Maratona di oltre quattro ore venerdì sera sulle crisi in Medio Oriente al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. Dopo che il primo incontro del pomeriggio dedicato alla crisi di Gaza e richiesto dall’Algeria si era concluso (video sopra di entrambe le riunioni), i Quindici sono rimasti attorno al tavolo del Consiglio per dibattere anche dell’escalation che è esplosa nel Mar Rosso, in una rotta marittima internazionale cruciale (dove passa oltre il 30% del commercio mondiale marittimo). Dopo che navi mercantili di passaggio in quel tratto di mare sono state ripetutamente attaccate dai Ribelli Houthi, giovedì sera c’è stato l’attacco militare degli Stati Uniti e del Regno Uniti contro le postazioni degli Houthi in Yemen. Giovedì, le forze militari statunitensi e britanniche, supportate da altre quattro nazioni (Canada, Australia, Bahrain, Olanda) hanno condotto oltre 50 attacchi aerei e missilistici su obiettivi in tutto lo Yemen.
Poche ore prima dell’incontro al Consiglio di Sicurezza, il capo delle Nazioni Unite António Guterres aveva esortato tutti i paesi coinvolti nel tentativo di proteggere il Mar Rosso dalle ricadute del conflitto a Gaza, per evitare un’escalation, ma che sembra inevitabile anche se gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno descritto la loro azione “difensiva” e causata dai precedenti attacchi delle fazioni yemenite alleate dell’Iran. Anche per Guterres i crescenti attacchi degli Houthi – secondo il gruppo ribelle avvenuti contro navi dirette in Israele e in solidarietà con i palestinesi per le sofferenze subite a Gaza – sono inaccettabili e devono essere fermati, in linea con la risoluzione 2722 approvata due giorni fa dal Consiglio di Sicurezza.

Il primo a parlare al Consiglio di Sicurezza è stato il funzionario dell’ONU Khaled Khiari, segretario generale aggiunto presso il Dipartimento per gli affari politici e di costruzione della pace delle Nazioni Unite (DPPA), che ha affermato che il ciclo di violenza nello Yemen e nel Mar Rosso rischia gravi ripercussioni politiche, di sicurezza, economiche e umanitarie non solo per il paese impoverito e devastato dalla guerra, ma anche per il resto del Medio Oriente.
“I recenti miglioramenti umanitari nel paese sono fragili e potrebbero essere facilmente invertiti se si verificassero ulteriori incidenti, mentre anche i progressi nel raggiungimento di una soluzione politica per porre fine alla guerra nello Yemen potrebbero essere compromessi, lasciando il popolo dello Yemen ad affrontare l’impatto del conflitto continuo” ha detto Khiari.
“L’attacco degli Houthi in seguito all’adozione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza e gli eventi di ieri [giovedì] dimostrano ulteriormente che la regione si trova su una pericolosa traiettoria di escalation che potrebbe potenzialmente avere un impatto su milioni di persone nello Yemen, nella regione e nel mondo”, ha aggiunto Khiari.
“Tutte le parti interessate devono fare del loro meglio per evitare un’ulteriore escalation, ridurre le tensioni ed esercitare moderazione”, ha affermato Khiari.

