Ad Atlanta, in Georgia, le nazioni dell’ONU sono riunite da oggi per la Conferenza degli Stati parti della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione (UNCAC), che si riunisce per la decima volta. Conosciuta come la COSP, celebra anche il 20° anniversario della storica Convenzione.
“La corruzione non solo deruba le risorse, ma deruba le persone della speranza”, ha affermato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres in un videomessaggio, esortando tutte le parti a sfruttare questa opportunità per rafforzare la cooperazione internazionale per prevenire, individuare e perseguire la corruzione, in collaborazione con la società civile e il mondo intero.
La conferenza, che ha la durata di una settimana, riunisce oltre 2.000 partecipanti provenienti da governi, organizzazioni regionali e internazionali, esperti, nonché rappresentanti del settore privato e della società civile per esaminare i progressi nell’attuazione della Convenzione. I delegati discuteranno anche le modalità per superare le sfide legate all’attuazione dell’UNCAC.
Intervenendo all’apertura, anche Ghada Waly, direttore esecutivo dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), ha salutato la Convenzione contro la corruzione come un quadro globale “monumentale”.
“La Convenzione è diventata uno standard universale e uno strumento che ha costituito la base per riforme giuridiche e istituzionali transformative in molti paesi, nonché per la cooperazione internazionale”, ha affermato.
Durante la sessione, gli Stati parti prenderanno in considerazione progetti di risoluzione e progetti di decisione, affrontando questioni quali la misurazione della corruzione, la protezione degli informatori, la trasparenza della proprietà effettiva e gli appalti pubblici.
All’apertura, c’è stato l’intervento dell’Ambasciatrice degli USA all’ONU Linda Thomas-Greenfield, a nome del paese ospitante: “A nome del presidente Biden, ho davvero il privilegio di darvi il benvenuto alla decima sessione della Conferenza degli Stati parti della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione. Qui questa settimana abbiamo delegazioni da ogni angolo del globo. Disponiamo di un numero senza precedenti di esperti anticorruzione provenienti dalla società civile e dal settore privato. È una vera testimonianza dell’importanza – e dell’urgenza – del nostro lavoro”. Ha detto Thomas-Greenfield
La diplomatica americana ha detto che quando si promuove “il buon governo, la responsabilità e la trasparenza, promuoviamo i diritti umani, le libertà fondamentali e la pace. Ma è vero anche il contrario: quando permettiamo alla corruzione di rimanere incontrollata, creiamo una cultura di impunità che consente alle violazioni dei diritti umani di rimanere impunite”.

Thomas Greenfield ha quindi affermato: “La corruzione è un cancro che metastatizza; quella debolezza è ogni pilastro della società; che alimenta l’estorsione e la discriminazione; che sovverte la democrazia e lo stato di diritto e nega alle persone i loro diritti, le loro libertà e il loro futuro; che ruba fondi ai servizi pubblici essenziali e può persino impedire agli studenti di continuare gli studi, di perseguire le proprie ambizioni e i propri sogni, in particolare nei paesi in via di sviluppo, dove le famiglie sono talvolta costrette a corrompere i funzionari locali per mandare i propri figli a scuola”.
Thomas-Greenfield ha sottolineato che la corruzione ha le conseguenze più disastrose per i più vulnerabili, “donne e bambini, persone con disabilità, comunità LGBTQI+, poveri e svantaggiati; le persone che hanno più bisogno del nostro aiuto e sostegno, ma che spesso sentono che, non importa quanto duramente lavorino, il sistema è truccato contro di loro, che vedono la democrazia come inefficace e il sistema giudiziario come inaccessibile”.
Ma per gli USA, ciò che è davvero più pericoloso è quando “i leader non riescono ad affrontare attori e sistemi corrotti, aprono la porta all’instabilità e al conflitto. Quando si guarda l’indice CPI di Transparency International, molti dei paesi con i più alti livelli di corruzione, tra cui Libia, Sudan, RDC e Yemen, sono in preda al conflitto. Questa non è una coincidenza e dovrebbe far suonare un campanello d’allarme per tutti noi”. Per questo gli Stati Uniti hanno fatto della lotta alla corruzione il fulcro della loro politica estera: “Due anni fa, questa settimana, il presidente Biden pubblicò la prima strategia statunitense contro la corruzione. E oggi voglio parlare dei quattro modi principali con cui stiamo lavorando per mantenere i nostri impegni”.
Thomas Greenfield ha detto di essere orgogliosa di poter annunciare che, “proprio questa mattina, il presidente Biden ha emesso un proclama presidenziale che amplierà l’autorità del segretario Blinken di limitare l’ingresso negli Stati Uniti a coloro che favoriscono la corruzione. Si tratta di un coraggioso passo avanti che ci consentirà di promuovere la giustizia e la responsabilità”.

