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Gaza: Guterres fa pressioni sul Consiglio di Sicurezza per il cessate il fuoco

Il Segretario Generale dell'ONU scrive ai Quindici una lettera e questa volta invoca l'articolo 99 della Carta ONU. La differenza? Il suo portavoce sostiene...

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 5 mins read

Invocando l’ articolo 99 della Carta delle Nazioni Unite (fa parte del Capitolo XV ), mercoledì il Segretario generale António Guterres ha invitato il Consiglio di Sicurezza a “fare pressioni per evitare una catastrofe umanitaria” a Gaza e a unirsi per imporre un cessate il fuoco umanitario totale tra gli israeliani e palestinesi.

L’articolo 99 afferma che il capo delle Nazioni Unite “può portare all’attenzione del Consiglio di Sicurezza qualsiasi questione che, a suo avviso, possa minacciare il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale”.

I’ve just invoked Art.99 of the UN Charter – for the 1st time in my tenure as Secretary-General.

Facing a severe risk of collapse of the humanitarian system in Gaza, I urge the Council to help avert a humanitarian catastrophe & appeal for a humanitarian ceasefire to be declared. pic.twitter.com/pA0eRXZnFJ

— António Guterres (@antonioguterres) December 6, 2023

In una dichiarazione ai giornalisti in cui si divulgava il contenuto della lettera, il portavoce dell’ONU Stéphane Dujarric ha affermato che questa era la prima volta che Guterres si sentiva obbligato a invocare il Capitolo 99, da quando è entrato in carica nel 2017. Ma non era certo questa la prima volta che Guterres ha inviato una lettera simile al Consiglio di Sicurezza per spingerlo ad agire. Proprio nel suo primo anno in carica, sul rischio genocidio in Myanmar che stava correndo la popolazione Rohingya, Guterres inviò una lettera al Consiglio di Sicurezza con la quale raggiunse lo scopo: i Quindici intervennero subito e il regime birmano si fermò dal trucidare la minoranza musulmana in fuga verso il Bangladesh. Quando abbiamo ricordato l’episodio a Dujarric e gli abbiamo chiesto ragguagli, il portavoce ci ha chiarito in una email che in quell’occasione “la lettera sul Myanmar non menzionava specificatamente l’articolo 99”.

Durante il briefing al Palazzo di Vetro, Dujarric ha detto ai giornalisti che il capo delle Nazioni Unite stava facendo questo passo “vista l’entità della perdita di vite umane a Gaza e in Israele, in così poco tempo”, descrivendo l’uso dell’articolo 99 come una “drammatica mossa costituzionale” che Guterres sperava avrebbe esercitato maggiori pressioni sul Consiglio – e sulla comunità internazionale in generale – per chiedere un cessate il fuoco tra le parti in guerra.

“Penso che sia senza dubbio l’invocazione più importante”, ha detto Dujarric ai giornalisti presso la sede delle Nazioni Unite, “secondo me, lo strumento più potente di cui lui [il Segretario Generale] dispone”.

Secretary-General António Guterres (right) meets with José de la Gasca, Permanent Representative of Ecuador to the United Nations and President of the Security Council for the month of December. (UN Photo/Mark Garten)

La lettera di Guterres è stata inviata mercoledì nella tarda mattinata al presidente del Consiglio di Sicurezza a New York, l’ambasciatore dell’Ecuador José Javier de la Gasca Lopez-Domínguez, presidente di turno per il mese di Dicembre (e arrivato a New York per ricoprire l’incarico appena una settimana fa).

Dopo la crisi provocata dall’attacco terroristico di Hamas contro Israele, che ha scatenato la reazione israeliano contro Gaza, il Consiglio di Sicurezza ha approvato la risoluzione 2712 presentata da Malta a metà novembre – dopo quattro risoluzione bocciate in precedenza – chiedendo “pause umanitarie urgenti e prolungate”. Dopo una settimana di pausa nelle ostilità durante la quale alcuni dei 240 ostaggi tenuti dai militanti a Gaza sono stati scambiati con prigionieri palestinesi, i combattimenti sono ripresi il 1° dicembre.

Nella sua lettera al presidente del Consiglio, Guterres ha affermato che le oltre otto settimane di combattimenti complessivi hanno “creato spaventose sofferenze umane, distruzione fisica e traumi collettivi in ​​Israele e nei territori palestinesi occupati”.

Guterres ha sottolineato gli oltre 1.200 israeliani “brutalmente uccisi” dai militanti il ​​7 ottobre, tra cui 33 bambini, e i 130 ostaggi ancora tenuti prigionieri da Hamas. Guterres ha ribadito che questi ostaggi “devono essere rilasciati immediatamente e incondizionatamente” e poi ha anche aggiunto nella sua lettera, che “i resoconti delle violenze sessuali avvenute durante questi attacchi sono spaventosi”.

