Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite si è riunito a porte chiuse venerdì sul conflitto in rapida escalation tra Venezuela e Guyana per una regione contesa e ricca di petrolio.
I Quindici avevano convocato l’incontro su richiesta della Guyana, la quale ha affermato che l’azione intrapresa da Caracas nei confronti della regione di Essequibo “minaccia la pace e la sicurezza internazionale”.
Alla fine della riunione nessun diplomatico ha voluto parlare ai giornalisti in attesa. Siamo riusciti a sapere soltanto che Rosemary DiCarlo, sotto segretaria dell’ONU per gli affari politici, aveva avuto un briefing con i Quindici ambasciatori in cui aveva descritto la situazione della crisi in corso. Ma nessuno decisione è stata finora presa dal Consiglio.
Molti paesi, soprattutto Brasile ed Ecuador (che fanno parte del Consiglio di Sicurezza) hanno invitato alla calma mentre il Venezuela ha denunciato le esercitazioni militari congiunte tra USA-Guyana come una “provocazione” e ha promesso di portare avanti il “recupero” della regione, che entrambi i vicini rivendicano come propria.
I timori di un’esplosione del conflitto si sono aggravati dopo che domenica il governo del presidente venezuelano Nicolas Maduro ha tenuto un controverso referendum sul destino di Essequibo. La regione è stata amministrata dalla Guyana per più di un secolo ed è oggetto di controversie sui confini davanti alla Corte internazionale di giustizia (ICJ) dell’Aia. Costituisce circa due terzi del territorio della Guyana e ospita 125.000 degli 800.000 cittadini del paese, ma è rivendicato anche dal Venezuela. Caracas non riconosce la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia e sta cercando di riportare l’area sotto il suo dominio.