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February 5, 2024
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Medio Oriente, all’ONU sempre divisi sul “passo indietro dal baratro”

Riunione d'emergenza al Consiglio di Sicurezza richiesta dalla Russia dopo i bombardamenti USA in Siria, Iraq e Yemen

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 6 mins read

Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lunedì pomeriggio si è riunito in emergenza su richiesta della Russia, dopo una serie di attacchi degli Stati Uniti venerdì contro obiettivi in ​​Iraq e Siria.

Gli Stati Uniti sostengono che i siti bombardati siano stati utilizzati dalle milizie appoggiate dall’Iran per lanciare attacchi contro le truppe di stanza nella regione. Tre militari statunitensi sono rimasti uccisi in uno di questi attacchi al loro avamposto in Giordania alla fine di gennaio e decine sono rimasti feriti.

Negli ultimi giorni gli Stati Uniti e il Regno Unito, in quella che descrivono come un’operazione difensiva mirata, hanno attaccato anche basi dei ribelli Houthi nello Yemen, che sono state utilizzate per lanciare attacchi alle navi nel Mar Rosso.

A wide view of the Security Council meeting on threats to international peace and security. (UN Photo/Evan Schneider)

Il capo degli affari politici delle Nazioni Unite, Rosemary DiCarlo (vedi video sopra), ha parlato per prima dicendo agli ambasciatori del Consiglio di Sicurezza che il segretario generale António Guterres ha ripetutamente messo in guardia sul rischio di un’ulteriore escalation militare in Medio Oriente “e di errori di calcolo” da quando gli attacchi terroristici di Hamas del 7 ottobre hanno incendiato la regione.

“Abbiamo assistito a incidenti quasi quotidiani nella regione. Questi includono circa 165 attacchi contro strutture statunitensi in Siria e Iraq, che hanno provocato attacchi statunitensi nei due paesi”, ha affermato DiCarlo. Il 28 gennaio, un attacco di droni ha ucciso tre militari americani e ne ha feriti altri 40 in una base degli USA nel nord-est della Giordania, ha detto DiCarlo, aggiungendo che il 2 febbraio gli Stati Uniti hanno effettuato 85 attacchi aerei in Iraq e Siria contro il corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche iraniane ( IRGC) Forze Quds e gruppi affiliati.

Carolyn Rodrigues-Birkett, Permanent Representative of Guyana to the United Nations and President of the Security Council for the month of February, chairs the Security Council meeting on threats to international peace and security. (UN Photo/Eskinder Debebe)

“Gli Stati Uniti hanno affermato di aver preso di mira operazioni di comando e controllo, centri di intelligence e strutture armate, tra gli altri siti, e che non stavano cercando un conflitto in Medio Oriente o altrove”, ha riferito DiCarlo, senza condannare l’azione, sottolineando però che sia la Siria che l’Iraq hanno condannato gli attacchi che avrebbero provocato la morte e il ferimento di civili.

DiCarlo ha descritto le crisi in altre parti della regione, anche tra le forze di difesa israeliane e Hezbollah oltre la linea blu, che separa le forze armate di Israele e Libano. Ripetuti lanci di razzi hanno avuto luogo anche sul Golan occupato tra Israele e le milizie legate all’Iran, così come attacchi aerei attribuiti a Israele da Damasco su diverse località della Siria. DiCarlo ha inoltre sottolineato gli attacchi missilistici e di droni degli Houthi contro le navi nel Mar Rosso e gli attacchi di ritorsione da parte di Stati Uniti e Regno Unito.

“Ribadisco l’invito del Segretario Generale a tutte le parti a fare un passo indietro dal baratro e a considerare l’insopportabile costo umano ed economico di un potenziale conflitto regionale”, ha esortato la responsabile degli affari politici dell’ONU.

Carolyn Rodrigues-Birkett (left), Permanent Representative of Guyana to the United Nations and President of the Security Council for the month of February, speaks with Vassily Nebenzia,
Permanent Representative of Russia to the United Nations, prior to the Security Council meeting on threats to international peace and security. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Subito dopo è intervenuta la Russia  per la quale gli attacchi degli Stati Uniti sono illegali e irresponsabili e rappresentano minacce alla pace e alla sicurezza internazionale. L’ambasciatore Vassily Nebenzia ha affermato che le azioni degli Stati Uniti hanno dimostrato ancora una volta al mondo “la natura aggressiva della politica americana in Medio Oriente e il totale disprezzo di Washington per il diritto internazionale”. Per Nebenzia, la partecipazione del Regno Unito agli attacchi non dovrebbe creare l’illusione di una sorta di “coalizione internazionale”.

