Il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres “ha preso atto delle notizie relative alla decisione delle autorità giudiziarie italiane di non archiviare il caso di Mario Paciolla e di ordinare ulteriori indagini sulla sua morte. Il signor Paciolla era un volontario delle Nazioni Unite presso la Missione di verifica delle Nazioni Unite in Colombia, che è stato trovato morto nel suo appartamento nel luglio 2020. Le Nazioni Unite hanno collaborato nella massima misura possibile con le indagini delle autorità italiane sulla tragica morte del nostro collega e sono pronte a fornire tutta l’ulteriore assistenza possibile per contribuire a far luce sul caso”.
Questa la risposta giunta venerdì alla Voce di New York dal portavoce dell’ONU Stephane Dujarric, dopo la nostra domanda di ieri sul rifiuto di un tribunale di Roma di archiviare le indagini sulla morte di Mario Paciolla avvenuta in Colombia in circostanze sospette, nel luglio del 2020, mentre lavorava per le Nazioni Unite come operatore umanitario nell’ambito del processo di pace nel paese sudamericano.

Intanto dall’Italia, non sono mancate le polemiche su come il governo italiano avrebbe finora “troppo diplomaticamente” affrontato la questione delle indagini su Paciolla nei confronti dell’Onu e della Colombia. “Pochi mesi fa ho chiesto con un’interrogazione al ministro degli Esteri di tenere informato il Parlamento sulla cooperazione con le organizzazioni internazionali e le autorità straniere rispetto all’omicidio di Mario Paciolla” ha dichiarato ieri il deputato del Movimento 5 stelle Dario Carotenuto, alla notizia che il GIP ha ordinato il proseguimento delle indagini. “La risposta della Farnesina – pur comprendendo le regole delle diplomazia – era stata assolutamente insufficiente, anzi inaccettabile davanti alla morte di un nostro concittadino”.
“Oggi – ha proseguito Carotenuto – la bella notizia che il giudice per le indagini preliminari ha disposto ulteriore indagini per chiarire le responsabilità della morte del cooperante napoletano, trovato senza vita il 15 luglio del 2020 in Colombia. Una scintilla di speranza per tutti quelli – a partire dai suoi cari – che chiedono di fare piena luce su una vicenda ancora molto oscura. Ed è proprio la famiglia Paciolla, assieme alla scorta mediatica che ha tenuto i fari accesi sulla vicenda, che va ringraziata per quello che ha fatto in questi mesi. Per l’ostinata determinazione nel chiedere verità e giustizia”.