In secondo luogo, nel budget per l’anno fiscale 2022, gli Stati Uniti “stanno fornendo 252 milioni di dollari in assistenza estera per contrastare la corruzione, inclusi almeno 10 milioni di dollari per gli hub regionali anti-corruzione che rafforzano l’attuazione dell’UNCAC. Solo quest’anno abbiamo sostenuto il lancio di un nuovo hub UNODC in Colombia, Kenya e Tailandia”. Terzo, ha annunciato Thomas-Greenfield, gli Stati Uniti “continueranno a promuovere la trasparenza e l’integrità finanziaria, in particolare nei settori ad alto rischio di corruzione, compresi gli appalti pubblici. Strutture aziendali opache consentono ai malintenzionati di agevolare il riciclaggio di denaro e altri reati impunemente a spese di tutti gli altri”.
Tutti hanno il dovere di sradicare la corruzione. Così, a partire dal 1° gennaio 2024, molte aziende americane saranno tenute a denunciare i loro veri titolari effettivi al Dipartimento del Tesoro: “Gli Stati Uniti continueranno inoltre ad espandere la cooperazione tra le autorità di contrasto per recuperare e restituire i beni rubati e garantire un utilizzo trasparente e responsabile di questi fondi. Dal 2010, abbiamo lavorato a stretto contatto con partner internazionali per restituire oltre 1,6 miliardi di dollari di beni rubati. E più avanti questa settimana condivideremo i dettagli sugli ulteriori beni confiscati che verranno restituiti alla Malesia e ad altri paesi”.
Infine, ha proseguito Thomas-Greenfield, “la nostra amministrazione sta sviluppando una serie di proposte legislative che rafforzeranno le forze dell’ordine e le autorità competenti in materia di visti per perseguire casi di lotta alla corruzione, che presto condivideremo con il Congresso”.
L’ambasciatrice degli USA ha affermato che “il nostro approccio alla lotta alla corruzione consiste anche nel dare potere a bravi attori come i giornalisti che denunciano le ingiustizie, spesso correndo grandi rischi personali, che necessitano e meritano piena protezione”. Per questo l’anno scorso anno, gli Stati Uniti hanno lanciato il programma Reporters Shield, che lavora per contrastare il forte aumento delle cause per diffamazione, “diffamazione e cause legali senza merito intese a mettere a tacere i media indipendenti e le organizzazioni della società civile e continuiamo a sostenere i giornalisti e la società civile attraverso il Consorzio Globale Anti-Corruzione”.
Corruption is a cancer that metastasizes.
That subverts democracy and the rule of law – and denies people their rights and freedoms.
As I made clear at #CoSP10, the United States has made anti-corruption a centerpiece of our foreign policy. pic.twitter.com/Zkq46bY7jS
— Ambassador Linda Thomas-Greenfield (@USAmbUN) December 11, 2023
Quindi Thomas-Greenfield ha detto di essere orgogliosa che questa settimana “siano presenti 1.000 partecipanti provenienti dalla società civile e dal settore privato, più di tre volte il numero di coloro che hanno partecipato alle conferenze precedenti”.
Thomas Greenfield ha ricordato che gli USA hanno onorato gli attivisti coraggiosi provenienti da tutto il mondo, tra cui il ministro della Giustizia Veronica Mihailov-Moraru, ex procuratore della Moldavia, che ha visto l’impatto corrosivo che la corruzione aveva avuto nel sistema giudiziario del suo paese. “Si è rimboccata le maniche e ha ottenuto riforme fondamentali. La settimana scorsa, a Washington, il segretario Blinken ha onorato Veronica e altri 10 sostenitori della lotta alla corruzione che hanno combattuto per la trasparenza e la giustizia”.
Poi la diplomatica americana ha onorato i funzionari pubblici in prima linea contro la corruzione: “Leader come Bernardo Arévalo, il presidente eletto del Guatemala, che si è candidato con una piattaforma anti-corruzione. La vittoria di Arévalo sembra aver fatto venire i brividi ad alcune élite al potere del paese, che hanno lanciato un “colpo di stato giudiziario” al rallentatore per impedirgli di entrare in carica”. Tra gli applausi della sala, la diplomatica americana ha ricordato come gli Stati Uniti sono al fianco di coloro che sono determinati a salvaguardare la democrazia e lo stato di diritto in Guatemala. “E siamo pronti a utilizzare tutti gli strumenti disponibili contro individui determinati a minare la transizione graduale del potere, anche attraverso restrizioni sui visti”.
