storico e si sono schierati dalla parte della giustizia, della libertà e della speranza, in linea con i principi etici, umanitari e legali che devono governare il nostro mondo e in linea con la semplice logica”.
Mansour ha espresso apprezzamento ai paesi che hanno sostenuto la richiesta della Palestina di adesione alle Nazioni Unite e a coloro che hanno votato a favore del progetto di risoluzione.
“Il fatto che questa risoluzione non sia stata approvata non spezzerà la nostra volontà e non vanificherà la nostra determinazione”, ha affermato il diplomatico palestinese che poi ha concluso: “Non fermeremo i nostri sforzi. Lo Stato di Palestina è inevitabile. È reale. Forse loro lo vedono lontano, ma noi lo vediamo vicino e ne resteremo fedeli”.

L’ambasciatore israeliano Gilad Erdan, in un intervento che è stato il più breve della serata, ha affermato che l’Autorità Palestinese è un’entità che sostiene il terrorismo, “paga i terroristi per massacrarci”, e che i palestinesi non riconoscono nemmeno Israele come Stato ebraico. Il diplomatico israeliano ha ribadito come Hamas “non è stato menzionato qui oggi perché il rappresentante palestinese qui non rappresenta almeno la metà della popolazione palestinese”.
“Indipendentemente dal fatto che i palestinesi non siano riusciti a soddisfare i criteri necessari per l’adesione alle Nazioni Unite, la maggior parte di voi ha tristemente deciso di premiare il terrorismo palestinese con uno Stato palestinese”, ha detto. “È molto triste perché il vostro voto non farà altro che incoraggiare ancora di più il rifiuto palestinese e rendere la pace quasi impossibile”.
Explainer: What’s Palestine’s status at the UN?
Find out more ahead of the Security Council’s meeting at 5PM New York time, when ambassadors are due to vote on Palestine’s admission to the UN as a full Member State. Stay tuned to UN News for updates. ⤵️https://t.co/tZwnsMztOe pic.twitter.com/AsPSPn3BfW
— UN News (@UN_News_Centre) April 18, 2024
Il progetto di risoluzione bocciato dal veto USA era tra i più brevi nella storia del Consiglio: “Il Consiglio di Sicurezza, dopo aver esaminato la domanda di ammissione dello Stato di Palestina alle Nazioni Unite (S/2011/592), raccomanda all’Assemblea Generale che lo Stato di Palestina essere ammesso a far parte delle Nazioni Unite”. Ma la risoluzione per poter essere approvata, aveva bisogno che il Consiglio avesse almeno nove membri favorevoli (ne ha avuti 12) e che nessuno dei suoi membri permanenti – Cina, Francia, Russia, Regno Unito, Stati Uniti – esercitasse il proprio potere di veto, votando “no”, come invece hanno fatto gli USA.
Nel mezzo della guerra in corso a Gaza, il 2 aprile la Palestina aveva presentato una richiesta al Segretario generale, chiedendo che la richiesta del 2011 di diventare uno Stato membro delle Nazioni Unite fosse riconsiderata. Nel 2011 il Consiglio di Sicurezza esaminò la richiesta ma non riuscì a trovare unità nell’inviare una raccomandazione all’Assemblea Generale, che secondo la Carta delle Nazioni Unite deve votare coinvolgendo i suoi 193 Stati membri.
All’inizio di questo mese, il Consiglio di Sicurezza ha inviato l’ultima richiesta al Comitato per l’ammissione degli Stati membri, che si è riunito l’8 e l’11 aprile per discutere la questione. La Palestina è osservatore permanente presso l’ONU dal 2012.