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L’appello Onu: servono 674 milioni di dollari per salvare gli haitiani

Ulrika Richardson, coordinatrice umanitaria dell'ONU ad Haiti, descrive come la popolazione subisca gli stenti e le violenze delle gang

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 8 mins read

La coordinatrice umanitaria delle Nazioni Unite per Haiti Ulrika Richardson ha lanciato l’allarme sul peggioramento della situazione umanitaria nell’isola che ha in questo momento almeno 5,5 milioni di persone bisognose di assistenza (su 11 milioni di abitanti totali). Di questi, più di quattro milioni si trovano ad affrontare una grave insicurezza alimentare, con un aumento della malnutrizione tra i bambini e le donne incinte.

Per questo Richardson ha lanciato l’appello ai donatori per sostenere la raccolta di 674 milioni di dollari per Haiti. Richardson, ha parlato via video dalla capitale Port-au-Prince, il giorno dopo che il governo e i partner hanno lanciato il piano per fornire quest’anno cibo, alloggio, salute, istruzione e servizi di protezione a 3,6 milioni di persone.

“Questo è un appello ad una maggiore solidarietà, e Haiti ne ha bisogno”, ha detto, sottolineando che il paese “sta attraversando uno dei momenti più critici della sua storia recente”, a causa delle gang armate che terrorizzano una popolazione già stremata dalle privazioni.

Richardson ha riferito che lo scorso anno si è assistito a “un forte aumento” di omicidi, linciaggi, stupri e altre violenze commesse da membri di bande che operano principalmente attorno alla capitale e nella vicina provincia di Artibonite.

Questa “tendenza molto tragica” è continuata nel 2024, con gennaio che è stato il mese più violento degli ultimi due anni, ha aggiunto, facendo eco alle recenti scoperte dell’ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani, OHCHR.

La violenza sessuale, compreso lo stupro collettivo che colpisce soprattutto donne e ragazze, è effettivamente aumentata del 50% rispetto ai livelli del 2022, e “troppo spesso gli autori rimangono impuniti”, ha detto in risposta alla domanda di un giornalista.

È aumentato anche il numero di haitiani costretti ad abbandonare le proprie case, con circa 314.000 sfollati. Le persone dormono per strada, si accampano nelle scuole o vivono in comunità ospitanti, dove le risorse sono già al limite. Inoltre, il 45% degli haitiani non ha accesso all’acqua potabile.

Richardson ha attirato l’attenzione in particolare sulla difficile situazione dei bambini, che costituiscono la maggioranza delle persone bisognose, circa tre milioni. La violenza dilagante sta minacciando il loro accesso all’istruzione, mentre gli studenti che fanno affidamento sui programmi di alimentazione scolastica perdono i pasti.

“Ad un certo punto abbiamo avuto 1.000 scuole non aperte durante il mese di gennaio, e questo significa molto per i bambini e per una generazione che ha già visto gli impatti sulla loro istruzione”, citando prima il blocco del COVID seguito dal collasso della sicurezza e dei servizi.

A Richardson è stato chiesto cosa pensano gli haitiani riguardo alla proposta missione multinazionale di sostegno alla sicurezza autorizzata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per sostenere la polizia nazionale. “Se si chiede alle persone per strada se hanno bisogno di assistenza per affrontare la violenza delle bande, rispondono subito di sì”, ha risposto.

Children are taken by their mothers for nutrition screening in the Delams neighbourhood of Port-au-Prince. (Photo UNICEF/Herold Joseph)

Rispondendo ad un’altra domanda, l’esperta funzionaria umanitaria dell’ONU ha descritto la sofferenza e il dolore ad Haiti come “scoraggianti” e “spaventosi”. “Posso dire che ciò a cui ho assistito qui va oltre ciò che si possa temere nel peggior incubo.”

Quando le abbiamo chiesto se la popolazione chieda lo svolgimento delle elezioni politiche, continuamente rimandate dal 2021,  e se considerano l’attuale governo ancora legittimo, Richardson ha risposto: “La popolazione di Haiti ha dei problemi quotidiani tali che non pensa alle elezioni come una priorità. Prima bisognerà affrontare la loro richiesta di sicurezza”.

L’anno scorso, le Nazioni Unite e i partner hanno chiesto 720 milioni di dollari per le loro operazioni ad Haiti e hanno ricevuto circa il 34% dei finanziamenti. Richardson ha spiegato che la “dotazione finanziaria” di quest’anno è inferiore, anche se i bisogni sono maggiori, poiché gli operatori umanitari hanno cercato di essere più mirati nel loro approccio, inoltre hanno imparato cosa far funzionare meglio la macchina degli aiuti e hanno stabilito anche un’ottima cooperazione con le organizzazioni locali.

