Il ministro italiano della Giustizia, Carlo Nordio, a margine della Conferenza degli Stati parte della Convenzione Onu contro la corruzione che si tiene ad Atlanta, ha aperto i lavori dell’evento “Measuring Corruption to trigger action and assess impact” con la direttrice esecutiva UNODC, Ghada Waly, affermando che la percezione del livello di corruzione in un Paese è un indicatore che “ha mostrato limiti ampiamente riconosciuti”. Al contrario, secondo Nordio, per misurare tale fenomeno occorre un metodo “obiettivo e scientifico”.
L’approccio basato su dati ed evidenze, ricorda il Ministro, è stato fortemente voluto dall’Italia, quando nel 2019, durante l’VIII Conferenza Onu contro la corruzione di Abu Dhabi, “l’Italia presentò una risoluzione che mirava a promuovere lo sviluppo” di indicatori oggettivi per misurare il fenomeno. L’adozione di questa risoluzione, afferma Nordio “fu un importante passo avanti nel superamento dell’approccio precedente, basato solo sulla percezione”.

Occorre proseguire su questa linea, afferma il Guardasigilli, che conferma “la volontà dell’Italia di continuare a contribuire nello sforzo comune per sviluppare” metodi di misurazione della corruzione “più raffinati e affidabili”. Nordio ha anche offerto alcune sue riflessioni in merito all’approccio al fenomeno corruttivo. “Semplificare le leggi”, ribadisce il Ministro della Giustizia italiano; sono infatti “spesso troppo numerose per essere conosciute, e troppo contraddittorie per essere applicate”; l’incertezza che ne deriva “è sinonimo di disordine e corruzione”. Inoltre, “individuare le competenze”, per identificare chi è responsabile di cosa e, così, permettere a cittadini e imprese, ha concluso Nordio, di “sapere a quale porta bussare per ottenere un atto, un permesso, una licenza”.
Nel suo precedente intervento, durante la sessione plenaria di lunedì 11 dicembre, il Guardasigilli aveva assicurato l’interesse dell’Italia a ricoprire un ruolo decisivo a livello internazionale nella lotta alla corruzione. L’Italia si è fatta promotrice, insieme al Messico con cui condivide uno specifico programma sotto l’egida dell’UNODC, di una risoluzione volta a denunciare lo stretto collegamento tra la corruzione e il crimine organizzato. L’obiettivo è “intensificare gli sforzi comuni – ha dichiarato Nordio – per prevenire e combattere la corruzione”, quale strumento utilizzato anche dai clan mafiosi per i loro affari criminali.
La risoluzione prende spunto dalla dichiarazione adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nella sessione speciale del giugno 2021. Essa tende a promuovere l’analisi e la comprensione dei rischi della corruzione e dell’impatto del coinvolgimento della criminalità organizzata, nonché l’adozione di strumenti efficaci di prevenzione e contrasto di tale allarmante fenomeno, sia a livello interno, sia nei rapporti internazionali.
“La corruzione – ha aggiunto il Ministro – è molto spesso veicolo per altri gravi reati. E’ un catalizzatore per l’infiltrazione di interessi criminali attraverso i punti deboli mostrati dalla pubblica amministrazione. Più la società è solida – ha proseguito Nordio – meno risulta permeabile alle infiltrazioni della criminalità organizzata”.
Nel suo intervento, il Ministro ha richiamato l’importanza della cooperazione internazionale tra le autorità giudiziarie e le forze di polizia nel contrasto a fenomeni criminali transnazionali, annunciando l’adesione dell’Italia alla Rete operativa globale delle autorità di polizia anticorruzione, lanciata dall’UNODC (Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e della prevenzione del crimine): “Siamo convinti che lo scambio di buone pratiche e l’armonizzazione degli standard internazionali – ha spiegato Nordio ad Atlanta – siano fondamentali per combattere le attività illecite in ambito transnazionale”.
Il tema delle iniziative di contrasto al crimine organizzato transnazionale sarà in agenda anche durante l’incontro dei Ministri della Giustizia del G7 in programma a Venezia il prossimo anno.