Nebenzia ha accusato gli Stati Uniti di voler deliberatamente trascinare i più grandi paesi del Medio Oriente, compreso l’Iran, in un conflitto regionale. La Russia ha condannato fermamente l’aggressione degli Stati Uniti contro nazioni sovrane che hanno aumentato il livello di instabilità in una regione già “in fiamme”, invitando la comunità internazionale a condannare incondizionatamente le azioni “sconsiderate di Washington e dei suoi alleati in Medio Oriente, che hanno violato la sovranità sia della Siria che dell’Iraq”.

Dopo Nebenzia, è stato il turno dell’ambasciatore cinese Zhang Jun affermare che l’azione intrapresa dagli Stati Uniti sta creando nuove destabilizzazioni nel Medio Oriente. Per la Cina l’uso di mezzi militari degli Stati Uniti nella regione non farebbe altro che esacerbare un circolo vizioso di “occhio per occhio”. Il diplomatico cinese ha quindi esortato le varie parti a mantenere la calma, a rispettare la Carta e il diritto internazionale, a cessare le operazioni militari illegali e ad evitare che la situazione sfugga al controllo. Per la Cina l’attuazione del cessate il fuoco a Gaza costituisce un prerequisito per qualsiasi progresso: “Siamo di fronte a un bivio critico”, ha detto agli ambasciatori Zhang, aggiungendo che “non dobbiamo dimenticare che siamo tutti sulla stessa barca”.

L’ambasciatrice del Regno Unito Barbara Woodward, ha affermato che il suo Paese “sostiene pienamente”  il diritto degli Stati Uniti all’autodifesa e il loro diritto di rispondere agli attacchi contro le sue truppe e basi.  Woodward ha sottolineato che “Il Regno Unito resta impegnato a collaborare con i nostri partner antiterrorismo in Iraq e Siria per contrastare la minaccia di Daesh e prevenirne la recrudescenza”, osservando che il sostegno politico, finanziario e militare dell’Iran ai gruppi militanti sta destabilizzando la regione e ostacolando gli sforzi per contrastare Da’esh. “Chiediamo al regime di tenere sotto controllo questi gruppi e di agire ora per prevenire ulteriori attacchi da parte dei suoi delegati e partner in Iraq, Siria e Yemen”.

L’ambasciatore Robert Wood, vice rappresentante permanente degli Stati Uniti alle Nazioni Unite, ha affermato che le azioni “necessarie e proporzionali” del suo paese il 2 febbraio in Iraq e Siria contro le guardie della Repubblica islamica dell’Iran e i gruppi di miliziani affiliati sono state intraprese nell’esercizio del diritto intrinseco degli Stati Uniti all’autodifesa, come previsto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite. Wood ha detto che la perdita di tre militari americani il 28 gennaio, insieme a dozzine di feriti, è stata “devastante”, affermando che le azioni intraprese dalle forze statunitensi venerdì erano necessarie e proporzionate, coerenti con il diritto internazionale e nell’esercizio del diritto di autodifesa. “Abbiamo anche ripetutamente affermato in precedenti lettere a questo Consiglio che gli Stati Uniti avrebbero intrapreso ulteriori azioni per rispondere a futuri attacchi o minacce di attacchi contro cittadini statunitensi o personale e strutture statunitensi”, ha aggiunto il diplomatico americano, osservando che gli obiettivi colpiti dagli Stati Uniti sono stati accuratamente selezionati per evitare vittime civili e si basavano su prove chiare e inconfutabili che fossero collegati agli attacchi contro il personale statunitense. “Il presidente Biden ha chiarito che questi attacchi sono stati l’inizio della nostra risposta all’attacco mortale alla Torre 22 nel nord-est della Giordania”, ha detto Wood, sottolineando che gli attacchi sono stati “separati e distinti” dagli attacchi della coalizione nello Yemen che erano in risposta agli attacchi Houthi contro le navi nel Mar Rosso.