Mentre Israele continua a prendere di mira i combattenti di Hamas, il Segretario Generale dell’ONU ha affermato che i civili palestinesi in tutta la Striscia di Gaza corrono un grave pericolo, con oltre 15.000 persone già uccise, di cui oltre il 40% bambini.

People search for their belongings in the rubble in the Nuseirat refugee camp in Gaza. (Photo UNRWA/Ashraf Amra)

Circa l’80% degli abitanti di Gaza sono sfollati, oltre 1,1 milioni cercano rifugio nei rifugi dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA).

Guterres ha affermato che semplicemente non esiste una protezione efficace per i civili e che nessun posto è sicuro: ”Gli ospedali si sono trasformati in campi di battaglia”, ha aggiunto, dicendo che in mezzo al costante bombardamento di tutte le parti di Gaza “e senza un riparo o gli elementi essenziali per sopravvivere, mi aspetto che l’ordine pubblico crolli completamente presto”.

Passando alla risoluzione 2712 del Consiglio del 15 novembre, ha affermato che le condizioni attuali rendono impossibile aumentare le forniture umanitarie per soddisfare gli enormi bisogni dei civili, come richiede la risoluzione approvata.

“Semplicemente non siamo in grado di soddisfare i bisognosi all’interno di Gaza”, ha scritto, e affrontiamo “un grave rischio di collasso del sistema umanitario”. Le conseguenze di ciò hanno implicazioni irreversibili per i palestinesi e per la pace e la sicurezza dell’intera regione, ha affermato Guterres.

“Un simile risultato deve essere evitato a tutti i costi. La comunità internazionale ha la responsabilità di usare tutta la sua influenza per prevenire un’ulteriore escalation e porre fine a questa crisi”. Quindi, Guterres scrive ai Quindici: “Ribadisco il mio appello affinché venga dichiarato un cessate il fuoco umanitario. Questo è urgente. La popolazione civile deve essere risparmiata da danni maggiori”. Per Guterres, solo con il cessate il fuoco c’è speranza “che l’assistenza umanitaria possa essere fornita in modo sicuro e tempestivo”.

Durante il briefing è stato più volte chiesto al portavoce Dujarric, cosa ci sia di diverso dalle simili dichiarazioni che Guterres aveva già fatto su Gaza nei giorni scorsi. E insomma a cosa servisse invocare l’articolo “99” della Carta, per una crisi su cui il Consiglio di Sicurezza si è già riunito più volte e per cui ha approvato già una risoluzione? Dujarric ha risposto: “Così ci sarà più pressione sul Consiglio di Sicurezza e sulla comunità internazionale affinché spingano per ciò che il Segretario Generale ha chiesto, ovvero un cessate il fuoco umanitario” per poi aggiungere: “Penso che stia invocando uno dei pochi poteri che la Carta gli conferisce. Quindi penso che sia, in qualunque modo la si veda, una mossa costituzionale molto drammatica da parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite. L’effettiva invocazione dell’Articolo [99] non avviene da decenni. Numerose lettere hanno invocato minacce alla pace e alla sicurezza internazionali, ma l’effettivo ricorso all’articolo non è avvenuto. Penso che stiamo arrivando a un punto di quasi paralisi delle nostre operazioni umanitarie in un luogo dove secondo quanto riferito sono già morte 15.000 persone e dove sono morti 130 nostri colleghi. Guterres non usa la parola catastrofe con leggerezza. E speriamo vivamente che il Consiglio di Sicurezza presti ascolto al suo appello”.

A chi insisteva sul dire che non vedeva differenze con gli appelli precedenti di Guterres, Dujarric ha replicato: “Nel contesto costituzionale delle Nazioni Unite, è una mossa molto drammatica. Voglio dire, comprendiamo che la percezione dal mondo esterno potrebbe essere leggermente diversa. Ma per noi si tratta di una mossa molto potente da parte del Segretario Generale. E speriamo che spinga i membri del Consiglio di Sicurezza, e speriamo anche la comunità internazionale, a mettere in atto un cessate il fuoco umanitario”.

Quando il giornalista della tv del Sud Africa Sherwin Bryce-Pease, ha insistito dicendo che per lui aveva poco senso attirare l’attenzione su una questione “su cui il Consiglio ha già l’attenzione, non capisco quale sia il punto”, Dujarric ha replicato: “Il punto è spingere un po’ di più”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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