Francesca Albanese, relatrice speciale dell’Onu sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati, è tornata a commentare il divieto nei suoi confronti da parte di Israele di poter rientrare del paese e le accese polemiche che avevano portato alcuni paesi (inclusi esponenti del governo italiano) a richiedere il suo licenziamento. “Il recente annuncio di Israele di ‘vietare ufficialmente’ il mio ingresso è simbolico e fuorviante e non deve servire come diversivo dalla situazione a Gaza – ha detto Albanese – anche se l’antisemitismo potrebbe aver avuto un ruolo negli attacchi a livello individuale per alcuni, le sue principali determinanti vanno ricercate altrove”.
Fondamentalmente, afferma la relatrice Onu, “nessun crimine giustifica mai un altro crimine. Non esiste alcuna giustificazione per i terribili attacchi del 7 ottobre”. Tuttavia, i “56 anni di soffocante occupazione – prosegue citando il Segretario Generale dell’Onu – sono proprio il contesto che alimenta l’odio e la violenza che mettono in pericolo sia israeliani che palestinesi. Questo contesto è oscurato dalla definizione del 7 ottobre come motivata principalmente dall’antisemitismo”.
Albanese ha spiegato come “dalla detenzione e dalla deportazione da parte di Israele nel 2008 dell’allora Relatore speciale delle Nazioni Unite Richard Falk, lo Stato di Israele ha impedito l’ingresso di tutti i Relatori Speciali per i diritti dei palestinesi”. Israele ricorda che il divieto fa seguito “alle mie osservazioni sul contesto in cui hanno avuto luogo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre”.
Affermazioni nate dalle parole del presidente francese che definiva gli attacchi di Hamas del 7 ottobre “il più grande massacro antisemita del nostro secolo”.
“Ho condannato fermamente e coerentemente questi attacchi atroci come crimini di guerra che non possono essere giustificati in alcun modo”, ha premesso la funzionaria Onu, aggiungendo che nella reazione alle frasi di Macron ha voluto “contestare una persistente interpretazione errata delle cause profonde degli attacchi del 7 ottobre, in particolare nei Paesi occidentali: cioè che gli attacchi fossero principalmente motivati dall’antisemitismo”.
Albanese ha poi fatto riferimento anche a eminenti studiosi dell’Olocausto e dell’antisemitismo, per i quali “questa ipotesi è falsa e pericolosa poiché elude le basi cruciali del conflitto e sconfessa il ruolo di Israele nell’alimentarlo”.