“Vorrei essere chiaro: gli Stati Uniti non desiderano ulteriori conflitti nella regione mentre stanno lavorando attivamente per contenere e allentare il conflitto a Gaza, e non stiamo cercando un conflitto diretto con l’Iran”, ha detto Wood, aggiungendo che gli Stati Uniti continueranno a difendere le proprie forze da attacchi inaccettabili. Alla fine della riunione, il diplomatico americano è stato l’unico a fermarsi fuori per rispondere alle domande dei giornalisti, dove ha ribadito che l’Iran “non ha nessuna credibilità” (vedi video sotto).

Poi è stato il turno dei diplomatici dei tre paesi colpiti dagli USA. L’ambasciatore siriano alle Nazioni Unite Koussay Aldahhak, ha affermato che le argomentazioni ascoltate erano “fragili pretesti” e per il diplomatico siriano gli USA hanno  una “interpretazione distorta e errata” delle disposizioni della Carta, in particolare dell’articolo 51. Inoltre le cause profonde dei conflitti, della sofferenza e dell’instabilità nella regione del Medio Oriente sono per la Siria le “politiche sbagliate e distruttive” degli Stati Uniti, come il sostegno “cieco e illimitato” di Washington all’occupazione israeliana e “alle atrocità che Israele sta commettendo contro il popolo palestinese”.  Il diplomatico siriano ha inoltre affermato che il suo paese respinge fermamente l’idea che i territori degli Stati membri dell’ONU possano diventare “una piattaforma per le campagne elettorali statunitensi e per l’uso della forza bruta che mina i principi di sicurezza collettiva su cui è stata fondata l’ONU”.

Il vice rappresentante permanente dell’Iraq Abbas Kadhom Obaid Al-Fatlawi ha affermato che le crisi in Medio Oriente sono tutte collegate e che gli attacchi americani non sono in linea con “le nostre relazioni con gli Stati Uniti”, aggiungendo che l’Iraq condanna e respinge categoricamente qualsiasi attacco contro il suo territorio basato su pretesti futili ed illogici. “Questo Consiglio di Sicurezza deve proteggere l’integrità territoriale di tutti gli Stati”, ha aggiunto.

Amir Saeid Iravani, Permanent Representative of the Islamic Republic of Iran, addresses the Security Council meeting on threats to international peace and security. (UN Photo/Evan Schneider)

Quando è intervenuto per ultimo l’ambasciatore iraniano Amir Saeid Iravani, ha condannato fermamente gli attacchi statunitensi contro i territori iracheni e siriani: “L’azione militare statunitense è illegale, ingiustificata e viola palesemente le norme e i principi fondamentali del diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite”, ha affermato, denunciando anche gli attacchi congiunti USA-Regno Unito contro lo Yemen. “Queste azioni illegali che hanno preso di mira civili e infrastrutture vitali, hanno messo a repentaglio la pace e la sicurezza regionale e rappresentano un grave problema per la pace e la sicurezza internazionale”, ha continuato l’ambasciatore Iravani, dicendo che si trattava di un “tentativo disperato” compiuto da Stati Uniti e Regno Unito per  “distogliere l’attenzione” dalla causa principale dell’attuale situazione in Medio Oriente incolpando falsamente l’Iran. “È deplorevole che gli Stati Uniti, membro permanente del Consiglio di Sicurezza, non abbiano rispettato i propri obblighi ai sensi della Carta delle Nazioni Unite”, ha affermato Iravani accusandoli di svolgere un ruolo destabilizzante nella regione. “Gli Stati Uniti e la NATO devono rispettare la decisione del governo iracheno di porre fine alla loro presenza militare e di ritirare le loro forze dal paese”, ha affermato il diplomatico iraniano. L’Iran “non ha mai cercato di contribuire alla ricaduta del caos nella regione e non ha una presenza militare in Iraq, e che i suoi consiglieri militari sono legalmente presenti in Siria, invitati da Damasco per combattere il terrorismo” ha sostenuto Iravani. “È evidente a tutti che le cause profonde nella regione sono l’occupazione, l’aggressione, il continuo genocidio e le orribili atrocità commesse dal regime israeliano, e pienamente sostenute dagli Stati Uniti, contro palestinesi innocenti nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania”, ha concluso il diplomatico iraniano.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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