Mercoledì, nella loro prima riunione d’emergenza del 2024, i membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite hanno avvertito il regime degli Houthi che controllano lo Yemen a fermare i loro attacchi illegali alle navi nel Mar Rosso e nel Golfo di Aden, affermando che minacciano la stabilità regionale, la libertà di navigazione e le forniture alimentari globali. I Quindici hanno anche chiesto che la nave mercantile giapponese Galaxy Leader (collegata a una compagnia israeliana) e il suo equipaggio, sequestrati il 19 novembre, siano subito liberati.
Anche se la maggioranza dei membri del Consiglio hanno chiesto azioni per fermare gli attacchi missilistici e di droni degli Houthi, l’organismo non ha adottato misure formali durante la sessione aperta, prima che la riunione continuasse le consultazioni a porte chiuse.
Gli Houthi, alleati e supportati dall’Iran, controllano gran parte dello Yemen, da dove hanno lanciato droni e missili contro più di 20 navi dal 19 novembre, affermando che i loro attacchi sono gesti di solidarietà verso i palestinesi di Gaza. Per questo avrebbero continuato a prendere di mira le navi con collegamenti israeliani o che stavano navigando verso Israele. Ma molte navi che sono state attaccate o minacciate, non avevano alcun collegamento con Israele e non erano dirette ai porti israeliani, e per questo le principali compagnie di navigazione hanno sospeso i loro trasporti attraverso il Mar Rosso.

L’incontro, che ha presidente di turno per il mese di gennaio la Francia, si è aperto con l’intervento del segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite per il Medio Oriente, Khaled Khiari, che ha affermato che le ripercussioni dell’escalation militare e delle minacce alla navigazione marittima sono motivo di seria preoccupazione e potrebbero avere un impatto su “milioni di persone nello Yemen, nella regione e nel mondo”. “Nessuna causa o reclamo può giustificare la continuazione di questi attacchi contro la libertà di navigazione”, ha aggiunto Khiari. Dopo aver incoraggiato tutte le parti interessate a evitare un’ulteriore escalation e ad allentare tensioni e minacce, Khiari ha auspicato che il traffico attraverso il Mar Rosso possa tornare al suo stato normale per evitare il rischio che lo Yemen “venga trascinato in una conflagrazione regionale”. Khiari ha concluso affermando che “la continua assistenza di questo Consiglio nell’impegnarsi attivamente con tutte le parti interessate a spingere per la moderazione rimane estremamente preziosa in modo che attraverso i nostri sforzi congiunti si possa evitare che un’ulteriore escalation nel Mar Rosso peggiori le tensioni regionali”.

Dopo è stata la volta del segretario generale dell’Organizzazione marittima internazionale (IMO, vedi video in alto), Arsenio Dominguez, che ha rivelato ai Quindici che le recenti informazioni ricevute dall’IMO mostrano che gli Houthi non stanno limitando i loro attacchi solo alle navi collegate a Israele. Un numero significativo di aziende sta già dirottando le proprie navi intorno al Sud Africa per ridurre i rischi, che rappresentano in media 10 giorni aggiuntivi per i viaggi e hanno un impatto negativo sul commercio internazionale e sui costi del trasporto merci.
Dominguez ha ricordato le precedenti raccomandazioni concordate a dicembre su come affrontare la crisi, affermando che l’IMO ha già in atto un programma sulla sicurezza nella regione del Mar Rosso. Poi ha ribadito il suo appello alla riduzione della tensione “per garantire la sicurezza dei nostri marittimi, la libertà di navigazione e la stabilità delle catene di approvvigionamento”. Dominguez ha affermato che l’IMO continuerà a monitorare la situazione in collaborazione con gli Stati membri e i partner del settore, insieme alle marine coinvolte nel garantire la sicurezza in mare.

L’ambasciatore degli Stati Uniti Chris Lu, ha detto che gli USA ritengono che la situazione abbia raggiunto un “punto di svolta” e che “questi attacchi pongono gravi implicazioni per la sicurezza marittima, il trasporto marittimo internazionale e il commercio, e minano la fragile situazione umanitaria nello Yemen”, minacciando la consegna di aiuti al paese devastato dalla guerra.
Lo scorso dicembre gli Stati Uniti e altri paesi hanno formato una task force navale, l’Operazione Prosperity Guardian, per proteggere le navi civili nel Mar Rosso. Le navi da guerra statunitensi hanno abbattuto diversi missili lanciati dagli Houthi e domenica hanno anche affondato dei motoscafi Houthi che stavano per attaccare delle navi.
Gli Stati Uniti e altri 12 paesi hanno avvertito, in una dichiarazione congiunta rilasciata prima della Riunione del Consiglio di Sicurezza, che gli Houthi “si assumeranno la responsabilità delle conseguenze” qualora gli attacchi dovessero persistere.
Durante la sessione, i rappresentanti di Stati Uniti, Gran Bretagna e Israele hanno accusato l’Iran di sostenere gli attacchi Houthi: “Gli Houthi farebbero fatica a rintracciare e colpire efficacemente le navi commerciali” senza il sostegno dell’Iran, ha detto il diplomatico americano Lu.
L’ambasciatore giapponese Kazuyuki Yamazaki è stato tra i diplomatici più insistenti nel chiedere al Consiglio di agire per fermare gli attacchi, anche se non ha specificato quali misure dovrebbe intraprendere.
“Il Giappone ritiene che il Consiglio di Sicurezza dovrebbe intraprendere un’azione adeguata per scoraggiare ulteriori minacce da parte degli Houthi e mantenere la pace e la sicurezza internazionale”, ha affermato Yamazaki .
Dal canto suo l’ambasciatore russo alle Nazioni Unite Vassily Nebenzia ha esortato i leader Houthi a desistere da qualsiasi azione che rappresenti una minaccia per le navi mercantili e i loro equipaggi, ma ha anche aggiunto che il problema nasce per colpa dell’estensione del conflitto tra Israele e Hamas a Gaza, e ha per questo criticato la diplomazia degli USA per aver bloccato proprio all’ONU le risoluzioni che chiedevano un cessate il fuoco immediato.