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ONU e la crisi in Libia, Bathily getta la spugna: “Troppe interferenze straniere”

L'inviato speciale a capo dell'UNSMIL, dopo il suo rapporto al Consiglio di Sicurezza, conferma di aver consegnato le sue dimissioni a Guterres

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 4 mins read

Il rappresentante speciale per la Libia dell’ONU, Abdoulaye Bathily, dopo oltre 18 mesi di missione, ha presentato martedì le sue dimissioni al Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres, colui che lo ha nominato all’incarico. Ma prima di rivelare ai giornalisti che “gettava la spugna” nel tentativo di portare alla stabilizzazione della Libia, Bathily è intervenuto al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per riferire sulla situazione nel paese nord africano. Un rapporto in cui l’inviato di Guterres e capo dell’UNSMIL (la missione ONU di sostegno in Libia) non parlerà mai della lettera di dimissione appena consegnata.

Bathily ha detto ai Quindici ambasciatori che gli sforzi per promuovere il dialogo e affrontare le preoccupazioni dei politici libici incontrano “resistenza ostinata, aspettative irragionevoli e indifferenza” da parte loro, contrariamente all’interesse nazionale.

A wide view of the Security Council meeting on the situation in Libya. The Council heard a report of the Secretary-General on the United Nations Support Mission in Libya. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Al Consiglio di sicurezza, Bathily ha detto che dalla fine del 2022, gli sforzi guidati dalle Nazioni Unite per risolvere la crisi politica della Libia hanno incontrato resistenze nazionali e regionali, “rivelando una sfida intenzionale a impegnarsi sul serio e una tenacia nel ritardare perennemente le elezioni”.

“Con profondo senso di delusione, è scoraggiante vedere individui in posizioni di potere che mettono i propri interessi personali al di sopra dei bisogni del proprio Paese”, ha affermato l’inviato speciale Onu.

Bathily ha sottolineato la necessità che i leader libici diano priorità agli interessi nazionali rispetto a quelli personali, esortandoli a raggiungere una soluzione politica attraverso negoziati e compromessi.

“Non possiamo permettere che le aspirazioni di 2,8 milioni di elettori libici registrati siano oscurate dagli interessi meschini di pochi”, ha aggiunto.

Abdoulaye Bathily, Special Representative of the Secretary-General for Libya and Head of the United Nations Support Mission in Libya, briefs the Security Council meeting on the situation in Libya. The Council heard a report of the Secretary-General on the United Nations Support Mission in Libya (UNSMIL). (UN Photo/Eskinder Debebe)

Bathily ha parlato agli ambasciatori dei cinque principali leader libici che hanno in mano le sorti del paese: Mohamed Takala, presidente dell’Alto Consiglio di Stato; Abdul Hamid Dbeibeh, Primo Ministro del Governo di Unità Nazionale; Agila Saleh, presidente della Camera dei rappresentanti; il generale Khalifa Haftar, comandante dell’LNA; e Mohamed al-Menfi, presidente del Consiglio presidenziale. Secondo il capo dell’UNSMIL, tutti questi non si sono mossi dalle loro precondizioni per partecipare ai colloqui.

“Nonostante il continuo ed ampio impegno con i principali attori istituzionali, le loro posizioni persistenti stanno impedendo in modo significativo gli sforzi per far avanzare il processo politico”, ha osservato Bathily.

L’inviato ONU ha inoltre osservato che le complessità sono state esacerbate da un “apparente accordo” tra al-Menfi, Saleh e Takala, secondo una dichiarazione congiunta a seguito di un incontro trilaterale tenutosi a marzo al Cairo, al quale l’ONU non era stata invitata.

“Le mie successive discussioni con i leader che hanno partecipato all’incontro del Cairo hanno rivelato interpretazioni divergenti e la mancanza di dettagli sui suoi risultati. C’è anche una mancanza di consenso tra i leader libici che non hanno preso parte all’incontro”, ha detto.

