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Il rapporto ONU trova prove “chiare e convincenti” degli stupri di Hamas

L'inviata speciale Pramila Patten non verifica tutti gli episodi segnalati e riscontra anche violenze contro i palestinesi detenuti. Nuovo scontro fra Israele e Guterres

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Il rapporto ONU trova prove “chiare e convincenti” degli stupri di Hamas

Pramila Patten durante la conferenza stampa al Palazzo di Vetro dell'ONU (Foto VNY)

Time: 7 mins read

Dopo una visita in Israele durata 17 giorni, la Rappresentante speciale delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale nei conflitti, Pramila Patten, ha riferito lunedì di aver trovato insieme a un team di esperti “informazioni chiare e convincenti” su stupri e torture a sfondo sessuale commessi durante gli attacchi terroristici del 7 ottobre da parte di Hamas. Patten ha aggiunto, in un comunicato stampa diffuso insieme al rapporto e poi intervenendo in una conferenza stampa al Palazzo di Vetro di New York, che ci sono anche ragionevoli motivi per ritenere che tale violenza, che include altri “trattamenti crudeli, inumani e degradanti”, possa continuare contro coloro che sono ancora detenuti come ostaggi da Hamas e altri estremisti a Gaza.

Il rapporto è il risultato di una visita ufficiale in Israele su invito del governo di Netanyahu, che comprendeva anche una visita nella Cisgiordania occupata, tra il 29 gennaio e il 14 febbraio. Ma quando Patten ha presentato il rapporto davanti ai giornalisti per chiarire i risultati della sua missione ha creato parecchi dubbi ai presenti in sala.

Patten ha detto più volte che il suo lavoro non poteva considerarsi una formale “investigazione”, perché la sua missione non aveva gli strumenti e il personale adatto per poterla condurre nel modo adeguato. Poi ha anche detto che non le è stato possibile incontrare le vittime degli stupri sopravvissute agli attacchi del 7 ottobre. Quando le è stato chiesto chi lo ha impedito, ha detto di non voler rispondere alla domanda. Pressata dai giornalisti se avesse trovato riscontro a certe informazioni pubblicate nei giorni successivi al 7 ottobre, soprattutto dal “New York Times”, che sono state ritenute esagerate e mai provate, Patten ha ammesso che non ha riscontrato nessuna prova che il numero degli stupri avvenuti siano stati nella quantità descritte in quei giorni nei media.

Nonostante queste dichiarazioni, Patten ha detto che nel contesto dell’attacco coordinato di Hamas e altri del 7 ottobre, la squadra della missione delle Nazioni Unite ha riscontrato che esistono fondati motivi per ritenere che la violenza sessuale sia avvenuta in più luoghi, compresi stupri di gruppo in almeno tre località nel sud Israele. Il team ha anche riscontrato una serie di vittime, per lo più donne, trovate completamente o parzialmente nude, legate e colpite da colpi di arma da fuoco in più luoghi, il che “potrebbe essere indicativo di alcune forme di violenza sessuale”.

Ma in alcune località, la missione ha affermato di non poter verificare gli episodi di stupro segnalati.
Il team delle Nazioni Unite è del parere che la reale portata della violenza sessuale commessa durante gli attacchi del 7 ottobre e le loro conseguenze potrebbero “impiegare mesi o anni per emergere e potrebbero non essere mai del tutto note”.

La missione composta da Patten e da nove esperti, ripendo che fosse di natura “non investigativa”, ha condotto 33 incontri con rappresentanti israeliani, esaminando più di 5.000 immagini fotografiche e 50 ore di riprese video. Ha condotto 34 interviste riservate, comprese quelle con sopravvissuti (sopravvissuti agli attacchi di Hamas, non a strupri) e testimoni degli attacchi del 7 ottobre, con ostaggi rilasciati, primi soccorritori e altri.

