Come se non bastassero le attuali tensioni tra le grandi potenze alle Nazioni Unite per i sanguinosi conflitti in corso in Ucraina e a Gaza, al Palazzo di Vetro di New York ci si mette anche la storia a crearne di ulteriori. Serbia e Russia lunedì hanno reagito duramente al rifiuto del Consiglio di Sicurezza dell’Onu di inserire nell’ordine del giorno della seduta del pomeriggio un dibattito sul 25/mo anniversario dei bombardamenti NATO contro la Serbia, come aveva richiesto la missione diplomatica di Mosca.
“È sorprendente che alcuni non vogliano ascoltare la verità su quanto avvenuto 25 anni fa”, ha detto il premier e ministro degli esteri serbo Ivica Dačić parlando ai giornalisti al Palazzo di Vetro a New York (esprimendosi in serbo senza traduttore e quindi impedendo ai presenti di capire e far domande). “Siamo venuti qui non per parlare dei rapporti fra Russia, America e Francia, ma dell’aggressione alla Jugoslavia sferrata senza il mandato di questo organismo e che ha rappresentato un precedente”, ha aggiunto Dacic secondo il quale “quell’aggressione rimarrà sempre un crimine che non potremo dimenticare”.
Solo tre Paesi – Russia, Cina e Algeria – hanno votato a favore del dibattito sui raid alleati della primavera 1999 contro la Serbia di Slobodan Milosevic durante la guerra del Kosovo, gli altri 12 Paesi membri si sono astenuti. Ci sarebbero voluti 9 voti favorevoli per tenere la riunione.
I bombardamenti scattarono la sera del 24 marzo 1999 su ordine dell’allora Presidente americano Bill Clinton (l’ordine ufficiale fu dato dal segretario generale della NATO Javier Solana). Molti dei bombardieri della NATO partirono dall’Italia che aveva allora a Palazzo Chigi l’ex comunista Massimo D’Alema.
Dacic è tornato a denunciare con forza la violazione del diritto internazionale da parte dell’Occidente contro la Serbia, con l’obiettivo di privarla del Kosovo.
A ripetere anche la parola “vergogna” nei confronti del Consiglio di Sicurezza, è stato l’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite Vassily Nebenzia (vedi video sopra), che è apparso allo stake-out davanti ai giornalisti dopo il premier serbo per spiegare che certi Paesi membri dell’Onu che bombardarono la Serbia nel 1999 non vogliono parlarne in un pubblico dibattito.
All’Ambasciatore russo, abbiamo chiesto se fosse il caso di avere questo dibattito in un Consiglio di Sicurezza già così spaccato (vedi video VNY in alto), aumentando così le tensioni, e se non fosse invece meglio cercare di attenuarle concentrandosi su come risolvere le guerre in corso. Mentre il diplomatico russo è sembrato d’accordo sul fatto che si dovrebbe almeno tentare di smussare le tensioni nel Consiglio per fargli svolgere all’ONU il suo ruolo per la pace, ci ha anche replicato dicendo che per risolvere le crisi di oggi, è importante conoscere la verità su quelle del passato, come la guerra della Nato contro la Yugoslavia. Secondo Nebenzia, certi paesi “erano molto nervosi oggi” affinché questo potesse avvenire. “Era questo lo scopo della riunione di oggi” ha ribadito l’ambasciatore russo.
Ad opporsi a tale dibattito in Consiglio di sicurezza è stata in particolare la Francia che, nel chiedere che la riunione non fosse tenuta, ha detto agli altri Quattordici ambasciatori che “la Russia utilizza in modo cinico l’intervento armato del 1999 per giustificare la sua guerra contro l’Ucraina e la politica aggressiva in Georgia nel 2008 e in Crimea nel 2014”.