A pochi giorni dall’inizio del Ramadan e senza alcun accordo di cessate il fuoco in vista per Gaza, gli operatori umanitari delle Nazioni Unite hanno rilanciato i loro appelli per il fatto che un numero crescente di bambini palestinesi sta rischiando di morire di fame. “La situazione è spaventosa. Ogni minuto, ogni ora, la situazione peggiora”, ha affermato l’Agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi, UNWRA.
Ogni giorno non entrano a Gaza più di 150 camion, quando soprattuto nel Nord della Striscia un bambino su sei sotto i due anni è gravemente malnutrito. Secondo informazioni non verificate (ma che si sospetta siano in difetto) almeno 20 bambini sono già morti di fame.

Nella tarda sera di giovedì al Palazzo di Vetro di New York, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha tenuto a porte chiuse delle consultazioni sulla situazione ed è stato informato dalla capo degli aiuti umanitari dell’ONU Martin Griffiths e dalla coordinatrice senior per gli aiuti umanitari e la ricostruzione nei territori palestinesi Sigrid Kaag.
Parlando alla stampa dopo il briefing, la diplomatica olandese ha sottolineato che il suo messaggio ai Quindici ambasciatori riguardava la necessità di un’assistenza umanitaria stabile e di qualità, che deve essere aumentata su larga scala per poter provvedere ai bisogni dei civili a Gaza.
“Dobbiamo inondare il mercato di Gaza con beni umanitari e rilanciare il settore privato in modo che i beni commerciali possano entrare per soddisfare le necessità dei civili”, ha affermato Kaag, ribadendo che l’assistenza umanitaria “non è un esercizio di conteggio dei camion”. “Dobbiamo esser certi che soddisfi il volume e le esigenze necessarie”, ha aggiunto.
Kaag ha sottolineato anche l’importanza di diversificare le vie di approvvigionamento via terra, che resta la soluzione ottimale. È più facile, più veloce, più economico e più sostenibile nel lungo termine, ha spiegato, ricordando l’importanza di aprire ulteriori valichi di frontiera. Riferendosi alle notizie che indicavano gli Stati Uniti e altri Paesi in procinto di creare un corridoio marittimo verso Gaza, costruendo anche un porto, Kaag ha detto che tali misure per aumentare gli aiuti sono state accolte con favore.
Allo stesso tempo, le forniture umanitarie via aerea o via mare “non possono sostituire ciò che dobbiamo vedere arrivare sulla terraferma”, ha affermato.
Quando le abbiamo chiesto cosa direbbe in questo momento a quelle madri di Gaza che hanno i figli affamati se potessero ascoltarla, Kaag è rimasta qualche secondo in silenzio per poi rispondere così: “Non credo che ci siano parole per le persone che soffrono così tanto. Penso che l’unica cosa che possono aspettarsi da noi è che lavoriamo 24 ore al giorno. Ma con tutto il rispetto, non credo che le persone in gravi difficoltà guardino le notizie da New York, stanno cercando di sopravvivere e trovare del cibo per i propri figli”.
VIDEO #UNSC. My question to @SigridKaag: what would you say to a mother in #Gaza with starving children in Gaza if she could hear you now? “I don’t think we have words for people who are suffering to that extent…” #StarvingGaza @UN #Onu https://t.co/WmjZRYvBXV via @YouTube
— Stefano Vaccara (@StefanoVaccara) March 8, 2024
Intanto i negoziati, inizialmente in Qatar e al Cairo, per un cessate il fuoco legato al rilascio dei restanti circa 100 ostaggi israeliani prigionieri di Hamas e un maggiore accesso agli aiuti in tutta Gaza finora non hanno avuto successo.
In assenza di un accordo tra Hamas e Israele, giovedì 7 marzo le squadre umanitarie delle Nazioni Unite hanno pianificato di esplorare la fattibilità di utilizzare una strada militare israeliana di accesso al nord di Gaza per trasportare un minimo di 300 camion umanitari ogni giorno.
Al Consiglio di Sicurezza intanto resta in sospeso una risoluzione preparata e poi ulteriormente modificata dagli Stati Uniti e circolata tra gli ambasciatori che imponga subito un cessate il fuoco e l’immediata liberazione degli ostaggi.
Ma questa risoluzione non è ancora stata portata al voto. Secondo quello che ha ripetuto ai giornalisti il numero due della missione USA all’ONU, Robert Wood, si tratta di assicurarsi che il testo sia pronto per ricevere l’approvazione di tutti i membri del Consiglio di Sicurezza.
L’ambasciatore del Giappone Yamazaki Kazuyuki, presidente di turno per il mese di marzo, alla fine della riunione dei Quindici a porte chiuse è apparso allo stake-out per leggere una scarna dichiarazione alla stampa. Nessun accenno alla risoluzione sul cessate il fuoco in sospeso. Così quando abbiamo chiesto perché continuassero i ritardi per metterla a voti mentre i bambini morivano di fame a Gaza, l’ambasciatore ha replicato che ci stavano lavorando… (video sopra).