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Il ministro Crosetto all’ONU tra crisi mondiali e “finimondo” giustizia

Il titolare della Difesa a New York vede Guterres e discute di Gaza, Israele, UNIFIL e con i giornalisti non si sottrae alle domande sul "pericolo" magistrati

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Il ministro Crosetto all’ONU tra crisi mondiali e “finimondo” giustizia

Secretary-General António Guterres (right) meets with Guido Crosetto, Minister of Defence of the Republic of Italy. (UN photo Evan Schneider)

Time: 5 mins read

Il ministro della Difesa Guido Crosetto è a New York per partecipare ad alcuni incontri al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite. Lunedì ha aperto la missione che durerà due giorni con l’incontro con il sottosegretario generale per le Operazioni di pace, Jean-Pierre Lacroix. Poi il ministro, sempre accompagnato dal Rappresentante permanente alle Nazioni Unite, l’ambasciatore Maurizio Massari, ha incontrato il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

I colloqui erano necessari per registrare con i vertici dell’ONU la posizione dell’Italia sui principali temi dell’agenda internazionale: dal conflitto russo-ucraino alla crisi in Medio-Oriente, da un focus sulla situazione di sicurezza di Unifil/Libano (dove l’Italia ha 1300 soldati) fino alla instabilità nel Sahel e al supporto della missione UNSMIL in Libia.

Ma Crosetto volava a New York mentre in Italia divampavano le polemiche per le sue dichiarazioni rilasciate in un’intervista al Corriere della Sera, in cui il ministro della Difesa ha dichiarato di aver saputo che in alcune frange della magistratura si starebbe pianificando un attacco alla stabilità del governo di Giorgia Meloni.

Crosetto durante l’incontro con LaCroix (Foto Missione italiana)

Dopo, durante un incontro con i giornalisti al Palazzo di Vetro, a chi gli domandava della richiesta di riferire in Parlamento dopo l’intervista al Corriere della Sera, il ministro ha risposto: “Avendo parlato io di riunioni pubbliche fatte da associazioni mi pare che ci sia poco da denunciare. In una risposta incidentale in un articolo del Corriere su tutto un altro tema ho soltanto detto una cosa che mi aveva colpito, se vogliono che la riferisca in parlamento la riferisco volentieri. Siccome però non sono il ministro della Giustizia, per rispetto istituzionale preferisco farlo in alcune commissioni tipo la commissione antimafia o il Copasir, decidano loro quale ritengono migliore”.

Qualcuno gli chiede se, nello stralcio del test psico-attitudinale per i magistrati nella riforma della giustizia, abbia visto un segnale per “calmare le acque” dopo le polemiche legate alle sue dichiarazioni sui magistrati anti-Meloni. “Mi sto chiedendo da un giorno e mezzo – ha risposto – che cosa ci fosse da calmare in un’intervista in cui ho detto quasi un’ovvietà. Non so cosa sia stato stralciato, non mi occupo di giustizia ma di difesa”.

Chiediamo: come mai, quando il ministro della Giustizia Carlo Nordio, solo tre settimane fa proprio a New York, parlò del conflitto tra magistrati e politica che ormai si espande a livello mondiale nessuno fiatò, mentre ora scoppia il “finimondo” dopo le parole di Crosetto?

“Non lo so” ha risposto sorridendo il ministro, per poi continuare quasi scherzando: “Probabilmente ho sbagliato a parlare di domenica… Non avevano altri argomenti, hanno utilizzato un passaggio di un’intervista che è stata molto più dura in altri settori. Solo perché ho detto che mi hanno raccontato una cosa, di cui adesso dovrò riferire in Parlamento. In Italia è così, ogni tanto si formano bolle per riempire il vuoto politico, stavolta sono stato oggetto io, ma va bene così, non ha cambiato i miei programmi, infatti sono qui a parlare di cose più serie”.

Ma teme per la stabilità del governo?

“No assolutamente no, anzi per nulla. I governi in un sistema democratico, una volta che sono fatte le elezioni, si poggiano su una maggioranza parlamentare e questo governo ne ha una solidissima. Poi si basano anche sulla reale forza di un’alternativa e, in questo momento, non mi pare di intravederne una dal punto di vista politico, però non sono un grande esperto”.

Il ministro della Difesa italiano Guido Crosetto (a destra al centro) discute con Jean-Pierre LaCroix, capo del Peacekeeping dell’ONU (Foto Missione Italiana all’ONU)

Il ministro della Difesa era a New York per parlare soprattutto di guerra e pace, e infatti nel rispondere alle domande sugli incontri all’ONU appare molto più rilassato: “Abbiamo parlato del ruolo che le Nazioni Unite devono aumentare nel mondo, perché se abbiamo una speranza di pace è quella di utilizzare i consessi multilaterali per cercare percorsi che possano in qualche modo risolvere le situazioni di conflitto. Abbiamo parlato molto di Gaza, ma anche di Ucraina e del Sahel, di tutte quelle zone che preoccupano per la stabilità e la pace. L’Italia e l’Onu hanno sempre cooperato: noi siamo fra i maggiori fornitori delle missioni di peacekeeping, ho confermato la nostra volontà a continuare e partecipare, anzi anche a poter sviluppare un ruolo maggiore dell’Italia nell’Onu nelle aree di principali crisi”.

