Eppur si muove: lunedì il presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha sottoposto la richiesta dell’Autorità Palestinese di diventare membro a pieno titolo dell’organismo mondiale al comitato per l’ammissione di un nuovo membro.
L’ambasciatrice di Malta alle Nazioni Unite Vanessa Frazier, presidente di turno per il mese di aprile del Consiglio di Sicurezza, ha proposto che il comitato si riunisca subito, lunedì pomeriggio, per esaminare la richiesta, aggiungendo che la deliberazione dovrà aver luogo questo mese.
“Speriamo sinceramente, dopo 12 anni da quando abbiamo cambiato il nostro status in Stato osservatore, che il Consiglio di Sicurezza si elevi per attuare il consenso globale sulla soluzione dei due Stati ammettendo lo Stato di Palestina come membro a pieno titolo”, ha affermato l’inviato palestinese delle Nazioni Unite Riyad Mansour, parlando ai giornalisti dopo l’incontro, con accanto l’ambasciatrice Frazier.
La scorsa settimana l’Autorità Palestinese ha chiesto formalmente, inviando una lettere all’ambasciatrice Frazier, un rinnovato esame da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla sua richiesta del 2011 di diventare membro a pieno titolo dell’organismo mondiale. I palestinesi sono uno Stato osservatore non membro delle Nazioni Unite, con lo stesso status della Santa Sede.

Il comitato dei 15 membri valuta innanzitutto la domanda per verificare se soddisfa i requisiti per l’adesione all’ONU. La richiesta può quindi essere accantonata o sottoposta a un voto formale nel Consiglio di Sicurezza. L’approvazione richiede almeno nove voti a favore e nessun veto da parte di Stati Uniti, Russia, Cina, Francia o Gran Bretagna. Quando abbiamo all’ambasciatrice Frazier se pensasse che fosse di buon auspicio per la causa palestinese che la riunione del comitato si sarebbe tenuta al Palazzo di Vetro contemporaneamente ad una eclisse di sole che non accadeva a New York da 99 anni, l’ambasciatrice maltese ha replicato: “Davvero, non sono una persona fatalista in questo senso, dobbiamo fare il nostro lavoro se c’è il sole che splende o se piove o se c’è un’eclissi. Il Consiglio ha una responsabilità alla quale deve rispondere e delibererà seriamente indipendentemente dal meteo”.
Lunedì il Consiglio di Sicurezza si è riunito a porte chiuse per discutere la lettera dello Stato osservatore che chiede di riconsiderare la loro richiesta. L’ambasciatore palestinese Mansour aveva dichiarato la scorsa settimana che l’obiettivo è che il Consiglio prenda una decisione sul Medio Oriente durante l’incontro ministeriale del 18 aprile.
Sempre lunedì, l’ambasciatore israeliano all’ONU Gilad Erdan, ha criticato duramente la richiesta, affermando che uno Stato palestinese rappresenterebbe una minaccia alla sicurezza nazionale di Israele. “La concessione dello Stato palestinese non è solo una palese violazione della Carta delle Nazioni Unite, ma viola anche il principio fondamentale che tutti possono comprendere di raggiungere una soluzione duratura al tavolo dei negoziati”, ha detto Erdan ai giornalisti.
“L’ONU sabota la pace in Medio Oriente da anni. Ma oggi segna l’inizio del punto di non ritorno”, ha continuato Erdan con tono molto duro, che ha aggiunto: “Il Consiglio di sicurezza nel discutere se riconoscere uno Stato ‘nazipalestinese'” presenterebbe la “più abominevole ricompensa per i più abominevoli crimini”. Già la semplice decisione di esaminare la richiesta, ha aggiunto il rappresentante di Israele, rappresenta “una vittoria” per “coloro che hanno commesso e sostenuto gli attacchi senza precedenti” di Hamas contro Israele il 7 ottobre. “Qual è la prossima tappa – ha continuato Erdan – prendere in considerazione l’adesione all’Onu dell’Isis?”.
Ovviamente su tutta la procedura d’ammissione richiesta dai palestinesi incombe ancora un volta il veto degli Stati Uniti. Questo resta infatti lo scenario più probabile. Prima delle consultazioni a porte chiuse del Consiglio di Sicurezza, lunedì l’ambasciatore americano Robert Wood, vice della missione USA all’ONU, ha spiegato che la posizione di Washington non è cambiata. “La questione della piena adesione palestinese è una decisione che dovrebbe essere negoziata tra Israele e i palestinesi. Era una questione di status finale sotto Oslo ed è necessario elaborare un accordo, è così che si dovrebbe arrivare alla piena adesione”.
La richiesta della Palestina potrebbe essere accettata in Assemblea Generale (dove non c’è diritto di veto). L’Algeria, a nome del Gruppo Arabo, infatti redigerà un testo dell’Assemblea sulla candidatura piena dei palestinesi. Ma poi si fermerebbe sul muro del veto USA al Consiglio di Sicurezza.