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Allarme ONU: 4 milioni di bambine a rischio di mutilazioni genitali nel 2024

Giornata internazionale della tolleranza zero, Guterres: "Enorme violazione dei diritti umani fondamentali"

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Allarme ONU: 4 milioni di bambine a rischio di mutilazioni genitali nel 2024

An eight-year-old girl living in a rescue centre for girls who have fled forced marriage and female genital mutilation (FGM). (Photo UNICEF/Henry Bongyereirwe )

Time: 5 mins read

Circa 4,4 milioni di bambine e ragazze sono a rischio di mutilazione genitale femminile (FGM) nel 2024, ha avvertito martedì il Segretario Generale delle Nazioni Unite, lanciando un appello affinché si agisca per eliminare questa “enorme violazione dei diritti umani fondamentali” e dare più voce alle sopravvissute. “Anche una mutilazione è di troppo”, ha affermato António Guterres nel suo messaggio in occasione della Giornata internazionale della tolleranza zero per le mutilazioni genitali femminili (FGM), celebrata ogni anno il 6 febbraio.

Female genital mutilation is a horrific & harmful practice, and an abhorrent human rights violation.

Let’s redouble efforts & investments to uphold the rights of women & girls everywhere.

Let’s #EndFGM once and for all. pic.twitter.com/4kkJ32LNi3

— António Guterres (@antonioguterres) February 6, 2024

Questa data particolare è in ricordo di una conferenza tenuta nel 2003 in cui Stella Obasanjo, allora la First Lady della Nigeria, dichiarò in un discorso la “tolleranza zero per le FGM”. Alla fine del 2012 arrivò la storica approvazione di una risoluzione dell’Assemblea Generale. L’Italia ha avuto un ruolo da protagonista in questa battaglia contro le mutilazioni genitali femminili, una campagna iniziata ormai un quarto di secolo fa dall’allora Commissaria europea Emma Bonino. All’epoca la leader radicale italiana riuscì, con tenacia, con l’Ong da lei fondata “Non c’è pace senza Giustizia”, a motivare e organizzare un gruppo di agguerrite First Lady africane. Alla fine, convinsero i rispettivi leader africani ad appoggiare la lotta arrivata anche nelle istituzioni delle Nazioni Unite.

L’ONU stima che, a livello globale, 200 milioni di donne e ragazze siano state sottoposte a qualche forma di FGM, che comporta la rimozione o il danneggiamento dei genitali femminili per ragioni non mediche.

Oggi il Segretario generale dell’ONU ha sottolineato la necessità di investimenti urgenti per raggiungere l’eliminazione entro il 2030, in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). Guterres ha chiesto un’azione decisiva per affrontare le norme sociali, economiche e politiche che perpetuano la discriminazione contro donne e ragazze, limitano la loro partecipazione e leadership e il loro accesso all’istruzione e all’occupazione. “Ciò inizia con la sfida alle strutture e agli atteggiamenti di potere patriarcale che sono alla base di questa pratica abominevole”, ha affermato Guterres.

Il capo delle Nazioni Unite ha esortato i Paesi a raddoppiare gli sforzi e gli investimenti per sostenere i diritti delle donne e delle ragazze e porre fine in modo decisivo alle mutilazioni genitali femminili una volta per tutte: “Dobbiamo amplificare le voci delle sopravvissute e sostenere i loro sforzi per riappropriarsi delle loro vite, basandosi sulla loro autonomia corporea”.

A woman leads a focus group in Mali, where she sensitizes girls and women against all forms of violence, including child marriage and female genital mutilation, in order to bring behavior change. – Credit: Photo UNICEF/Harandane, Dicko

L’agenzia delle Nazioni Unite per la salute sessuale e riproduttiva, UNFPA, sta aiutando le comunità a interrompere le FGM. Una giovane donna di un remoto villaggio di Hadramout, nello Yemen, chiamata Safia (non il suo vero nome) è tra coloro che hanno reagito. Safia si sposò a 21 anni e rimase incinta un anno dopo. Come le future mamme di tutto il mondo, ha ricevuto molti consigli, sollecitati o meno. Pochi mesi prima del parto, sua suocera iniziò a parlare di FGM: “Mia suocera insisteva che ciò avrebbe permesso a mia figlia di condurre una vita morale”, ha raccontato Safia all’UNFPA.

Safia ha partorito e, tre giorni dopo, sua suocera è venuta a trovarla con gli strumenti per eseguire una mutilazione genitale sulla neonata. Sfortunatamente, sua figlia non è sopravvissuta. “La sua morte non solo ha ucciso la mia gioia di essere madre, ma mi ha ucciso mille volte”, ha detto Safia.

Nello Yemen, nel 2013, quasi il 20% delle donne e delle ragazze di età compresa tra i 15 e i 49 anni erano delle sopravvissute alle mutilazioni genitali, ha affermato l’UNFPA. La maggior parte è stata tagliata entro la prima settimana di vita. Quell’anno il solo governatorato di Hadramout aveva un tasso di 80%.

🚨 Female genital mutilation (FGM) is a grave violation of human rights.

We can end this harmful practice once and for all.#StandUp4HumanRights and see how @UNFPA is amplifying survivors’ voices to inspire collective action to #EndFGM: https://t.co/X0c0Jr2qtW#HerVoiceMatters pic.twitter.com/bWMT7kW9dk

— UNFPA (@UNFPA) February 6, 2024

Molti fattori continuano a guidare questa pratica, ha affermato l’agenzia delle Nazioni Unite, tra cui la pressione per conformarsi a norme culturali profondamente radicate, la paura dell’ostracismo per non farlo e la limitata consapevolezza dei suoi danni. Ad Hadramout, molte persone credono che la procedura sia richiesta dalla religione, nonostante le abbondanti prove contrarie. Spesso le donne che hanno subito la FGM sostengono la continuazione della tradizione.

Anche Safia è una sopravvissuta alla mutilazione, ma ne aveva avuto abbastanza. Quando rimase di nuovo incinta di una femmina, decise di agire: “Mi sono incolpata per non aver fatto nulla per salvare mia figlia e ho iniziato a chiedermi perché fosse stata uccisa in modo così brutale solo perché era una bambina”. Questa volta, Safia si è rivolta ai suoi vicini perché loro avevano evitato che la loro neonata fosse sottoposta a FGM. Ha appreso da una donna che sia suo marito sia i suoceri erano stati convinti ad abbandonare la pratica dopo aver visitato un centro di servizi per giovani sostenuto dall’UNFPA. Il marito di Safia ha esortato sua madre ad accompagnarli lì. “Noi tre abbiamo ascoltato per più di tre ore le conseguenze fisiche, mentali e sociali della mutilazione genitale femminile”, ha detto. “Ci siamo resi conto di quanto sia dannoso ed eravamo pienamente convinti che non fosse un’operazione da non praticare”.

Dal 2008, l’UNFPA, insieme al Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, l’UNICEF, ha guidato il più grande programma globale per accelerare l’eliminazione delle FGM e una recente campagna ad Hadramout ha raggiunto più di 400 persone in otto giorni. “Ho salvato la vita alla mia seconda figlia”, ha detto Safia. “Con questa consapevolezza, credo di poter contribuire a risparmiare la vita di tante ragazze innocenti”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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