Vassily Nebenzia, ambasciatore della Russia, che ha richiesto alla presidenza della Francia la riunione di emergenza del Consiglio, ha affermato che, data la palese aggressione armata contro un altro paese, la sua delegazione avrebbe preferito vedere il Segretario generale delle Nazioni Unite Guterres informare il Consiglio di Sicurezza.
Nebenzia ha detto che l’aggressione di ieri da parte di una cosiddetta “coalizione internazionale” ha visto attacchi contro lo Yemen e il suo popolo, con aerei e navi marittime che hanno colpito più città, bombardando aeroporti e altre infrastrutture. La stessa distruzione che si è verificata a Gaza, con la guerra che si sta estendendo al Mar Rosso e al Golfo di Aden, ha affermato il diplomatico russo, aggiungendo che questi attacchi massicci da parte di Stati Uniti e Regno Unito non hanno “niente in comune” con il diritto all’autodifesa.
#Nebenzia: Actions of the so-called “coalition” [in #Yemen] are in breach of Article 2 of the UN Charter. This is another military aggression of the collective West to add to the lengthy list of their “raids” against the long-suffering Middle East. pic.twitter.com/4wJZ32C0vg
— Russia at the United Nations (@RussiaUN) January 13, 2024
“Le azioni della coalizione violano l’Articolo II della Carta delle Nazioni Unite”, ha affermato. “La libertà di navigazione è regolata dal diritto del mare.” In questo senso, una controversia dovrebbe essere presentata all’organismo competente, ha detto Nebenzia. In linea con le continue richieste della Russia per un cessate il fuoco a Gaza, ha affermato che i tentativi del Consiglio in tal senso sono stati ostacolati dagli Stati Uniti, che avevano fornito una “spiegazione distorta” per i loro atti criminali nelle discussioni del Consiglio sulla risoluzione adottata sul Mar Rosso.
Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno un record di gravi violazioni, ha detto Nebenzia, aggiungendo che anche Washington sta coprendo le azioni in Siria con “una foglia di fico”. Per quanto riguarda Gaza, ha affermato che il Medio Oriente si trova ora ad affrontare una situazione critica. “Se l’escalation continua, la regione potrebbe andare incontro a una catastrofe”, ha affermato ambasciatore russo, aggiungendo che la responsabilità di ciò dovrebbe ricadere sugli Stati Uniti. Nebenzia pertanto invitato la comunità internazionale a condannare l’attacco contro lo Yemen e a compiere ulteriori sforzi globali per fermare la violenza in Medio Oriente.
Ad un certo punto, durante la riunione ancora in corso, l’Ambasciatore Nebenzia è uscito e quando abbiamo cercato di capire la posizione della Russia (che mercoledì, come la Cina, si era astenuta facendo quindi approvare la risoluzione 2722), ci ha ripetuto che ancora una volta gli USA e Regno Unito “avevano ingannato” gli altri paesi, e la loro azione militare in Yemen non rispettava la risoluzione votata due giorni prima e che così avrebbero allargato il conflitto in tutto il Medio Oriente. Quando gli abbiamo chiesto se la Russia o l’Iran stessero facendo qualcosa per fermare gli Houthi dal continuare gli attacchi contro le navi mercantili in modo da calmare la situazione, il diplomatico russo ci ha risposto: “Nessuno può dire agli Houthi cosa fare o non fare, né la Russia né l’Iran. Possiamo parlargli certo, ma poi decidono di testa loro”. (Vedi video qui sotto)
Quando l’ambasciatrice degli USA Linda Thomas-Greenfield ha preso la parola, ha affermato che gli attacchi contro obiettivi Houthi nello Yemen nella notte di giovedì avrebbero dovuto “interrompere e degradare” gli “attacchi sconsiderati” del gruppo contro le navi commerciali nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden.
Questi attacchi erano quindi necessari e proporzionati, ha aggiunto ricalcando il precedente intervento della collega britannica, sottolineando che “erano coerenti con il diritto internazionale e nell’esercizio del diritto intrinseco degli Stati Uniti all’autodifesa, come previsto dall’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite“.
La diplomatica americana ha cercato di spiegare al Consiglio di Sicurezza le ragioni degli alleati per i bombardamenti in Yemen, sottolineando che nessuno è immune, compresa la Russia, dagli attacchi perpetrati dagli Houthi contro navi e vascelli: “Finché una qualsiasi delle nostre navi è vulnerabile, tutte le nostre navi sono vulnerabili”, ha detto Thomas-Greenfield, sottolineando che, da novembre, oltre 2.000 navi hanno dovuto essere dirottate a causa delle minacce degli Houthi e che i ribelli hanno attaccato e preso in ostaggio i marinai provenienti da oltre 20 paesi.

Nel ricordare la risoluzione 2722 appena adottata dal Consiglio di Sicurezza mercoledì che intima agli Houthi a cessare i loro attacchi e condanna coloro che hanno fornito armi e assistenza necessarie per effettuare tali attacchi, Thomas-Greenfield ha affermato: “Questa risoluzione fa riferimento anche al diritto intrinseco degli Stati membri, in conformità con il diritto internazionale, di difendere le proprie navi dagli attacchi”.
“L’attacco di ieri è stato l’ultimo di una serie di azioni intraprese per autodifesa, intraprese dagli Stati Uniti insieme ad altri paesi e avvenute in un ampio contesto diplomatico di condanna globale”, ha affermato l’ambasciatrice Thomas-Greenfield che ha sottolineato che il suo Paese non desidera ulteriori conflitti nella regione: “Il nostro obiettivo è semplice, allentare le tensioni e ripristinare la stabilità nel Mar Rosso, sostenendo allo stesso tempo i principi fondamentali della libertà di navigazione”.