L’escalation dei combattimenti nel Nord Kivu, la parte orientale che comprende lo sterminato paese della Repubblica Democratica del Congo (RDC), ha causato lnegli ultimi anni lo sfollamento di milioni di persone, più della metà bambini. Solo dal febbraio 2024, almeno 250 mila persone, tra cui circa 130 mila bambini, sono state costrette a fuggire dalle loro case nel Nord Kivu, con oltre 2,6 milioni di persone – circa il 30% della popolazione della regione – sfollate dal 2022.
L’insicurezza nell’instabile parte orientale del paese africano è peggiorata dalla fine delle recenti elezioni, ha dichiarato mercoledì al Consiglio di Sicurezza la Rappresentante Speciale delle Nazioni Unite Bintou Keita. Keita, che è anche a capo della missione di mantenimento della pace delle Nazioni Unite nel paese, MONUSCO, ha lanciato l’allarme per il disastro umanitario “che si sta svolgendo davanti ai nostri occhi”.
Più di sette milioni di persone nel paese sono sfollate, in particolare a causa delle operazioni di gruppi armati come l’M23 e le Forze di difesa alleate (ADF) nelle province orientali del Nord Kivu, del Sud Kivu e dell’Ituri. “Come questo Consiglio ha regolarmente ribadito, facendo eco a una recente dichiarazione del Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione africana, tutte le forze straniere che operano illegalmente sul territorio della RDC devono ritirarsi e i gruppi armati nazionali e stranieri, come le ADF e le FDLR, devono essere disarmati”, ha detto Keita presentando l’ultimo rapporto MONUSCO, che copre gli sviluppi politici, di sicurezza, dei diritti umani e umanitari nella RDC negli ultimi tre mesi.
Keita ha affermato che le elezioni legislative presidenziali, nazionali e provinciali tenutesi a dicembre sono state in gran parte pacifiche, nonostante le grandi sfide logistiche. Il presidente Félix Tshisekedi si è assicurato un secondo mandato e ha annunciato che la riforma del settore della sicurezza e della difesa sarà una delle sue principali priorità. Sono in corso le trattative per la formazione del nuovo governo.
Tuttavia, la situazione della sicurezza nell’est è peggiorata ulteriormente in seguito alle elezioni di dicembre, ha affermato, con l’M23 che ha compiuto progressi significativi ed espanso il suo territorio a livelli senza precedenti. Ciò ha provocato una situazione umanitaria ancora più disastrosa, con sfollamenti interni che hanno raggiunto numeri senza precedenti.
Il periodo in esame ha visto anche l’Angola mediare sulla scia delle tensioni regionali tra la RDC e il Ruanda, e l’inizio del dispiegamento della Missione dell’Africa Australe nella RDC (SAMIDRC) nel Nord Kivu.
Sebbene la crisi dell’M23 abbia attirato molta attenzione, Keita ha sottolineato le atrocità commesse da altri gruppi, come l’ADF, in particolare al confine tra il Nord Kivu e l’Ituri. Quasi 200 persone sono state uccise lì dall’inizio dell’anno, ha detto, sottolineando che l’insicurezza nell’Ituri è alimentata dalle azioni di quattro milizie – CODECO, Zaire, FRPI e FPIC – così come dall’ADF.

Anche il Sud Kivu ha visto una recrudescenza delle tensioni, alimentate da gruppi armati e rivalità tra comunità. Le frequenti voci sulla presenza di elementi dell’M23 e sull’estensione del conflitto dal Nord Kivu verso il sud hanno ulteriormente aggravato la situazione.
L’escalation delle tensioni tra Ruanda e Burundi, che ha portato alla chiusura della frontiera da parte delle autorità burundesi, è un altro problema che potrebbe portare alla destabilizzazione della provincia e della regione nel suo complesso, ha aggiunto Keita.
Per proteggere i civili, la MONUSCO e l’esercito congolese hanno continuato le operazioni congiunte nell’Ituri e nel Nord Kivu e hanno rafforzato un’operazione difensiva nota come “Springbok” nel tentativo di proteggere le aree nelle vicinanze di Goma, la capitale del Nord Kivu, e nella vicina Sake.
