Diversi Paesi hanno sospeso i finanziamenti all’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite che dal 1949 si occupa di tutelare e provvedere agli aiuti umanitari per i rifugiati palestinesi nella Striscia di Gaza, a fronte della notizia del coinvolgimento di alcuni dipendenti nell’attacco di Hamas del 7 ottobre. Intanto, sono già scattati i primi licenziamenti da parte dell’ONU.
I primi a sospendere i finanziamenti sono stati Canada, Australia e Stati Uniti, che da soli hanno versato più di 720 milioni di dollari dal 2020. A loro seguono Italia, Finlandia e Regno Unito. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha annunciato la sospensione ai finanziamenti con un post su X, ex Twitter, aggiungendo: “Siamo impegnati nell’assistenza umanitaria alla popolazione palestinese, tutelando la sicurezza di Israele”.
L’Unione Europea, uno dei partner principali di UNRWA che, solo nel 2023, ha contribuito con quasi 100 milioni di dollari, sta considerando se prendere dei provvedimenti. L’Alto rappresentante per gli Affari Esteri, Joseph Borrell, ha detto di essere in contatto con l’amministrazione di UNRWA e ha richiesto che venga fornita “piena trasparenza sulle accuse” e che vengano prese “misure immediate contro il personale coinvolto”. Poi la Commissione “valuterà gli ulteriori passi da compiere e trarrà insegnamenti in base ai risultati”.
Il Commissario Generale dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, ha avviato immediatamente un’indagine interna e sono già stati rescissi i contratti dei primi sospettati. Ieri, il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres si era detto sconvolto dalle accuse e ha chiesto di procedere con le denunce e i licenziamenti. Verranno presi in considerazione e indagati anche coloro che hanno “favorito ciò che è accaduto” e altri militanti palestinesi.
Dopo le accuse di ieri, quando ha detto alla CNN che almeno 12 membri dello staff dell’Agenzia avrebbero partecipato all’attacco di Hamas, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz ha aggiunto che farà di tutto per impedire all’UNRWA di operare a Gaza una volta finita la guerra.
A oggi l’Agenzia è arrivata ad assistere più di due milioni di persone e secondo l’ONU la situazione umanitaria nella Striscia è allo stremo, fra sfollati, morti, zero accesso ai servizi sanitari, igienici e alimentari.