Si è aperta ufficialmente a Dubai Cop28, l’annuale Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Un incontro al quale prendono parte i rappresentanti di oltre 200 Paesi e istituzioni. In particolare il vertice di Dubai, che si concluderà il 12 dicembre, sarà concentrato sull’obiettivo di ridurre di 1,5 gradi Centigradi il riscaldamento globale, come era stato concordato a Parigi. Ma si parlerà della drastica riduzione dei combustibili fossili, tema chiave proprio negli Emirati Arabi Uniti, una delle dieci principali nazioni produttrici di petrolio al mondo.
La Conferenza è stata aperta dal presidente, Sultan Ahmed Al Jaber, ministro dell’Industria degli Emirati Arabi Uniti e inviato speciale per il cambiamento climatico, al centro di forti polemiche, sia per essere amministratore delegato della società petrolifera di Stato-Adnoc, sia per il Paese ospitante, uno dei maggiori Paesi produttori di greggio, sia per gli accordi avviati proprio in questi giorni per nuove prospezioni di idrocarburi. Al Jaber guida anche Masdar, azienda degli Emirati che si occupa di energia rinnovabile.
Domani e dopodomani ci sarà l’apertura ufficiale, con gli interventi dei capi di Stato e di Governo (tre minuti a testa), ne sono previsti 150. Ci sono anche dei grandi assenti: il presidente Joe Biden, il capo di stato cinese Xi Jinping e, per motivi di salute, Papa Francesco. Cina e Stati Uniti sono comunque rappresentati all’appuntamento a cui prendono parte anche Ong ambientaliste, think tank, imprese e gruppi religiosi.
Ma già un primo successo è stato ottenuto con i delegati che hanno adottato un nuovo fondo per aiutare le nazioni povere a far fronte ai costosi disastri climatici. Sultan Ahmed al-Jaber, ha affermato che la decisione di creare il Loss and Damage Fund ha inviato un “segnale positivo al mondo e al nostro lavoro qui a Dubai”.
Come il fondo è stato istituito molti delegati hanno annunciato i contributi: 100 milioni di dollari dagli Emirati Arabi Uniti, almeno 51 milioni di dollari dalla Gran Bretagna, 17,5 milioni di dollari dagli Stati Uniti e 10 milioni di dollari dal Giappone. L’Unione Europea ha stanziato 245,39 milioni di dollari, di cui 100 milioni dalla Germania.
Un contributo che le nazioni più povere chiedevano da anni, che fa ben sperare sulla possibilità di trovare altri accordi durante il vertice.

La creazione di questo fondo è stata oggetto di forti controversie per decenni. Usando le donazioni volontarie fatte principalmente dai paesi ricchi per darli ai paesi in via di sviluppo è una formula poco gradita da questi ultimi perché il Fondo sarà ospitato presso la Banca Mondiale e i paesi più poveri temono che le nazioni più industrializzate possano esercitare una maggiore influenza su tale istituzione penalizzandoli. Gli Stati Uniti hanno sottolineato che tutti i contributi al fondo sono volontari e non si tratta di un’ammissione di colpevolezza legale per aver causato danni legati al clima.
Harjeet Singh, a capo della Global Political Strategy di Can International, ha commentato che la decisione di creare il Fondo “è una mossa lodevole, ma è importante riconoscere che i costi della ricostruzione dagli effetti devastanti dei disastri climatici ammontano a centinaia di miliardi di dollari all’anno. I paesi ricchi, data la loro responsabilità storica molto più elevata, devono fare di più su una scala commisurata al loro impatto sulle emissioni di riscaldamento del pianeta”.
“I Paesi più poveri stanno sopportando le conseguenze del cambiamento climatico, che non hanno creato”, ha detto Mariana Mazzucato, economista dell’University College di Londra che sta lavorando per riformare la finanza climatica.
“Se non decidiamo la fase terminale dell’era dei combustibili fossili come la conosciamo, accettiamo il nostro declino terminale. E scegliamo di pagare con la vita delle persone” ha detto il segretario esecutivo delle Nazioni Unite per il clima (Unfccc – United Nations Framework Convention on Climate Change), Simon Stiell, che ha ricordato che il 2023 è stato “l’anno più caldo di sempre per l’umanità e che sono stati battuti così tanti record terrificanti”, concludendo il suo discorso con un drammatico “siamo sull’orlo di un precipizio sul fronte climatico”.
Non sono mancate le polemiche. Durante il passaggio di testimone il presidente egiziano di Cop27 dello scorso anno, Sameh Choukri, capo della diplomazia egiziana, ha chiesto un minuto di silenzio per “tutti i civili morti nel conflitto a Gaza”, sorvolando sulle stragi compite da Hamas in Israele. Il presidente dell’Iran, Ibrahim Raisi, ha detto che non partecipa alla conferenza perché è stato invitato il presidente di Israele, Isaac Herzog.
Anticipando il suo intervento alla Conferenza, il segretario generale delle Nazioni unite Antonio Guterres ha dichiarato che il tempo di rallentare è finito. La Cop28, dice, dovrebbe puntare a una reale “eliminazione graduale” dei combustibili fossili, per evitare il “disastro totale” verso cui si dirige l’attuale traiettoria.
“L’unica cosa che ancora manca è la volontà politica”, ha detto Guterres. “Ed è per questo che la Cop è importante, per far capire alle persone che ancora siamo in una direzione sbagliata. Ci stiamo dirigendo, se non succede nulla, verso un aumento della temperatura globale di 3 gradi, e sarà un disastro totale”.