Quanto è responsabile uno Stato della morte improvvisa di un suo cittadino che prima ha incarcerato per reati d’opinione contro il governo e perché voleva candidarsi alle elezioni e poi, una volta dietro le sbarre, lo priva delle cure mediche tenendolo per lunghi periodi in isolamento per poi trasferirlo – senza avvisare prima i suoi familiari o avvocati che lo danno per disperso per giorni – in una lontanissima colonia penale vicino al Circolo polare artico?
Sulla morte di Alexei Navalny in un carcere russo in Siberia, a reagire per prima è stata la sede dei diritti umani dell’ONU a Ginevra affermando: “Se qualcuno muore mentre si trova sotto custodia dello stato, si presume che lo stato sia responsabile, una responsabilità che può essere confutata solo attraverso un’inchiesta imparziale e trasparente condotta da un organismo indipendente”. Così ha dichiarato la portavoce dell’ufficio per i diritti umani dell’Onu Liz Throssell, aggiungendo: “Esortiamo con forza le autorità russe a garantire che una simile inchiesta venga portata avanti”.
We are appalled at the news that Russian opposition figure Alexei Navalny has died in prison.
The Russian authorities must ensure a credible investigation into Navalny’s death & end the persecution of politicians, human rights defenders & journalists, among others.
— UN Human Rights (@UNHumanRights) February 16, 2024
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, che si trovava a Monaco per la conferenza sulla sicurezza, tramite il suo portavoce, ha subito chiesto “un’indagine esauriente, credibile e trasparente sulle circostanze della morte di Navalny sotto custodia”. Stephane Dujarric, esprimendo anche le condoglianze del segretario generale dell’Onu alla famiglia del dissidente russo, ha aggiunto come Guterres sia rimasto “scioccato” dalla morte di Navalny.

Durante il briefing al Palazzo di Vetro, abbiamo chiesto al portavoce del Segretario Generale, dopo le accuse di molti leader di paesi membri dell’ONU contro il presidente Putin di essere il responsabile della morte di Navalny, cosa intendesse Guterres con quella sua richiesta di indagini “credibili” e cosa si aspettasse che la Russia facesse concretamente. Duajarric ha risposto: “Credibile significa qualcosa a cui si può credere”.
Ma come può l’indagine essere credibile? Il portavoce ha risposto ripetendo: “Credibile significa qualcosa a cui si può credere. Vorrei anche fare riferimento alla dichiarazione piuttosto lunga dell’Alto Commissario per i diritti umani, in cui si sottolinea che qualsiasi Stato ha il dovere fondamentale di proteggere la vita degli individui privati della libertà, ovvero degli individui che sono incarcerati”.
Se questa indagine russa finisse per non essere credibile, ci potrà essere una richiesta per un’indagine internazionale? Dujarric ha risposto così: “Beh, voglio dire, sapete qual è la mia risposta per quanto riguarda le indagini internazionali. Ci vuole un mandato”.
Quando una collega della Reuters ha insistito sulla morte di Navalny chiedendo come farà il Segretario generale a ritenere credibile un’indagine condotta dalle autorità russe, Dujarric ha risposto: “Penso che le persone hanno spesso sollevato problemi con le nostre indagini e controlli prima che si verificassero. E io dico che le persone dovrebbero riservarsi di giudicare. Quindi questa sarebbe anche la mia risposta”.

Mariana Katzarova, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani in Russia, aveva emesso un avviso a dicembre esprimendo preoccupazione per la scomparsa forzata di Navalny, di cui non si sapeva dove si trovasse per più di 10 giorni. Mentre la relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, Alice Edwards, ha affermato che diversi esperti indipendenti delle Nazioni Unite, inclusa lei stessa, avevano nelle scorse settimane esortato privatamente e pubblicamente il governo russo a porre fine alle condizioni punitive in cui era detenuto il signor Navalny. Edwards aveva chiesto un’indagine sulle accuse credibili di tortura contro Navalny e di aveva informato le autorità della necessità essenziale che lui avesse potuto ricevere cure mediche. “Che i nostri appelli al Cremlino siano stati ignorati in modo così palese e con tale disprezzo per la vita umana è una tragedia per Navalny, la sua famiglia e i suoi sostenitori”, ha detto Edwards. “È anche un giorno triste per lo stato di diritto, la libertà di espressione e i diritti umani”.
Intanto a spronare l’ONU a farsi sentire più forte con la Russia, c’è l’autorevole ONG Amnesty International che con la sua segretaria Agnès Callamard ha dichiarato : “Dopo essere stato avvelenato, ingiustamente imprigionato e torturato, Aleksei Navalny è deceduto, dopo 37 mesi di sofferenza dietro le sbarre, a seguito di un trasferimento in una delle carceri più remote e dure della Russia. Aleksei era un prigioniero di coscienza, detenuto solo per aver denunciato un governo repressivo”. Callamard ha aggiunto: “Navalny chiedeva libertà politica per sé e i suoi sostenitori; denunciava la corruzione e sfidava Putin. La sua morte è una testimonianza devastante e grave delle condizioni di vita sotto il regime oppressivo e repressivo del Cremlino. Ha pagato il prezzo più alto per aver espresso la propria opinione critica e per aver difeso la libertà d’espressione. Amnesty International è al fianco di tutti coloro che lottano per i diritti umani dentro e fuori i confini della Russia”. Quindi Callamard ha concluso: “È quindi fondamentale che la comunità internazionale intraprenda azioni concrete affinché tutti coloro che sono responsabili della morte di Navalny rendano conto delle proprie azioni. Dobbiamo urgentemente chiedere alle Nazioni Unite di utilizzare le loro procedure e i loro meccanismi speciali per occuparsi della morte di Navalny”.