La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha ordinato a Israele di evitare “atti di genocidio” contro i palestinesi e di tutelare la popolazione civile a Gaza, rinunciando tuttavia a disporre un cessate il fuoco tra Stato ebraico e Hamas.
Nell’attesissima decisione presa venerdì dal gruppo di 17 giudici (tra cui anche un israeliano), il tribunale delle Nazioni Unite ha deciso di non archiviare il caso – e ha ordinato sei cosiddette misure provvisorie per proteggere i palestinesi nell’enclave costiera.
“La Corte è perfettamente consapevole dell’entità della tragedia umana che si sta consumando nella regione ed è profondamente preoccupata per la continua perdita di vite umane e per la sofferenza umana”, ha dichiarato Joan E. Donoghue, presidente della Corte.
Nello specifico, la massima assise nel campo del diritto internazionale ha ritenuto che i palestinesi siano protetti ai sensi della Convenzione sul genocidio del 1948. Ciò non equivale a dire, tuttavia, che l’operazione militare dello Stato ebraico equivalga tecnicamente e legalmente a un genocidio.
La decisione di venerdì ha peraltro solamente natura provvisoria, dal momento che una sentenza vera e propria richiederà verosimilmente anni di studio e udienze. A sollecitare un intervento “con estrema urgenza” del tribunale internazionale erano state a fine dicembre le autorità sudafricane, che avevano chiesto l’imposizione di misure provvisorie per tutelare la popolazione civile.
In cima alla lista di Pretoria c’è la richiesta che Israele “sospenda immediatamente le operazioni militari a Gaza e contro Gaza” – misura che tuttavia la Corte ha rifiutato di ordinare. Il Sudafrica ha inoltre chiesto che Israele adotti “misure ragionevoli” per prevenire il genocidio e consentire l’accesso agli aiuti umanitari.
Le decisioni della CIG sono giuridicamente vincolanti per gli Stati coinvolti – malgrado non esista chiaramente un organo di polizia internazionale in grado di imporne l’applicazione.
Commentando a caldo la decisione della corte, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito le accuse di genocidio come “oltraggiose” e ha promesso di proseguire la guerra. “Continueremo a fare ciò che è necessario per difendere il nostro Paese e il nostro popolo”, le parole del capo del Governo.