Il raid israeliano di due settimane fa contro il consolato iraniano a Damasco, costato la vita a diversi alti ufficiali di Teheran e prologo della clamorosa ritorsione dei pasdaran contro lo Stato ebraico, è avvenuto “in violazione del diritto internazionale“. A sostenerlo è un gruppo di esperti imparziali nominati dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite (UNHRC).
Secondo i relatori, “gli attacchi militari di rappresaglia tra Israele e Iran violano il diritto alla vita e devono cessare immediatamente“. “A tutti i Paesi è vietato privare arbitrariamente gli individui del loro diritto alla vita in operazioni militari all’estero, anche per contrastare il terrorismo”, hanno messo nero su bianco gli esperti dell’UNHRC. “Le uccisioni in territorio straniero sono arbitrarie quando non sono autorizzate dal diritto internazionale“.
Il team di consulenti argomenta che l’attacco israeliano dello scorso 1° aprile non è avvenuto in esercizio del diritto all’autodifesa – dal momento che Tel Aviv non ha presentato alcuna prova che l’Iran stesse commettendo direttamente un “attacco armato” contro Israele o che stesse delegando per esso gruppi armati non statali.
Inoltre, lo Stato ebraico non avrebbe fornito alcuna giustificazione legale per l’attacco né lo avrebbe comunicato al Consiglio di Sicurezza, come richiesto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite.
“Di conseguenza, l’attacco di Israele ha violato il divieto di usare la forza armata contro un altro Stato ai sensi dell’articolo 2(4) della Carta“, la chiosa giuridica.
La leadership della Repubblica Islamica ha fin da subito puntato il dito contro Israele per il raid che ha ucciso alti ufficiali militari – tra cui il generale delle Guardie Rivoluzionarie Mohammad Reza Zahedi – e danneggiato il suo complesso diplomatico nella capitale siriana. Israele non ha finora né ammesso né negato di aver effettuato l’incursione aerea.
Il raid di Damasco ha spinto Teheran a lanciare centinaia di droni e missili contro le città israeliane, primo attacco diretto dell’Iran contro il territorio dello Stato nemico. Gli ayatollah si sono in seguito appellati proprio all’articolo 51 della Carta ONU relativo alla legittima difesa, definendo lo sciame di missili contro diverse città israeliane come “la risposta all’aggressione del regime sionista contro la nostra sede diplomatica a Damasco”.