L’UNICEF ha condannato fermamente l’attacco aereo di lunedì contro due scuole nella parte orientale del Myanmar, che ha provocato la morte di almeno quattro bambini e due insegnanti, e molti altri feriti. I bambini uccisi erano ragazzi di età compresa tra i 12 e i 14 anni. “L’UNICEF condanna fermamente qualsiasi attacco contro le scuole e i luoghi di apprendimento, che devono sempre essere spazi sicuri per i bambini”, ha affermato in una dichiarazione Debora Comini, direttore regionale dell’UNICEF per l’Asia orientale e il Pacifico, che in un twit ha detto che l’organizzazione per l’infanzia dell’ONU è “sconvolta… dagli attacchi contro le scuole rappresentano una grave violazione dei diritti dei bambini e del diritto umanitario internazionale”.
UNICEF is appalled by the deaths of four school children and two teachers as the result of an air strike on two schools in Kayah state, eastern Myanmar, on Monday.
Attacks against schools are a grave violation of children rights and international humanitarian law.
— Debora Comini (@DeboraComini) February 7, 2024
Secondo alcune fonti mediatiche, al momento dell’attacco erano presenti più di 100 bambini. Quelli uccisi e feriti erano tra i tanti che correvano verso i bunker mentre gli aerei militari sganciavano bombe e sparavano con le mitragliatrici. Oltre il 90% della scuola è stata distrutta. Secondo quanto riportato dai media, la scuola si trova in una zona recentemente segnata da intensi scontri tra forze militari e gruppi armati che si oppongono alla giunta.
Gli attacchi sono avvenuti mentre il colpo di stato militare segnava il suo terzo anniversario, il 1° febbraio, nel mezzo di una crisi umanitaria sempre più profonda che ha lasciato 18,6 milioni di persone in tutto il Paese dipendenti dagli aiuti. Dalla presa del potere militare nel 2021, i conflitti armati in tutto il Myanmar si sono intensificati, compresi attacchi aerei indiscriminati che hanno provocato numerose vittime civili, uccisioni di massa di detenuti, smembramenti, profanazione di corpi, stupri e incendi di interi villaggi.
Il meccanismo investigativo indipendente per il Myanmar (IIMM), incaricato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite di raccogliere prove di crimini gravi, ha rivelato che il modello di tali crimini indicava una “politica organizzativa” della giunta. “Le prove rivelano uno schema che indica che non si tratta di crimini isolati, ma piuttosto di manifestazione di una politica implementata su base diffusa e sistematica dal regime militare”, ha dichiarato Nicholas Koumjian, capo dell’IIMM, in una dichiarazione la settimana scorsa. “Nessuno è stato ancora ritenuto responsabile di questi crimini, il che ha approfondito la cultura dell’impunità nel Paese”, ha aggiunto.