Durante la riunione del Consiglio di Sicurezza dell’ONU in cui è stata approvata lunedì mattina la risoluzione sul cessate il fuoco a Gaza, grazie all’astensione degli Stati Uniti che non hanno imposto il loro potere di veto, ha fatto discutere l’intervento dell’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield. Infatti la capo missione degli USA alle Nazioni Unite nel suo discorso ha affermato che la risoluzione appena approvata non fosse “binding”, cioè non sarebbe stata vincolante. Ma le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non dovrebbero essere tutte, a differenza di quelle dell’Assemblea Generale, giuridicamente vincolanti?

Quando allo stake-out sono usciti gli ambasciatori dei dieci paesi non permanenti tutti apparentemente soddisfatti per l’approvazione della risoluzione cercata per sei mesi, gli è stata fatta la domanda: che intendevano dire gli americani con quel “not binding”? L’ambasciatore del Mozambico, Pedro Commissario Afonso, ha risposto che tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sono “legalmente vincolanti”. Mentre lo diceva abbastanza convinto, l’ambasciatore della Corea Hwang Joonkook, si è avvicinato al microfono e ha invece detto: “Dato che la risoluzione non usava certi termini… e non rientrava sotto il Capitolo sette della Carta ONU – quello che autorizza anche all’uso della forza per far rispettare una risoluzione del Consiglio- , la risoluzione non è ‘legally binding’ anche se lo è moralmente”.
A questo punto l’ambasciatore del Mozambico, insieme al collega della Sierra Leone Michael Kanu e all’ambasciatrice di Malta Vanessa Frazier, hanno insistito: “Tutte le risoluzione del Consiglio di Sicurezza sono ‘binding’, sempre”.
Abbiamo continuato a cercare di capire chi fosse colpevole di allontanarsi dallo spirito della Carta ONU e chi invece ne restasse fedele. Quando un nostro collega della tv cinese lo ha chiesto all’Ambasciatore della Russia Vassily Nebenzia, il diplomatico russo ha risposto: “Ovvio che sono legalmente vincolanti, quello degli americani è uno scherzo….”.
Quando è stato chiesto all’Ambasciatrice Barbara Woodward del Regno Unito, lei non ha risposto alla domanda, dicendo però che il suo governo si aspetta che la risoluzione sia implementata immediatamente.
Incontrando l’ambasciatore degli USA Robert Wood, numero due della Missione americana all’ONU, mentre era in una riunione con i suoi diplomatici al caffè del Palazzo di Vetro, gli abbiamo chiesto che cosa intendessero gli Stati Uniti nel sostenere che la risoluzione appena approvata non fosse “binding”. “Il nostro parere è che non rientra nel capitolo sette della Carta, quindi non è vincolante”.

(UN Photo)
Subito dopo, ecco che troviamo nei corridoi del Palazzo di Vetro l’ambasciatore della Palestina Ryad Mansour, al quale chiediamo il suo parere sulla questione. Qui sotto la risposta data agli americani dal diplomatico palestinese (vedi anche il video in alto):
“Il Consiglio di Sicurezza non è Starbucks dove veniamo a prendere una tazza di caffè e facciamo due chiacchiere e torniamo a casa, ma è il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite al quale è affidata l’attività del mantenimento della pace e sicurezza internazionale secondo la Carta dell’ONU. La risoluzione è vincolante solo se rientra nel capitolo 7? Lo dice chi distorce la comprensione di quali siano state le intenzioni dei padri fondatori nel redigere e conoscere lo statuto delle Nazioni Unite. Quella loro (degli americani) è un’opinione, non è la legge. La legge è vincolante e dovrebbe essere implementata. Se non venisse implementata allora si usano gli strumenti a tua disposizione secondo le disposizioni della Carta Onu compreso il capitolo 7, che ti permette di imporre sanzioni nei loro confronti e misure punitive per costringerli a conformarsi (agli ordini della risoluzione) in modo da poter mantenere la pace internazionale e la sicurezza. Quindi la risoluzione per il mantenimento della pace internazionale e la sicurezza è vincolante per il Consiglio. Se non la rispetti allora hanno gli strumenti per costringerti a farlo attraverso il capitolo 7 prendendo misure punitive e sanzioni”.