Il rapporto afferma che le autorità israeliane hanno dovuto affrontare numerose sfide nel raccogliere prove.
La squadra ha anche visitato Ramallah, nei territori palestinesi occupati, per ascoltare le opinioni e le preoccupazioni dei funzionari e dei rappresentanti della società civile a partire dal 7 ottobre, che presumibilmente coinvolgono le forze di sicurezza e i coloni israeliani.
Patten ha ascoltato le preoccupazioni sollevate sul trattamento crudele, inumano e degradante dei palestinesi in detenzione, compresa la violenza sessuale sotto forma di perquisizioni invasive, minacce di stupro e prolungata nudità forzata.

Women hold photos of people abducted by Hamas militants, outside the Tel Aviv museum in Tel Aviv, Israel, 22 November 2023. . EPA/ABIR SULTAN

Le informazioni integreranno quelle già raccolte da altri funzionari delle Nazioni Unite sulle accuse di violenza sessuale legata al conflitto all’interno di Gaza, per un potenziale inserimento nel rapporto annuale del Segretario Generale sulla questione.

Le raccomandazioni di Patten includono un appello al governo israeliano a garantire pieno accesso all’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR) e alla commissione d’inchiesta indipendente sui territori occupati, incaricata dal Consiglio per i diritti umani, “per condurre indagini indipendenti a pieno titolo su tutti i presunte violazioni”, si legge nel comunicato stampa.

Ha invitato Hamas a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti coloro che sono tenuti in ostaggio e a garantire la loro protezione, anche dalla violenza sessuale. Patten ha inoltre invitato tutti gli organismi rilevanti e competenti a consegnare alla giustizia tutti gli autori di violenza sessuale, offrendo il pieno sostegno del suo ufficio per sostenere gli sforzi nazionali. Ha inoltre chiesto i più elevati standard di integrità delle informazioni nella segnalazione e nella gestione dei casi di violenza sessuale, come rileva il comunicato stampa, “dati i rischi di retorica provocatoria e titoli sensazionalistici che aumentano le tensioni” insieme alla pressione dei media o della politica che non farà altro che aggravare il trauma e stigmatizzazione dei sopravvissuti.

Il Rappresentante speciale ha fatto eco all’appello del Segretario generale per un cessate il fuoco umanitario e ha esortato qualsiasi accordo di cessate il fuoco a riconoscere l’importanza di riconoscere la violenza sessuale come una questione chiave e a consentire alle comunità colpite di essere ascoltate.

Mentre Patten rispondeva alle domande dei giornalisti, arrivava anche la notizia che il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz avrebbe richiamato a Gerusalemme l’ambasciatore israeliano alle Nazioni Unite Gilad Erdan (vedi video sopra) per consultazioni sui presunti tentativi da parte dell’ONU di tenere segreto un rapporto su quelli che ha descritto come “stupri di massa” commessi da Hamas. “Ho ordinato al nostro ambasciatore all’Onu, Gilad Erdan, di tornare in Israele per consultazioni immediate riguardo al tentativo di tenere nascosto il rapporto dell’Onu sugli stupri di massa commessi da Hamas e dai suoi sostenitori il 7 ottobre”, ha detto Katz in una dichiarazione in cui attaccava il Segretario Generale dell’ONU. “Nonostante l’autorità concessagli, il segretario generale dell’Onu non ha ordinato la convocazione del Consiglio di sicurezza alla luce dei risultati, per dichiarare Hamas un’organizzazione terroristica e imporre sanzioni ai suoi sostenitori”, ha detto Katz.

La reazione di Guterres non si è fatta attendere: “In nessun caso” il Segretario Generale ha fatto nulla per sopprimere il rapporto sulle accuse di violenza sessuale durante gli attacchi di Hamas del 7 ottobre, ha detto il suo portavoce Stephane Dujarric, rispondendo alle accuse del ministro degli Esteri israeliano. Il lavoro della rappresentante speciale delle Nazioni Unite sulla violenza sessuale nei conflitti, Pramila Patten, il cui rapporto è stato pubblicato oggi, “è stato svolto in modo approfondito e diligente – ha aggiunto – In nessun caso il segretario generale ha fatto nulla o ha taciuto questo rapporto”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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