E con Guterres e Lacroix? Di cosa si è parlato? “Abbiamo parlato del ruolo di UNIFIL a nord di Israele, delle possibili evoluzioni o escalation che potrebbero esserci nel nord di Israele. Abbiamo parlato della necessità di pensare a un futuro in Gaza anche attraverso una presenza dell’Onu che sarebbe fondamentale. Occorre che questa organizzazione multilaterale assuma un ruolo maggiore in tempi difficili come questi” ha ribadito.

Crosetto, molto soddisfatto del proseguimento della tregua, ha anche detto che “il rischio di un allargamento del conflitto c’è sempre, io sono contento in questi giorni di questa tregua e del rilascio degli ostaggi. L’Italia ha avuto una parte importante anche su questa linea. Si è fatta promotrice di un dialogo attraverso il Qatar che portasse alla liberazione degli ostaggi”.

Ad un certo punto ha fatto una breve pausa per dire quello che gli premeva riguardo al suo recente viaggio in Israele: ”Ciò che ho chiesto nella mia visita in Israele è che occorre ci sia una differenza tra gli stati democratici, gli stati di diritto e le organizzazioni terroristiche anche nel combattere la guerra. Le guerre si combattono tra i professionisti delle guerre e si lasciano fuori i civili. Un conto è Hamas, che è un’organizzazione terroristica che ha come scopo la distruzione di Israele, un altro è il popolo palestinese, che ha diritto di vivere”.

Il ministro della Difesa Guido Crosetto alle Nazioni Unite (Foto VNY)

Gli chiediamo cosa pensi della politica su Gaza del Segretario Generale Antonio Guterres, dato che il governo israeliano da lui appena incontrato ne chiede da tempo le dimissioni. “Io non sono qui per giudicare l’ONU o il Segretario Generale. Ho incontrato sia lui che Lacroix. Sono stato in Israele e ho riportato le impressioni e le cose che ho appreso in Israele. Su quello che è merso nel dialogo col mio collega e su quello che ho percepito possa essere il futuro di quella zona. Io rispetto l’Onu e la persona che è pro-tempore alla guida. C’è necessità di investire come paese nell’Onu perché è l’organizzazione che mi consente di arrivare alla pace il prima possibile. Cosa che non possono fare le nazioni singole. Per questo le Nazioni hanno un ruolo per la soluzioni di queste crisi che non hanno altre possibilità”.

Sembra che Crosetto creda fermamente nella funzione delle Nazioni Unite e del multilateralismo, dato che dice anche: “la speranza della pace è affidata al dialogo quando il dialogo non esiste. La diplomazia è nata per rimarginare ferite che non sembravano rimarginabili. Questo consesso nasce per questo, per fare sfide impossibili perché se non ci credessimo allora non avremmo neanche la diplomazia. Invece nei momenti più bui dobbiamo cercare di parlare, di far tacere le armi e di iniziare a indicare possibili soluzioni o vie di uscita”.

A chi gli chiedeva degli ospedali mobili a Gaza ha risposto che “stiamo andando avanti. C’è un sopralluogo per andare a vedere la fattibilità tecnica nella zona che ci è stata assegnata. Nelle prossime settimane riusciremo finalmente a scendere sulla terra e portare un aiuto di cui hanno bisogno molti”.

Qualcuno gli chiede della cybersicurezza: “É uno dei fronti su cui ci giochiamo il futuro. È difficile farlo capire a molti cittadini. È una guerra che si combatte tutti i giorni. È un settore su cui siamo obbligati a investire”.

C’è stanchezza sull’Ucraina? “La prima stanchezza è quella del popolo ucraino, che da quasi due anni subisce attacchi che non finiscono. Ogni giorno centinaia di migliaia di pallottole vengono sparate, centinaia di bombe cadono, dai …. droni come abbiamo visto negli ultimi giorni……  poi ci sono le opinioni pubbliche – ha aggiunto Crosetto – e dopo un po’è possibile che  si stufino di sentire parlare di guerra. Ciò non toglie che gli Stati devono difendere il diritto internazionale, le libertà internazionali, quelle regole che ci siamo dati per una convivenza civile tra nazioni e vanno difese anche quando annoiano”.

Alla fine qualcuno gli chiede con chi parlerà domani: “Non sono incontri all’ONU, abbiamo finito con gli incontri politici. Saranno a New York, nell’ambito del settore industriale”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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