Dopo che gli USA e alcuni paesi dell’UE (tra cui l’Italia) hanno già dichiarato di aver interrotto il flusso di aiuti all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA), il segretario generale dell’ONU António Guterres cercherà martedì di convincere i principali paesi donatori a sospendere la loro decisione.
Gia domenica, Guterres aveva lanciato un appello ai paesi donatori a non interrompere i loro finanziamenti che risultano vitali affinché i 13 mila dipendenti dell’UNRWA a Gaza possano continuare ad aiutare due milioni di palestinesi che stanno subendo gli orrori della guerra tra Israele e Hamas. Lunedì il portavoce Stephane Dujarric, durante il briefing con i giornalisti al Palazzo di Vetro, ha anche detto che Guterres ha già incontrato il capo dell’Ufficio dei servizi di supervisione interna (OIOS), il più alto organo investigativo del sistema delle Nazioni Unite. Questo per garantire che l’indagine che coinvolge 12 membri del personale dell’UNRWA accusati di essere stati coinvolti negli attacchi terroristici del 7 ottobre in Israele fosse “condotta nel modo più rapido ed efficiente possibile”, ha affermato Dujarric che ha aggiunto: “Abbiamo un processo di responsabilità in corso. Mentre ciò accade, le persone devono sopravvivere e abbiamo bisogno di un sostegno continuo all’UNRWA e a tutto il nostro lavoro umanitario”.

Mentre i giornalisti al briefing giornaliero hanno rivolto una valanga di domande sull’UNRWA, Dujarric ha ribadito che il Segretario generale è “personalmente inorridito” dalle accuse, ma che il suo messaggio ai donatori, soprattutto a quelli che hanno sospeso i loro contributi è di “garantire almeno la continuità delle operazioni dell’UNRWA”, ricordando che sono 15 mila le persone che lavorano all’UNRWA e dedicano la loro opera in tutta la regione: “I disperati bisogni delle popolazioni disperate che servono devono essere soddisfatti”, ha detto Dujarric.
Oltre ai suoi programmi nella Striscia di Gaza, l’UNRWA fornisce aiuti umanitari vitali ai rifugiati palestinesi in Giordania, Libano, Siria e in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est. Nella Striscia di Gaza, l’agenzia sta fornendo aiuti salvavita a oltre due milioni di civili, gestendo ripari per oltre un milione e fornendo cibo, acqua e servizi sanitari.
Sempre lunedì, un gruppo di importanti agenzie umanitarie internazionali e ONG ha invitato i paesi che hanno ritirato i finanziamenti all’UNRWA per le accuse di collusione del personale “a riaffermare il sostegno al lavoro vitale” svolto dall’agenzia delle Nazioni Unite. Tra questi figurano il Consiglio norvegese per i rifugiati, Oxfam, Save the Children e War Child Alliance. Queste Ong hanno invitato gli Stati donatori che hanno sospeso i finanziamenti – tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Italia, Austria, Finlandia e Giappone – a ripristinare il sostegno urgentemente necessario o “rischio di privare ulteriormente i palestinesi nella regione di cibo, acqua e assistenza medica essenziali, istruzione e protezione”.
A Dujarric è stato chiesto se non fosse il caso di transferire all’UNHCR (l’agenzia dell’ONU per i rifugiati guidata da Filippo Grandi), che ha dimostrato organizzazione e affidabilità nel provvedere ai rifugiati nelle crisi del mondo, il lavoro dell’UNRWA che invece vede membri del suo personale accusati di crimini terribili. “Dobbiamo tornare un po’ indietro nella storia” ha replicato il portavoce di Guterres. “L’UNRWA è stata creata nel 1949 su mandato dell’Assemblea Generale con questo scopo particolare. L’UNHCR è stata creata dopo l’adozione nel 1951 della Convenzione internazionale sui rifugiati. Quindi il mandato dell’UNRWA è un mandato conferitole dall’Assemblea Generale. Qualsiasi decisione di modificare tale mandato, di cambiare la ragion d’essere dell’UNRWA, dovrebbe provenire dall’Assemblea Generale”.
Quando è stato chiesto anche se il Segretario Generale avesse questo tipo di discussioni, anche per semplificarne i budget, con gli Stati Membri o se fosse un tabù discutere della chiusura dell’UNRWA, Dujarric ha replicato: “Cerchiamo di essere chiari. I bisogni non cambieranno. La situazione sarebbe la stessa. Ma queste due organizzazioni hanno mandati conferiti loro dagli Stati membri. Se gli Stati membri vogliono avviare tali conversazioni, allora dovrebbero farlo. Ma non spetta al Segretario Generale semplicemente spostare queste organizzazioni e modificarne i mandati”, per poi concludere: “Non è che sia un tabù. L’obiettivo in questo momento è quello di servire milioni e milioni di persone, dentro Gaza e fuori Gaza, che hanno bisogno di aiuto”.