Quindi, proclamando che si è a un punto di svolta, vent’anni dopo l’adozione della Convenzione contro la corruzione, per gli USA si deve celebrare i progressi che si sono compiuti insieme, ma si deve anche ammettere le nostre mancanze. “Dopotutto, come ogni trattato, la Convenzione contro la corruzione ha un impatto pari alla sua attuazione. Dobbiamo quindi agire a livello nazionale per garantire che le nostre leggi siano in linea con gli impegni dichiarati. E non commettere errori: anche le nostre istituzioni internazionali, comprese le Nazioni Unite, hanno del lavoro da fare. Le Nazioni Unite devono avere una politica di tolleranza zero nei confronti dello sfruttamento e degli abusi sessuali; frode negli appalti; corruzione e tangenti; conflitto di interessi; e fatturazione fraudolenta. La credibilità e l’efficacia delle Nazioni Unite dipendono da questo”.
Per concludere il suo discorso, Thomas-Greenfield ha ricordato una vicenda personale, raccontando una storia “che non ho mai condiviso pubblicamente. È una storia sul mantenerci onesti come individui. Perché tutti noi, prima o poi, abbiamo visto da vicino com’è la corruzione. E io so di averlo fatto”.

Quindi, ecco l’ambasciatrice rivelare che quando era una giovane studentessa squattrinata al college, lavorava in estate in un ufficio governativo statale dove era responsabile per la foto-copiatura dei documenti: “Il lavoro non era difficile, a meno che la fotocopiatrice non si rompeva in un momento critico. E questo accadeva continuamente” racconta Thomas-Greenfield. Quando il manager chiese di passare a un copiatrice di un’altra azienda, a questo punto il rappresentante che aveva venduto la fotocopiatrice originale invitò la giovane studentessa Thomas-Greenfield a pranzo, un “primo segnale di avvertimento… Mi offrì una tangente, dicendo che se avessi promesso di chiamarlo ogni volta che la fotocopiatrice si fosse rotta e non avessi avvisato il mio manager, mi avrebbe mandato 100 dollari al mese. Ora, a tutti voi non sembrerà molto, ma per una studentessa universitaria di umili condizioni erano un sacco di soldi” ha quindi continuato l’ambasciatrice degli USA alle Nazioni Unite, affermando che nessuna somma di denaro avrebbe potuto corrompere quella giovane studentessa, che sentiva che quella proposta era profondamente sbagliata. “In fin dei conti, tutto ciò che facciamo qui, che si tratti di resistere alle tangenti in contanti ricevute durante un pranzo o di sradicare le truffe ai più alti livelli di governo, si riduce alla semplice verità: la corruzione è sbagliata. È sbagliata nel profondo”.
Alla fine del suo racconto personale, l’ambasciatrice degli USA ha riaffermato: “Ecco la buona notizia: sebbene la corruzione sia un cancro, è anche un cancro curabile. La Convenzione contro la corruzione ci ha fornito il quadro di cui abbiamo bisogno per affrontare questa minaccia nazionale e transnazionale. E quindi, dipende da noi. Sta a noi rendere i prossimi vent’anni più giusti, responsabili e trasparenti. E così facendo possiamo promuovere la prosperità, la dignità e i diritti umani di tutte le persone. E possiamo promuovere la pace e la sicurezza in tutto il mondo”.

ANSA/MAURIZIO BRAMBATTI
Intanto l’Italia è rappresentata dal ministro della Giustizia Carlo Nordio che è già giunto ad Atlanta: “Dopo 12 anni, è direttamente il ministro a guidare la delegazione – sottolinea una nota del ministero della Giustizia- Il Guardasigilli interverrà alla sessione plenaria, poi in altri due appuntamenti a latere, dedicati uno al traffico di beni del patrimonio culturale e l’altro alla misurazione della corruzione e il suo impatto, insieme al direttore esecutivo Unodc Ghada Waly”. Ma in Italia sono scoppiate anche delle polemiche per la scelta del Governo di Giorgia Meloni di escludere, per la prima volta, l’Autorità anticorruzione italiana (Anac) dalla delegazione dell’Italia alla conferenza Onu di Atlanta. Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, commentando la decisione ha detto: ”E’ una decisione sbagliata. Purtroppo, siamo di fronte a un’ennesima dimostrazione della scarsa cultura istituzionale di questo Governo, che si priva delle importanti competenze dell’Anac su un tema così rilevante”. “L’Autorità nazionale anticorruzione – aggiunge Landini – ha negli anni svolto un ruolo fondamentale per far crescere nel Paese la cultura della legalità e della trasparenza, con l’obiettivo di contrastare i fenomeni di corruzione purtroppo assai presenti nel nostro tessuto istituzionale e sociale. Questa esclusione è purtroppo l’ennesima dimostrazione di scarsa cultura istituzionale e di una deriva con caratteristiche autoritarie”.