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Gaza, meglio che il Consiglio di Sicurezza lasci perdere? Replicano gli ambasciatori

Dopo riunione dei Quindici a porte chiuse, Robert Wood degli USA dice "meglio andare avanti con la diplomazia sul campo". Replicano Russia, Cina, UAE e Francia

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 6 mins read

Mentre dalla Casa Bianca continuano ad arrivare dichiarazioni che “sono morti troppi civili innocenti” nella Striscia di Gaza – come ha  dichiarato anche lunedì il consigliere per la Sicurezza Nazionale Jake Sullivan, precisando che gli Stati Uniti hanno contatti quotidiani con Israele per proteggere i civili nell’enclave palestinese – il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dopo aver approvato due settimane fa una risoluzione che però non ha dato finora gli effetti sperati,  continua a riunirsi a porte chiuse sulla questione. Oggi lo ha fatto per ascoltare il rapporto di Rosemary di Carlo, l’importante funzionaria per gli affari politici dell’ONU che è stata recentemente in Israele e Gaza. Si sa che gli Emirati Arabi stanno preparando una nuova risoluzione umanitaria per essere messa ai voti ma non ci sono ancora i consensi necessari per metterla  per farla passare.

Quando sono usciti gli ambasciatori dal Consiglio di Sicurezza, Robert Wood, il numero due della missione USA, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha detto che secondo gli USA il Consiglio di Sicurezza, su questa particolare situazione, con i suoi interventi potrebbe complicare la situazione invece di migliorarla, e quindi “meglio lasciare andare avanti la diplomazia sul campo”. Cioè lasciar lavorare gli Stati Uniti, che stanno facendo pressioni su Israele affinché le vite dei civili palestinesi siano rispettate, anche se finora i risultati tardano a venire.”…

Non soddisfatti da queste scarne notizie sul meeting, abbiamo rincorso i tre ambasciatori di Russia, Cina ed Emirati.

L’Ambasciatore americano ha appena detto che è meglio lasciar lavorare la diplomazia sul campo e che il Consiglio di Sicurezza in questo momento potrebbe solo complicare la situazione: che ne pensate?

Vassily Nebenzia (Russia): “Ecco, questo dimostra che valore danno gli Stati Uniti al Consiglio di Sicurezza, sfortunatamente. Normalmente è proprio il Consiglio di Sicurezza che si dovrebbe occupare di una situazione del genere. Ma siamo invece bloccati da un solo paese che pensa di risolvere la crisi unilateralmente. Per questo siamo dove siamo, per questo il Consiglio non sta funzionando”.

Zhang Jun (China): “Questi sono validi punti ma allo stesso tempo noi diamo valore anche a tutti i tentativi diplomatici che possono portare a nuovi sviluppi e miglioramenti. Come pause militari, o il rilascio degli ostaggi. Ma allo stesso tempo è la responsabilità primaria del Consiglio di Sicurezza mantenere la pace e la sicurezza. Questo è il nostro lavoro. Il problema del conflitto israelo-palestinese viene discusso all’ONU da oltre 70 anni. Mentre i tentativi diplomatici di tipo bilaterale continuano, l’azione multilaterale del Consiglio di Sicurezza resta la chiave per la soluzione. Come altri colleghi hanno appena detto, se noi semplicemente puntassimo all’azione bilaterale ma enza vedere progressi perché il Consiglio allora dovrebbe starne fuori e non andare avanti? Quindi noi dovremmo prenderci le nostre responsabilità e fare il lavoro che ci spetta fare”.

November 15: The UN Security Council adopts resolution 2712 (2023) presented by Malta calling for urgent humanitarian pauses and corridors throughout Gaza Strip. (UN Photo/Loey Felipe)

Pensate che una nuova risoluzione sia necessaria, nonostante ne sia stata approvata una solo pochi giorni fa?

Zhang Jun (Cina): “Qualunque cosa sarà dovrà essere qualcosa di rilevante per facilitare il cessate il fuoco, per proteggere i civili, e moderare le conseguenze delle catastrofi umanitarie. Ora, dopo una pausa, stiamo assistendo al ritorno del fuoco persino nella parte Sud di Gaza. Questo era quello che stavamo chiedendo: dove la gente dovrebbe andare ora? Dove possono trovare un posto dove essere al sicuro? Spero che anche i media possano avere una buona comprensione di quello che sta accadendo e dell’atmosfera generale che c’è nel Consiglio di Sicurezza.  La voce della stragrande maggioranza del Consiglio di Sicurezza vorrebbe che il Consiglio vada avanti e agisca. Inclusi anche dei paesi occidentali. Inclusa la Francia. Soltanto pochi, anzi dolo due paesi impediscono al Consiglio di entrare in azione. Questo è assurdo”.

L’ambasciatrice Lana Zaki Nusseibeh, rappresentante permanente degli Emirati Arabi Uniti alle Nazioni Unite (VNY)

