Il capo degli aiuti umanitari delle Nazioni Unite, Martin Griffiths, ha proposto un piano in 10 punti per frenare la carneficina a Gaza nel contesto della guerra in corso tra Israele e Hamas. Griffiths ha esortato tutte le parti ad attuare un piano che comprende un cessate il fuoco umanitario, facilitazioni di un flusso continuo di convogli di aiuti, l’apertura di ulteriori punti di passaggio per l’ingresso di camion commerciali e di aiuti – incluso Kerem Shalom – il miglioramento del meccanismo di notifica umanitaria per aiutare a risparmiare i civili e le infrastrutture civili dalle ostilità e il finanziamento della risposta umanitaria, che ora ammonta a 1,2 miliardi di dollari.
“Il piano è completo e siamo determinati a fare ogni passo, ma abbiamo bisogno di un ampio sostegno internazionale. Il mondo deve agire prima che sia troppo tardi”, ha affermato Griffiths in un comunicato. “Mentre la carneficina a Gaza raggiunge ogni giorno nuovi livelli di orrore, il mondo continua a guardare scioccato gli ospedali che vengono presi di mira, i bambini prematuri che muoiono e un’intera popolazione che viene privata dei mezzi basilari di sopravvivenza. Non si può permettere che ciò continui”, ha aggiunto Griffiths nella nota.
The carnage in #Gaza cannot be allowed to continue. We keep on seeing new levels of horror every single day.
The warring parties must agree to a humanitarian ceasefire and stop the fighting.
Our comprehensive plan to act before it is too late: https://t.co/sxdWZZOENd
— Martin Griffiths (@UNReliefChief) November 15, 2023
Intanto la responsabile del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia (UNICEF) Catherine Russell, durante una visita nel Sud di Gaza – con le operazioni umanitarie ormai bloccate mercoledì per mancanza di carburante – ha dichiarato che i bambini sono stati uccisi, mutilati, rapiti e a Gaza è stata loro negata assistenza, supplicando che le parti in conflitto devono “fermare questo orrore”.

I suoi commenti sono arrivati mercoledì mattina mentre era ancora in corso un raid delle forze di difesa israeliane all’interno dell’ospedale Al-Shifa di Gaza City, dove pazienti, tra cui bambini prematuri, sono morti nel corso degli ultimi giorni dopo che incubatrici e altre attrezzature salvavita sono rimaste senza energia elettrica.
“We can’t move them out it’s too dangerous… our problem is protecting the people of #Gaza from what’s being visited upon them” – UN Relief Chief, Martin Griffiths for @UNGeneva⤵️ pic.twitter.com/nRt1RBYQba
— UN News (@UN_News_Centre) November 15, 2023
“Gli ospedali non possono essere campi di battaglia”, ha scritto intanto il capo dei soccorsi umanitari delle Nazioni Unite Martin Griffiths sulla piattaforma social X, insistendo sul fatto che “la protezione dei neonati, dei pazienti, del personale medico e di tutti i civili deve prevalere su tutte le altre preoccupazioni”. Griffiths in precedenza aveva dichiarato che “Hamas non deve usare un luogo come un ospedale come scudo per la propria presenza” e che “l’ospedale non dovrebbe diventare una zona di guerra pericolosa”. “Troviamo queste due questioni ugualmente importanti”, ha insistito Griffiths.
Russell ha condannato le “gravi violazioni” contro i bambini commesse dalle parti in conflitto e ha detto che era a Gaza “per fare tutto il possibile per difendere la protezione dei bambini”. “All’interno della Striscia, non c’è nessun posto sicuro in cui possa rivolgersi il milione di bambini di Gaza”, ha detto, sottolineando che secondo quanto riferito, più di 4.600 bambini sarebbero stati uccisi e quasi 9.000 feriti. Si ritiene che molti bambini siano sepolti sotto le macerie di edifici crollati, “il tragico risultato dell’uso di armi esplosive in aree popolate”, ha detto.
“Inside the Strip, there is nowhere safe for Gaza’s one million children to turn.”
Full statement by @unicefchief on her visit to Gaza: https://t.co/oALD4WR80Z
— UNICEF (@UNICEF) November 14, 2023
La responsabile dell’UNICEF ha raccontato di aver sentito storie strazianti dal personale della sua agenzia sul campo e ha sottolineato l’alto rischio per gli attori umanitari che operano all’interno di Gaza. Dal 7 ottobre 102 membri del personale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) sono stati uccisi nell’enclave. Russell ha ribadito la richiesta di un “cessate il fuoco umanitario immediato”, del rilascio di tutti i bambini rapiti e detenuti e di un “accesso sicuro, duraturo e senza ostacoli” per gli operatori umanitari alle persone bisognose.
Griffiths, il massimo funzionario umanitario delle Nazioni Unite, ha dichiarato che da una prospettiva umanitaria e al di fuori di qualsiasi considerazione militare, “il nostro problema è proteggere la popolazione di Gaza”.
I’m appalled by reports of military raids in Al Shifa hospital in #Gaza.
The protection of newborns, patients, medical staff and all civilians must override all other concerns.
Hospitals are not battlegrounds.
— Martin Griffiths (@UNReliefChief) November 15, 2023
Ha sottolineato che gli abitanti di Gaza si trovano in una “situazione orribile in cui non hanno scampo e viene chiesto loro di spostarsi in condizioni di pericolo”. Si stima che oltre 1,5 milioni di persone a Gaza siano sfollate interne, di cui circa 787.000 si trovano in circa 154 rifugi dell’UNRWA, dove il massiccio sovraffollamento sta portando alla diffusione di malattie.
L’ufficio di coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite, l’OCHA, diretto da Griffiths, ha riferito mercoledì che gli sfollati che si trovano in tende improvvisate fuori dai rifugi nel sud di Gaza per mancanza di spazio stanno ora soffrendo per l’inizio di forti piogge e inondazioni.
Per quanto riguarda la mancanza di carburante, che non è stato consentito all’ingresso nella Striscia dall’inizio della crisi, Griffiths ha affermato che “abbiamo bisogno di almeno duecentomila litri per rimetterci in movimento”. L’UNRWA ha dichiarato martedì sera che i suoi camion all’interno di Gaza non sono stati in grado di raccogliere gli aiuti che arrivavano attraverso il valico di Rafah dall’Egitto quel giorno perché non avevano più carburante. Secondo quanto riportato dai media, nella tarda notte di martedì, Israele ha approvato l’uso di 24.000 litri di carburante diesel esclusivamente da parte dei camion per le operazioni delle Nazioni Unite, ma non era chiaro quando e come il carburante sarebbe stato consegnato.
Griffiths ha spiegato che un cessate il fuoco è necessario anche per consentire al settore privato di operare e consentire ai negozi esauriti di rifornirsi. “Questo è importante quanto le nostre operazioni, se non di più”, ha affermato Griffiths. “Siamo proprio lì, seduti di fronte a quelle persone, ai confini di Gaza, a Rafah, pronti a partire” e a “cercare di raggiungere le persone dove sono”, ha insistito nella sua richiesta di accesso per poi aggiungere con evidente frustrazione: “È un modo di operare standard in una crisi come questa”.