“Il mondo si sta dimenticando del popolo del Sudan”: un grido d’aiuto lunedì è stato lanciato dal Palazzo di Vetro, ed è quello di Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, che chiede un aumento dei finanziamenti umanitari e una spinta globale per la pace per fermare i brutali combattimenti tra gli eserciti rivali.
Con l’attenzione concentrata sul Medio Oriente, il Segretario Generale dell’ONU ha affermato che il conflitto in Sudan tra l’esercito nazionale e la milizia delle Forze di supporto rapido si è trasformato in “una guerra intrapresa contro il popolo sudanese”. “È una guerra contro le molte migliaia di civili che sono stati uccisi e altre decine di migliaia mutilati a vita”, ha affermato Guterres.
“È una guerra contro i 18 milioni di persone che affrontano la fame acuta e contro le comunità che ora stanno affrontando la terrificante minaccia della carestia nei mesi a venire”. Nessun aspetto della vita civile è stato risparmiato, compresa la dilagante violenza sessuale e gli attacchi ai convogli umanitari e agli operatori umanitari.
Nel frattempo, la violenza scoppiata nella capitale Khartoum e nei suoi dintorni un anno fa, ha costretto più di otto milioni di persone ad abbandonare le proprie case, mentre due milioni sono diventati rifugiati. Un anno dopo, metà della popolazione del Sudan ha bisogno di assistenza salvavita.
Guterres ha affermato che le ultime notizie sull’escalation delle ostilità a El Fasher, la capitale del Nord Darfur, “sono un nuovo motivo di profondo allarme”. Nel fine settimana, le milizie affiliate a RSF hanno attaccato e bruciato i villaggi a ovest della città, provocando nuovi e diffusi sfollamenti. “Vorrei essere chiaro: qualsiasi attacco a El Fasher sarebbe devastante per i civili e potrebbe portare a un vero e proprio conflitto intercomunitario in tutto il Darfur”, ha affermato il capo delle Nazioni Unite.

“Inoltre, sconvolgerebbe le operazioni di aiuto in un’area già sull’orlo della carestia, dal momento che El Fasher è sempre stato un centro umanitario fondamentale delle Nazioni Unite. Tutte le parti devono facilitare il passaggio sicuro, rapido e senza ostacoli del personale umanitario e delle forniture attraverso tutte le rotte disponibili verso El Fasher.”
Riferendosi alla conferenza internazionale sulla crisi del Sudan che si terrà lunedì a Parigi, il Segretario generale ha affermato che i sudanesi “hanno un disperato bisogno del sostegno e della generosità della comunità globale per aiutarli a superare questo incubo”.
Il piano di risposta umanitaria per il Sudan da 2,7 miliardi di dollari è stato finanziato solo al 6%, mentre il piano di risposta regionale per i rifugiati da 1,4 miliardi di dollari è stato finanziato solo al 7%. Ha detto che tutti i combattenti hanno promesso di garantire il pieno accesso umanitario per consentire agli aiuti vitali di raggiungere i civili. “Devono dare ascolto all’appello del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di garantire un accesso umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli e di proteggere i civili”.
Ma il popolo sudanese ha bisogno di più che di aiuti: “ha bisogno di porre fine allo spargimento di sangue. Hanno bisogno di pace”, ha continuato Guterres. “L’unica via d’uscita da questo orrore è una soluzione politica. In questo momento critico, oltre al sostegno globale agli aiuti, abbiamo bisogno di una spinta globale concertata per un cessate il fuoco in Sudan, seguito da un processo di pace globale”.
Guterres ha ricordato che il suo inviato personale, Ramtane Lamamra, sta lavorando instancabilmente per mediare più colloqui tra i generali rivali. “Gli sforzi internazionali coordinati saranno essenziali per amplificare l’azione congiunta” e il lavoro deve continuare sulla transizione democratica del Sudan, processo che è stato deragliato da un colpo di stato militare alla fine del 2021.
Guterres ha detto che questo deve essere un processo inclusivo: “Non cederò ai miei appelli a tutte le parti affinché zittiscano le armi e soddisfino le aspirazioni del popolo sudanese per un futuro pacifico e sicuro”.
Quando è stato il momento delle domande, è stato chiesto a Guterres cosa crede che, a un anno dall’inizio di questo conflitto, potrebbe cambiare radicalmente i calcoli sul campo delle parti in conflitto? Si sono visti infatti fallire gli sforzi di mediazione, fallire la pressione internazionale, inclusa una recente risoluzione del Consiglio di Sicurezza che chiedeva un cessate il fuoco immediato per il Ramadan in Sudan, che è stata ampiamente ignorata. Cosa resta da fare alla comunità internazionale, e chi in particolare dovrebbe farlo?
The only path out of this horror is a political solution.
At this critical moment, in addition to global support for aid, we need a concerted global push for a ceasefire in Sudan followed by a comprehensive peace process – @antonioguterres pic.twitter.com/RcdpqLDgGQ
— UN Spokesperson (@UN_Spokesperson) April 15, 2024
Guterres ha risposto che il problema principale è che “ci sono due generali che hanno optato per una soluzione militare e hanno finora ostacolato ogni serio sforzo di mediazione. Sforzi di mediazione dell’Unione Africana e dell’IGAD, azioni di mediazione nel processo di Jeddah, in cui sono stati coinvolti l’Arabia Saudita, gli Stati Uniti e altri paesi. Offerte di mediazione che hanno portato al processo di Manama, in cui sono stati coinvolti Egitto ed Emirati Arabi Uniti. Sforzi di mediazione dei vicini. Tutti questi sforzi sono falliti per una ragione molto semplice, perché i due partiti hanno fatto una scommessa, e la scommessa è vincere militarmente. E per questo la mediazione è irrilevante”.
Poi a Guterres è stato chiesto una valutazione dei colloqui a Parigi in corso in questo momento e se ci siano stati abbastanza contributi da parte dei paesi per aiutare a finanziare il piano di risposta umanitaria? E infine su quale dovesse essere la priorità del governo adesso, quella di intraprendere un’azione militare per garantire la sicurezza o l’aiuto umanitario per evitare una carestia?
Per Guterres in Sudan “la priorità dovrebbe essere il cessate il fuoco, il libero accesso umanitario e il processo politico per portare ad una soluzione. D’altro canto non è ancora del tutto noto l’esito della conferenza (di Parigi). Conosciamo diverse donazioni importanti e spero che tali donazioni contribuiranno a risolvere la drammatica mancanza di fondi che la comunità umanitaria si trova ad affrontare in questo momento”.