Quando risponde l’ambasciatrice Lana Nusseibeh (UAE), prima sembra allineata alle posizioni dei colleghi cinese e russo, ma poi, rispondendo ad una seconda domanda, fa trapelare chiaramente che la posizione degli Emirati nei confronti della politica degli Stati Uniti è ben diversa da quella sostenuta da Russia e Cina: “La risoluzione 2712 è stata approvata due settimane fa e stiamo ancora aspettando che sia interamente applicata. Il primo rapporto del Segretario Generale mostra che questo non è avvenuto, ha detto che è stata soltanto parzialmente rispettata. Stiamo anche aspettando che il Segretario Generale Guterres presenti delle opzioni al Consiglio per come farla applicare e credo che Rosemary DiCarlo abbia dato nel suo briefing di oggi al Consiglio di Sicurezza un’ idea di dove si trovi a questo punto l’Onu, e ciò include che tipo di meccanismo per il monitoraggio abbiamo bisogno per controllare le pause militare e gli aiuti umanitari. Quindi credo che bisogna tornare sulla risoluzione 2712, quando l’ONU farà un rapporto su cosa necessita. Abbiamo bisogno di altro? Io credo che al Consiglio serva rimanere impegnato sulla questione, sono riprese le ostilità questo week end e ci sono rapporti di alte perdite tra i palestinesi di Gaza, che erano già in una situazione disperata. Abbiamo visto rapporti da Martin Griffiths (capo delle operazioni umanitarie dell’ONU) e di DiCarlo che è appena tornata da Gaza che la situazione sul terreno non è più sostenibile. E’ la più terribile situazione umanitaria che si sia mai vista e ovviamente tutti dicono che non ci potrà essere un miglioramento senza una nuova intesa politica. Questa situazione rappresenta il pane quotidiano del Consiglio di Sicurezza ed è nella sua agenda. Dobbiamo restare coinvolti, dobbiamo aiutare tutte le parti che vengono nel tavolo del negoziato, dobbiamo assicurarci che gli ostaggi verranno rilasciati, e che i civili siano protetti. Ma in questo momento non si può certo dire che i civili siano protetti in Gaza ma sono in pericolo”.

Ma lei pensa che gli Stati Uniti comprendano quello che lei ha appena detto? Sembra invece che l’amministrazione Biden insista per un’azione diplomatica fuori dal Consiglio, direttamente sul terreno…

Nusseibeh (UAE): “Anche questo tipo di diplomazia rimane importante. Gli Emirati apprezzano gli sforzi diplomatici degli USA nel terreno. Niente può muoversi senza il coinvolgimento diplomatico nella regione degli Stati Uniti. Penso che avete ascoltato cosa ha detto il segretario alla Difesa degli USA Lloyd Austin ieri e cosa ha detto a Dubai per la COP28 la vicepresidente USA Kamala Harris. E’ molto chiaro quello che gli Stati Uniti dicono, sul modo di assicurare la sicurezza dei civili. Il numero dei civili uccisi fino ad adesso nella parte dei palestinesi è troppo alto.  Austin ha detto che un proseguimento in questo modo dell’offensiva israeliana risulterebbe in una sconfitta strategica per Israele. Quindi penso che la posizione degli Stati Uniti sia chiara e molto in linea con quello che gli altri paesi membri del Consiglio stanno dicendo”.

Da registrare, come aveva appena ribadito l’ambasciatore cinese Zhang Jun,  la posizione della Francia sulla questione di Gaza, che dentro al Consiglio di Sicurezza ormai è ben distante da quella degli Stati Uniti. Durante la riunione a porte chiuse, l’ambasciatore francese Nicolas De Riviere è uscito per rilasciare una dichiarazione ai giornalisti. Pronunciate con tono deciso, ecco le sue dichiarazioni sulla posizione di Parigi.

Nicolas de Rivière, Permanent Representative of France to the United Nations, (UN Photo/Eskinder Debebe)

“Come sapete, la situazione a Gaza sta peggiorando ulteriormente. Voglio dire tre cose: Il Consiglio di Sicurezza dovrebbe agire. È intervenuto il 15 novembre, ma non basta, bisognerebbe fare molto di più. C’è una situazione di emergenza. Abbiamo bisogno di qualcosa di più che di pause umanitarie, abbiamo bisogno di una tregua che porti a un cessate il fuoco. Abbiamo bisogno del pieno accesso umanitario, che è assolutamente necessario adesso. Abbiamo bisogno del pieno rispetto del diritto internazionale umanitario. Abbiamo bisogno del rilascio degli ostaggi. Naturalmente rispettiamo il diritto di Israele a difendersi e a perseguire i terroristi che hanno commesso questi orribili crimini il 7 ottobre. Questo è ciò che dobbiamo fare a breve termine”.

De Riviere ha proseguito: “Poi, dobbiamo discutere su cosa accadrà dopo a Gaza, perché dovremo trovare una soluzione, e il Consiglio di Sicurezza ha un ruolo da svolgere nel decidere che tipo di governo istituire a Gaza per evitare un’altra crisi in futuro. Dobbiamo anche assicurarci che questa crisi non abbia ricadute. La situazione in Cisgiordania sta peggiorando di ora in ora. La situazione nel Nord tra Israele e Hezbollah in Libano può diventare un nuovo fronte, sarebbe una tragedia assoluta perché potrebbe portare ad una crisi regionale”.

Nicolas de Rivière (left), Permanent Representative of France to the United Nations, Barbara Woodward (centre), Permanent Representative of the United Kingdom to the United Nations, and Robert Wood (right), United States Alternate Representative for Special Political Affairs (UN Photo/Eskinder Debebe)

Alla fine il diplomatico francese ha concluso il suo briefing alla stampa così: “E, ultimo ma non meno importante, non è troppo presto per discutere della ripresa di un percorso politico. Se non procediamo verso la ripresa di un processo politico di pace, ci sarà un’altra crisi a Gaza, un’altra crisi in Cisgiordania, peggiore di questa. Quindi, non penso che possiamo continuare a rifiutarci di affrontare l’aspirazione dei palestinesi ad uno Stato. Penso che sia una necessità. Dobbiamo tornare a questa discussione: la soluzione dei due Stati. Spetterebbe ad entrambe le parti decidere su quale tipo di compromesso concordare. Ma penso che una discussione debba avvenire, non debba essere nascosta sotto il tappeto, come è avvenuto negli ultimi nove anni”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018. I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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