“Contiamo davvero su una mobilitazione molto forte della comunità internazionale”, ha affermato Richardson, esprimendo speranza per il piano 2024. Tuttavia, ha sottolineato che l’assistenza umanitaria non è la soluzione alla crisi ad Haiti e ha chiesto investimenti paralleli per affrontare le cause profonde.

Ulrika Richardson, UN Resident and Humanitarian Coordinator in Haiti, briefs reporters on the humanitarian situation in Haiti. (UN Photo/Evan Schneider)

Alla domanda su chi sono i maggiori donatori su cui la missione onu di Haiti potrà contare, Richardson ha affermato che Stati Uniti, UE e Canada sono tra i primi tre paesi con contributi in termini di cifre. “Dobbiamo agevolare anche gli Stati membri affinché possano donare importi forse più modesti. Ecco cosa stiamo facendo”, ha aggiunto.

All’inviata dell’ONU è stato chiesto come riuscisse lei a spostarsi ad Haiti e con quali rischi rispetto alla popolazione: “A Port au Prince, si può ancora prendere l’automobile per andare a fare la spesa, e lo fanno anche gli haitiani. Ma si deve restare dentro i limiti del centro della capitale, appena si prova a prendere le strade che portano ad altri luoghi nell’isola, si incorre nei posti di blocco delle gang. Lì anche se si hanno i soldi per ‘la tassa’ lasciapassare, si rischia la vita”.

La situazione ha spinto il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo scorso ottobre ad approvare l’invio di una missione multinazionale di sostegno alla sicurezza guidata dal Kenya.

Intanto due giorni fa, in una conferenza stampa tenuta a Georgetown, in Guyana, a margine del vertice della Comunità dei Caraibi (Caricom), l’ambasciatrice statunitense presso l’Onu, Linda Thomas-Greenfield, ha confermato le anticipazioni stampa sulla importante disponibilità del Benin, che ha con Haiti storici legami che risalgono all’emigrazione forzata coloniale

Nel momento della sua eventuale costituzione, la Missione multinazionale di sostegno alla sicurezza (Mmas) che sarà dispiegata ad Haiti, potrà contare anche su 2.000 soldati messi a disposizione dallo Stato africano del Benin. L’ambasciatore Usa, ha aggiunto che anche alcuni Paesi dei Caraibi hanno promesso il loro sostegno, fra cui Giamaica e Bahamas, che sta addestrano un reparto di 150 soldati per la Mmas. Thomas-Greenfield ha poi detto che anche la Guyana ha promesso fondi per la Missione, senza precisarne la quantità.

Washington ha già  indicato un impegno di 200 milioni di dollari, mentre il Canada ne stanzierà 60 milioni, parte dei 120 milioni che secondo il segretario di Stato americano Antony Blinken sono stati offerti da vari Paesi in un recente vertice G20 a Rio. Si deve ricordare che il Kenya si è assunto la responsabilità di guidare la Mmsa contribuendo con 1.000 elementi. per sbloccare l’avvio della missione, il premier haitiano andrà a Nairobi dopo aver partecipato al vertice Caricom di Georgetown.

AGGIORNAMENTO: ELEZIONI PER HAITI ENTRO IL 31 AGOSTO 2025

Il premier haitiano Ariel Henry con l’ambasciatrice degli Stati Uniti all’ONU Linda Thomas-Greenfield (Photo https://usun.usmission.gov/)

Al termine del vertice della Comunità dei Caraibi (Caricom) svoltosi a Georgetown, in Guyana, il primo ministro delle Bahamas, Phillip Davis, ha annunciato che è stato raggiunto un accordo per lo svolgimento di elezioni ad Haiti entro il 31 agosto 2025. In conferenza stampa Davis ha sottolineato che la crisi haitiana è stato il principale argomento esaminato nel vertice e che al riguardo sono stati compiuti “una serie di passi importanti” fra cui appunto un’intesa con il premier haitiano Ariel Henry per lo svolgimento delle elezioni. “La situazione di Haiti – ha osservato – è davvero terribile. Questa Nazione si sta dissanguando”, per cui “crediamo che stabilire una data limite per il voto sia stato un passo importante nella giusta direzione”. Ovviamente i problemi da risolvere per arrivare ad un buon risultato sono molteplici, e “a tal fine – ha annunciato – abbiamo concordato di istituire un gruppo di valutazione elettorale che sarà guidato da Caricom, Onu e Canada”. Infine Davis ha ribadito che “siamo profondamente preoccupati per il continuo deterioramento della situazione umanitaria, politica e di sicurezza ad Haiti che ha finora bloccato la possibilità di elezioni libere ed eque.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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