Sono stati ancora una volta gli Stati Uniti a bloccare un accordo del Consiglio di Sicurezza Onu su una bozza di dichiarazione riguardo alla strage avvenuta a Gaza giovedì 29 febbraio. La bozza, discussa in serata al Palazzo di Vetro durante una riunione a porte chiuse, esprimeva “profonda preoccupazione per le notizie secondo cui oltre 100 persone hanno perso la vita dopo che le forze israeliane hanno aperto il fuoco mentre la folla aspettava aiuti alimentari a Sud-Ovest della città di Gaza” e sottolineava “la necessità di adottare tutte le misure necessarie per proteggere i civili e le infrastrutture civili”.
Il testo avanzato dall’Algeria, come rappresentante dei Paesi arabi al Consiglio di Sicurezza, accusava le forze israeliane di aver aperto il fuoco contro i civili in attesa della consegna di cibo e altri aiuti umanitari vicino a Gaza City; il bilancio della tragedia è di almeno 112 morti. L’IDF ha negato di aver sparato sulla folla e ha spiegato che la strage è stata causata dalla calca. Riyad Mansour, l’ambasciatore palestinese all’Onu, ha detto ai giornalisti che aspettavano fuori dall’Aula che 14 dei 15 membri hanno sostenuto la dichiarazione avanzata dall’Algeria.
Poi, alla fine della riunione dal Consiglio, il vice ambasciatore americano Robert Wood ha spiegato ai giornalisti perché gli Stati Uniti si sono opposti: “Non abbiamo tutti i fatti sul campo, questo è il problema”. Il diplomatico degli USA sostiene che ci sono notizie contraddittorie e che prima di decidere si stanno cercando di raccogliere tutti i fatti, anche per quanto riguarda le “circostanze su come sono morte le persone”, che è una questione chiave.
L’ambasciatore palestinese Mansour, parlando ai giornalisti invece all’inizio della riunione, aveva detto che si trattava di “un massacro vergognoso e intenzionale, li hanno presi di mira e uccisi. Secondo le informazioni che abbiamo decine delle vittime avevano proiettili in testa. Questo massacro è la prova del fatto che finché il Consiglio di Sicurezza è paralizzato e verranno messi dei veti, un fatto che costa la vita alla nostra gente”. E poi aveva aggiunto: “Ho incontrato l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield questa mattina e l’ho implorata di avere una dichiarazione dal CDS che condanni questo massacro e che dica ‘quando è troppo e troppo’. Credo che il suo cuore sia nel posto giusto ma è una funzionaria dell’amministrazione e aspetta indicazioni da Washington. Per impedire che accada ancora quel che serve è un cessate il fuoco immediato”.
Anche l’ambasciatore francese Nicolas De Riviere è apparso allo stake-out per fare delle dichiarazioni: “In questa fase ci sono ancora dei fatti da chiarire e occorre fare luce su questi avvenimenti a Gaza. Abbiamo sempre condannato gli attacchi contro le popolazioni civili. Dall’inizio della crisi, la Francia ha costantemente invitato tutte le parti a rispettare il diritto internazionale umanitario. Le Convenzioni di Ginevra sono estremamente chiare. I civili, le infrastrutture e gli operatori umanitari non dovrebbero mai essere un bersaglio, e devono essere protetti”. E poi ha concluso: “La situazione umanitaria della popolazione civile nella Striscia sta peggiorando di giorno in giorno. Siamo di fronte a un disastro senza precedenti. Non è la prima volta che lo ricordo, il CDS deve assumersi le proprie responsabilità e la Francia continuerà a impegnarsi a collaborare con tutti i membri per chiedere un cessate il fuoco umanitario immediato e un il rilascio di tutti gli ostaggi”.