“Il Consiglio di transizione ad Haiti potrebbe essere pronto già oggi”. A dirlo alcuni degli ambasciatori che entravano al Consiglio di Sicurezza riunito lunedì sera a porte chiuse, ma poi la fumata è stata ancora nera. Si vede che c’era ancora qualche dettaglio che non trova d’accordo tutti, ma intanto ad Haiti le gang seminano il terrore.
L’ambasciatore dell’Ecuador José Javier De la Gasca Lopez Domínguez, ha risposto alle nostre domande all’uscita della riunione del Consiglio.
L’ONU, dopo sei mesi dalla risoluzione del Consiglio di Sicurezza, è ancora in grado di salvare gli haitiani?
“Tutto ora è nelle mani del Kenya” (paese che è stato autorizzato dal Consiglio di Sicurezza per far intervenire le sue forze di polizia)
Ma il Consiglio non può spingere i keniani ad accelerare il loro dispiegamento?
“Non dipende più dal Consiglio, adesso è il Kenya, che ha avuto il tempo che gli serviva. Mi sembrano coinvolti, ma quando e come intervenire dipende da loro. Ora devono esprimere la loro sovranità nel determinare come svolgeranno questo compito. Per quarto riguarda il Consiglio di Sicurezza, noi abbiamo già dato l’autorizzazione, continuiamo a supportare il mandato BINUH, certo c’era anche bisogno di una transizione politica, ma prima di tutto serve la sicurezza”.

Ambasciatore, ma se lei fosse un haitiano, in questo momento starebbe ancora ad attendere l’aiuto dell’ONU o cercherebbe in tutti i modi di scappare dall’isola?
“No, non proverei a scappare. Ma io non sono lì. Stiamo cercando di fare il meglio di quello che possiamo fare. Anche io vengo da un paese che ha avuto molti problemi rispetto alla sicurezza”.
Ma in Ecuador avevate ancora un governo, ad Haiti ci sono soltanto le gang…
“Adesso sì abbiamo un governo forte che sta affrontando la situazione ma prima, quando vivevo lì, eravamo in una situazione in cui cercavamo di ricevere aiuto dal nostro governo inutilmente. Adesso il governo funziona, e non stiamo cercando di andare in nessun posto. E’ una situazione diversa, certo, ma quello che sto cercando di spiegare è che dobbiamo cercare di restare uniti, concentrarci nella prossima mossa e sul mandato della risoluzione 2699 che deve essere eseguita”.

Quindi il suo messaggio per la popolazione di Haiti è quello di aspettare, l’aiuto dell’ONU prima o poi arriva?
“Sì, sta arrivando, e tutto quello che possiamo fare lo stiamo facendo”.
Intanto l’Onu ha annunciato che da lunedì è entrato in funzione un ponte aereo dalla Repubblica dominicana per l’invio di aiuti alla popolazione di Haiti vittima di una persistente violenza. La notizia è stata pubblicata attraverso l’account X dell’Ufficio integrato delle Nazioni Unite ad Haiti (Binuh), e accompagnata da una foto in cui si vedono persone impegnate a caricare casse su un elicottero dell’organizzazione. L’informazione è stata confermata anche lunedì sera in una conferenza stampa da Farhan Haq, vice portavoce del Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. “Sì – ha risposto ad una domanda -, i nostri colleghi sul campo ci hanno informato che è iniziato il ponte aereo fra la Repubblica Dominicana e Haiti per gli aiuti umanitari”. L’Onu, ha aggiunto Haq, si augura che “ci saranno viaggi in elicottero più regolari” tra i due Paesi, in modo che gli aiuti possano “avere un migliore accesso a Port-au-Prince”. “Continuiamo su questa strada – ha concluso il portavoce – e speriamo davvero che tutte le autorità e tutte le parti sul campo ad Haiti collaborino con i nostri sforzi”.
Lunedì una quindicina di corpi senza vita sono stati ritrovati nella periferia benestante di Port-au-Prince, dove i membri di una banda hanno compiuto attacchi fin dall’alba: una nuova violenza che dimostra che la grave crisi che sta scuotendo Haiti non accenna a diminuire. Un fotografo della France Presse ha visto 14 corpi a Petion-Ville, un comune alla periferia di Port-au-Prince. Due residenti hanno detto di aver visto una decina di corpi, ma non sono stati in grado di dire in quali circostanze siano stati uccisi. Ma hanno detto che “banditi armati” hanno seminato il terrore fin dall’alba a Laboule e Thomassin, due quartieri di Pétion-Ville.
La situazione nell’isola è sempre più drammatica dove alcune ore fa le gang hanno attaccato l’edificio della Banca della Repubblica di Haiti, una delle poche istituzioni ancora operative nel quartiere degli affari.
I criminali sono stati respinti dalle guardie di sicurezza, dalla polizia e dalle forze armate, 4 di loro sono stati uccisi mentre un gendarme della banca è rimasto ferito nello scontro a fuoco.