Keita ha affermato che le forze di pace delle Nazioni Unite sono finite sotto il fuoco diretto e indiretto “quasi ogni giorno”. Recentemente, colpi di mortaio provenienti da posizioni occupate dall’M23 sono caduti sulle basi MONUSCO a Sake, ferendo otto caschi blu e sei membri del personale civile, cosa che lei ha condannato.
L’M23 è riuscito anche a occupare tutte le precedenti posizioni detenute dalle forze dell’Africa orientale, che si sono ritirate completamente a gennaio dopo più di un anno di attività, consentendo al gruppo di spostarsi più a sud per circondare Goma e Sake.
Nel frattempo, il dispiegamento del SAMIDRC continua e le truppe hanno iniziato a fornire assistenza alle forze congolesi.
Per quanto riguarda la situazione umanitaria, Keita ha affermato che la situazione è dovuta in particolare all’escalation della crisi dell’M23 nel Nord Kivu e alla prolungata violenza armata nell’Ituri e nel Sud Kivu. Secondo l’ufficio per gli affari umanitari delle Nazioni Unite, OCHA, circa 7,1 milioni di persone sono sfollate interne, ovvero 800.000 in più dall’ultima volta che ha informato il Consiglio tre mesi fa.
Inoltre, 23,4 milioni di congolesi, uno su quattro, affrontano la fame e la malnutrizione, rendendo la RDC il paese più colpito dall’insicurezza alimentare. Ondate di sfollati interni continuano ad arrivare a Goma e nell’area circostante. A partire dal mese scorso, nella sola città sono stati registrati più di 104 centri di sfollamento, che ospitano più di 630.000 persone.
Anche i casi di violenza di genere e di sfruttamento sessuale hanno raggiunto nuovi record. Solo nel gennaio 2024, in tutto il Paese sono stati segnalati 10.400 casi di violenza di genere, un aumento molto più elevato rispetto agli anni precedenti”, ha aggiunto Keita che ha esortato la comunità internazionale ad affrontare il disastro umanitario. Tuttavia, ha osservato che il piano di risposta umanitaria da 2,6 miliardi di dollari per la RDC quest’anno è finanziato solo per il 14% circa.
Keita ha poi tenuto via video dal Congo (sopra) una conferenza stampa con i giornalisti del Palazzo di Vetro. Le abbiamo chiesto se ritenesse che l’attenzione del mondo, a causa di altri conflitti come quello tra Israele e Gaza, non sia sufficiente per un paese in cui oltre venti milioni di persone rischiano di morire di fame: “E’ davvero una sfida riuscire a mantenere nel radar internazionale la DRC rispetto ad altre crisi. Non dico che ci siano differenze di per sé ma il fatto che questa crisi va avanti da anni, forse è subentrata una stanchezza che spiega, ma le conseguenze per la popolazione devono essere davvero segnalate, ancora e ancora. Spero che in qualche modo il mondo non dimentichi, perché mentre ne abbiamo molte di crisi, qui oltre gli effetti della fame, si rischiano le conseguenze legate al colera e altri tipi di malattie. E’ molto importante che ci ricordiamo che quando qualcuno sta soffrendo merita lo stesso livello di attenzione nonostante la fatica”.

Intanto la ong Save the Children lancia l’allarme sulla chiusura delle scuole nel nord est. Dall’inizio del 2024, si legge in una nota, la violenza ha costretto circa 190 scuole a chiudere, secondo l’analisi di Save the Children. Tra le scuole colpite, 24 sono state sequestrate da gruppi armati, 10 sono state attaccate direttamente e 29 sono state utilizzate come rifugio di emergenza per le famiglie sfollate. La chiusura del 7% delle scuole della regione ha lasciato senza istruzione circa 270 mila bambini, che rischiano di non avere le competenze essenziali per costruirsi un futuro. Anche le province limitrofe di Ituri e Sud Kivu sono state colpite da attacchi violenti. “Un singolo attacco non solo può causare ferite devastanti ai bambini, fisicamente ed emotivamente, ma anche privare centinaia di studenti della possibilità di ricevere un’istruzione di buona qualità. A volte, l’unico luogo di apprendimento di una comunità viene distrutto”, sostiene Greg Ramm, Direttore di Save the Children nella Repubblica Democratica del Congo. “Tutti i bambini del Nord Kivu hanno subito un’interruzione dell’apprendimento a causa dell’ultima ondata di violenza, anche se non sono stati sfollati”, ha aggiunto.