Ad Haiti al peggio non c’è mai fine. Dopo anni di caos in cui è precipitato lo stato caraibico dominato dalle gang all’indomani dell’assassinio, nel luglio 2021, del presidente Jovenel Moise, siamo arrivati alla minaccia di una guerra civile e di genocidio.
Dopo le tensioni provocate durante lo scorso fine settimana da commando armati che hanno assaltato due prigioni della capitale liberando migliaia di detenuti e cercando di catturare l’aeroporto internazionale Toussaint Louverture, l’inefficacia del governo “provvisorio” di Ariel Henry si è confermata quando a Port au Prince le 72 ore di stato di emergenza e coprifuoco sono rimaste lettera morta.
Così il primo ministro “provvisorio” al potere ormai da tre anni, Ariel Henry, mentre stava tornando da un viaggio in Kenya per la costituzione della Missione multinazionale (Mmas) approvata dall’Onu, e da colloqui avuti negli Stati Uniti, è stato costretto ad un esilio forzato non essendo potuto rientrare a Port au Prince con il suo aereo a cui è stato impedito l’atterraggio.
Secondo alcune fonti giornalistiche haitiane ora si troverebbe a Porto Rico, ma altre invece dicono che Henry sia in Giamaica. Per di più, sempre secondo fonti giornalistiche, il premier avrebbe ricevuto in volo la notizia che il governo USA gli consigliava di dimettersi per permettere l’avvio di un processo di transizione. La Casa Bianca ha smentito, con la portavoce Karine Jean-Pierre che ha detto che “certamente non stiamo facendo pressioni sul premier di Haiti affinché si dimetta”.
The Secretary-General is deeply concerned by the rapidly deteriorating security situation in Port-au-Prince.
From the briefing today on #Haiti: pic.twitter.com/3bknb4W4ds
— UN Spokesperson (@UN_Spokesperson) March 4, 2024
Da anni ad Haiti non si celebrano più elezioni, per cui non ci sono presidente, Parlamento, governo e premier considerati legittimi dalla popolazione, e neppure la giustizia è funzionante. Vari centri urbani, ma soprattutto la capitale, sono quotidianamente preda delle scorribande di gruppi armati che assaltano gli edifici pubblici, si scontrano con la polizia, sequestrano, violentano e uccidono, generando terrore nella popolazione. La polizia non riesce a contrastare le gang che hanno ormai il dominio del territorio.

Nell’ultima settimana l’emergenza è ulteriormente peggiorata, dopo che il premier Henry si era impegnato in un vertice nei Caraibi a organizzare elezioni generali entro il 31 agosto 2025. Ma l’annuncio è stato interpretato dai leader dell’opposizione e dai boss delle gang armate, come la sua volontà di rimanere ancora a lungo al potere, nonostante un accordo che avrebbe voluto effettive le sue dimissioni il 7 febbraio scorso.
Il boss delle gang Jimmy Chérizier, meglio noto come Barbecue, si è presentato ad una conferenza stampa con giubbotto antiproiettile e fucile mitragliatore spiegando che “se Ariel Henry non presenta subito le sue dimissioni, e se la comunità internazionale continua a sostenerlo, andiamo dritti dritti verso una guerra civile e un genocidio”.
Di fronte alle persistenti violenze e all’emergenza umanitaria di Haiti, il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è riunito oggi pomeriggio in una riunione a porte chiuse. Secondo fonti del Palazzo di Vetro l’incontro è stato aperto da una relazione del capo missione dell’Onu a Port au Prince, Maria Isabel Salvador, che ha dato informazioni sugli ultimi sviluppi della situazione sul terreno. Ma non sono state prese decisioni al di fuori di cercare di accelerare il dispiegamento delle forze di polizia del Kenya e secondo almeno il racconto fatto dall’ambasciatore dell’Ecuador José De La Gasca, “non si è affrontato il tema politico ma quello della sicurerzza” (vedi video sopra).
Il segretario generale, Antonio Guterres, ha lanciato un nuovo appello ieri alla comunità internazionale a mobilitarsi, soprattutto dal punto di vista finanziario, per permettere di adottare misure tali da far fronte alle gravi sfide che deve sopportare la popolazione haitiana.
#Haiti: Ahead of today’s Security Council meeting, we again call for the urgent deployment of the Multinational Security Support Mission in Haiti.
There is no realistic alternative available to protect lives.
We are simply running out of time.
— UN Human Rights (@UNHumanRights) March 6, 2024
Intanto l’Alto commissario per i diritti umani dell’Onu, Volker Turk, ha avvertito che la situazione ad Haiti, devastata dal caos, è diventata “oltre l’insostenibile”, con 1.193 persone uccise quest’anno dalla violenza delle bande. Da qui, la richiesta del dispiegamento urgente nel Paese caraibico di una missione a sostegno della sicurezza. “La realtà è che, nel contesto attuale, non esiste un’alternativa realistica per proteggere le vite umane”, ha affermato Turk in una dichiarazione, chiedendo un’azione decisiva “per impedire che Haiti sprofondi ulteriormente nel caos”.