Libya is struggling to recover from years of conflict. (Photo UNOCHA/Giles Clarke)

Sul fronte economico, Bathily ha sottolineato il peggioramento della situazione economica e gli avvertimenti da parte della Banca Centrale di un’imminente crisi di liquidità, informando gli ambasciatori di una sovrattassa temporanea sul cambio ufficiale di valuta estera, combinata con il calo del valore del dinaro libico e l’accesso limitato alle valute estere, che ha alimentato la rabbia pubblica tra le crescenti preoccupazioni per l’aumento dei prezzi di beni e servizi essenziali.

“È imperativo che le autorità libiche affrontino non solo i sintomi ma anche le cause profonde delle persistenti pratiche economiche e finanziarie dannose”, ha affermato l’inviato delle Nazioni Unite, invitando le autorità a concordare tempestivamente un bilancio nazionale e a gestire meglio le risorse statali.

Bathily ha anche evidenziato una situazione di tensione in termini di sicurezza in diverse parti del paese, comprese le principali città come Tripoli e Misurata.

“La presenza di attori armati e armi pesanti nella capitale della Libia è motivo di forte preoccupazione in quanto costituisce una minaccia significativa per la sicurezza della popolazione civile”, ha avvertito, sottolineando che qualsiasi escalation delle tensioni in Libia aggraverebbe l’instabilità non solo in Ciad, Niger e Sudan, ma anche in tutta la regione del Sahel.

Bathily ha inoltre espresso preoccupazione per la continua situazione difficile dei migranti e per il forte aumento di rapimenti, sparizioni e arresti arbitrari in un contesto di radicata impunità che ha minato le libertà fondamentali.

Abdoulaye Bathily (at podium), Special Representative of the Secretary-General for Libya and Head of the United Nations Support Mission in Libya (UNSMIL), briefs reporters after the Security Council meeting on the situation in Libya. At his left side is Stéphane Dujarric, Spokesperson for the Secretary-General. (UN Photo/Rick Bajornas)

Dopo la riunione del Consiglio di Sicurezza, il diplomatico senegalese si è presentato davanti ai giornalisti, riprendendo tutti gli argomenti già detti ai Quindici ma in più rafforzando le sue critiche sui “paesi stranieri” che agiscono in Libia in modo tale da favorirne l’instabilità che dura ormai dal 2011, quando fu proprio il Consiglio di Sicurezza con una risoluzione che permetteva l’intervento armato (poi eseguito da forze NATO) a decretare la fine del regime di Gheddafi.

I reporter hanno chiesto subito se fosse vera la notizia che aveva presentato le sue dimissioni a Guterres. “Sì, questa mattina ho consegnata la lettera”. Questo perché crede che la sua missione sia diventata impossibile? “Vi ho appena elencato tutte le ragioni” ha ripetuto Bathily. Ma quando i giornalisti hanno insistito a rivelare quali fossero quei paesi stranieri che rendono impossibile la stabilizzazione libica con le loro interferenze, Bathily si è rifiutato di far nomi. Quando gli abbiamo chiesto se avesse un consiglio per un suo successore, per evitare che si ritrovi nella stessa situazione di doversi dimettere – come è già accaduto per tutti gli inviati Onu negli ultimi anni – Bathily ha elencato tutte le tappe dei suoi viaggi in lungo e in largo per le regioni libiche, “dove ho incontrato tutti”, e ha poi continuato a ripetere come il popolo libico si meriti nuovi leader in grado di rimettere in piedi un paese ricchissimo ma sfruttato.

Secretary-General António Guterres (right) meets with Abdoulaye Bathily, Special Representative of the Secretary-General for Libya and Head of the United Nations Support Mission in Libya. (UN Photo/Mark Garten)

Guterres accetterà le dimissioni? Sembra scontato, dato lo stallo in cui è precipitata la missione del diplomatico senegalese. Probabilmente il Segretario Generale chiederà a Bathily di restare come “caretaker” dell’UNSMIL fino alla nuova nomina di un nuovo inviato speciale, che però – dato le divisioni che spaccano il Consiglio di Sicurezza chiamato a “vistare” la scelta – potrebbe arrivare dopo molti mesi. Quindi, con il fallimento anche di Bathily, le elezioni in Libia appaiono sempre più lontane.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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