Avevamo già ascoltato al Palazzo di Vetro alcune testimonianze di medici che operavano a Gaza, durante una recente riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Già allora le emozioni erano state forti in sala, ma martedì certe “terribili atrocità” sono state superate dal racconto di altri medici volontari, appena tornati da Gaza e che hanno partecipato ad una conferenza stampa alle Nazioni Unite organizzata da Crisis Action con i giornalisti dell’UNCA, l’associazione dei corrispondenti dell’ONU.
Quattro medici, il Prof. Nick Maynard, il Dott. Zaher Sahloul, il Dott. Thaer Ahmad e la Dott.ssa Amber Alayyan, cittadini di Stati Uniti, Regno Unito e Francia, hanno raccontato come il sistema sanitario di Gaza pur essendo al collasso da tempo, continua eroicamente a cercare di alleviare le sofferenze della popolazione palestinese che ormai da più di sei mesi subisce gli attacchi d’Israele. Secondo il Ministero della Sanità di Gaza, controllato da Hamas, l’offensiva israeliana ha già ucciso oltre 31.000 persone.

Parlando ai giornalisti, il Dott. Nick Maynard, chirurgo e insegnante ad Oxford, ha detto di essere stato a Gaza molte volte in 15 anni ma che “non era assolutamente preparato” per ciò che ha visto nel suo ultimo viaggio avvenuto tra dicembre e gennaio. “Ho visto le atrocità più spaventose”, ha detto Maynard, “cose che non mi sarei mai aspettato di vedere in nessun ospedale”.
Maynard ad un certo punto ha raccontato la storia di una bambina che lui aveva cercato di curare, che aveva subito ustioni così gravi che le sue ossa facciali erano visibili. “Sapevamo che non c’era alcuna possibilità che sopravvivesse, ma non c’era morfina da darle”, ha detto Maynard, che ha concluso provocando una profonda emozione in sala quando ha detto ai giornalisti: “Non solo sapevamo che sarebbe morta, ma che avrebbe sofferto una terribile agonia. Non c’era più posto all’ospedale, è stata lasciata sul pavimento del pronto soccorso, finché è morta”.

Un’altro bambino di sette anni, Hiyam Abu Khdeir, è arrivato all’ospedale europeo di Gaza con ustioni di terzo grado sul 40% del corpo, dopo che un attacco aereo israeliano sulla sua casa ha ucciso suo padre e suo fratello e ferito sua madre, ha detto Zaher Sahloul, specialista in terapia intensiva del gruppo umanitario MedGlobal. Dopo settimane di ritardi, è stato evacuato in Egitto dove è morto due giorni dopo, ha detto Sahloul, mostrando le foto del bambino agonizzante nel letto dell’ospedale.
Il dottor Thaer Ahmad, un medico americano di origine palestinese, ha mostrato ai giornalisti alcuni degli articoli – un pannolino e un inalatore per bambini – che mancano a Gaza a causa dei blocchi israeliani. Poi mostrando ai giornalisti una piccola fiala di sedativo, Ahmad ha detto che basterebbe avere queste per alleviare le sofferenze dei pazienti quando arrivano all’ospedale per fratture o gravi ustioni.
La Corte Internazionale dell’Aja sta indagando dopo la denuncia inoltrata dal Sudafrica contro Israele di voler attuare un genocidio nei confronti dei palestinesi di Gaza. Israele nega le accuse di genocidio e sostiene di voler prendere di mira Hamas, non i civili. Ha accusato il gruppo militante di utilizzare i civili come scudi umani e afferma di avere il diritto di difendersi, dopo che l’attacco del 7 ottobre dei terroristi aveva causato 1200 morti tra i civili israeliani e il rapimento di 200 di loro.
Durante l’incontro al Palazzo di Vetro, il dott. Maynard ha detto che in passato, ben prima del 7 ottobre, a Gaza aveva assistito ad attacchi israeliani, ma erano stati condotti con una precisione millimetrica, sempre contro obiettivi di Hamas, spesso uccidendo i suoi ufficiali e senza colpire indiscriminatamente i civili. “Invece ora non è più così, colpiscono ovunque, persino gli ospedali”.
Il chirurgo inglese ha quindi sostenuto di non nutrire “alcun dubbio che ciò che sta accadendo a Gaza equivale a un genocidio”, a prescindere da quello che alla fine sarà il giudizio della Corte internazionale di giustizia.
A chi chiedeva se i medici fossero a conoscenza della presenza di Hamas dentro gli ospedali di Gaza, come sostiene Israele, tutti e quattro hanno risposto allo stesso modo: “Mai visto militanti di Hamas o Jhad agire da dentro gli ospedali. Quello che avviene nei tunnel sotto terra non possiamo sapere, ma dentro gli ospedali non li abbiamo mai visti”.
Quando è stato chiesto cosa pensasse potesse accadere se l’invasione di Rafah avverrà come il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha appena promesso per eliminare Hamas, Maynard ha affermato che la situazione diventerebbe “apocalittica”.
La delegazione internazionale di medici volontari per Gaza, si trova adesso negli Stati Uniti per sollecitare un’azione urgente per porre fine alla guerra. Faranno visita al Congresso e alla Casa Bianca, mentre al Palazzo di Vetro hanno incontrato diversi diplomatici e funzionari dell’ONU.
Alla domanda sull’invasione di terra di Rafah che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha promesso di portare avanti nel tentativo di eliminare Hamas, il professor Maynard ha detto che sarebbe “apocalittica”.
Ai giornalisti, i medici hanno detto che le scene di Gaza sono state vissute in precedenza in Siria, incluse le immagini dei genitori che cercano di tirare fuori i loro bambini dalle macerie a mani nude, e “padri e madri che trasportano ciò che resta dei resti dei loro figli urlando al mondo il loro dolore”.
Il dottor Zaher Sahloul, specialista in terapia intensiva, ha detto che spera che la realtà di ciò che sta accadendo a Gaza che descriveranno ai politici di Washington DC questa settimana, possa far cambiare le decisioni a molti di loro. “Un bambino su 100 a Gaza è stato ucciso”, ha detto ai giornalisti, per poi aggiungere: “L’equivalente di questo dato negli Stati Uniti sarebbe di mezzo milione di bambini uccisi”.
Sahloul ha detto che non c’è più tempo: “Gaza sta raggiungendo un punto critico in cui la carenza di cibo, acqua, carburante, medicine e forniture mediche e anche il collasso del sistema sanitario stanno causando la morte di persone innocenti”, aggiungendo che l’unico paese che sia in grado di influenzare la situazione sono gli Stati Uniti: “Parlando con il Consiglio di Sicurezza Nazionale, con i membri del Congresso e con il Dipartimento di Stato, vogliamo assicurarci che sappiano quello che sappiamo noi”, ha detto Sahloul.