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Guerra Israele-Gaza: la discussione si sposta all’Assemblea Generale Onu (video)

Dopo veti incrociati al Consiglio di Sicurezza, la Giordania presenta risoluzione che si discute oggi e domani si vota. Al Palazzo di Vetro ministro Esteri Iran

La Voce di New YorkbyLa Voce di New York
Time: 9 mins read

Il presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Dennis Francis, ha convocato giovedì una sessione speciale di emergenza sulla situazione in Medio Oriente. La riunione, iniziata alle 10 di New York,  durerà due giorni. La sessione prende anche in esame una bozza di risoluzione della Giordania sulla situazione a Gaza che si voterà venerdì. Se adottate, le risoluzioni dell’Assemblea Generale hanno un peso morale ma non sono “binding”, vincolanti, come quelle del Consiglio di Sicurezza.

Following the request by Member States on the resumption of the 10th Emergency Special Session of the @UN General Assembly, I will be convening the #UNGA Emergency Special Session on Thursday, 26 October 2023.

✉️: https://t.co/CYFxhk7N4P pic.twitter.com/Ra3OFfd7Jl

— UN GA President (@UN_PGA) October 23, 2023

Giovedì sono intervenuti una dozzina dei 110 relatori che avrebbero dovuto prendere la parola. Domani è previsto il voto della sessione di emergenza su un progetto di risoluzione sulla crisi sostenuto dalla Giordania. Venerdì sono attesi tra i relatori gli Stati Uniti, il Qatar, l’Arabia Saudita, l’Egitto, nonché l’Unione Europea, l’Italia, l’Unione Africana e la Lega degli Stati Arabi.

La sessione è stata convocata sotto il mandato “Uniting for Peace”, che conferisce all’Assemblea il potere di agire quando il Consiglio di Sicurezza si trova in una situazione di stallo su una questione critica di pace e sicurezza internazionale.

UN General Assembly President Dennis Francis (on screen) addresses the resumed 10th Emergency Special Session meeting on the situation in the Occupied Palestinian Territory. (UN Photo/Manuel Elías)

Ha aperto a riunione il presidente dell’Assemblea Dennis Francis che ha chiesto un cessate il fuoco umanitario immediato e incondizionato e l’apertura di corridoi di aiuto per salvare vite umane. Francis ha affermato di essere “profondamente turbato e sconvolto” per gli eventi che si sono verificati in Israele e Palestina. “Ancora una volta ci troviamo nel mezzo della più grave escalation di violenza e ostilità in Medio Oriente da decenni.” La violenza “deve finire adesso”, ha dichiarato il presedente di UNGA78 e diplomatico di Trinidad e Tobago, chiedendo un cessate il fuoco umanitario immediato e incondizionato e l’apertura di corridoi di aiuto, ed espremendo la sua condanna dell’attacco contro Israele da parte di Hamas il 7 ottobre, affermando che “la brutalità dell’assalto di Hamas è scioccante e inaccettabile e non trova posto nel nostro mondo”. Francis ha anche condannato il targeting indiscriminato di civili innocenti a Gaza e la distruzione di infrastrutture critiche da parte di Israele, ha affermato, aggiungendo che “l’incessante bombardamento della Striscia di Gaza da parte di Israele e le sue conseguenze sono profondamente allarmanti”. Francis ha sottolineato che la priorità preminente dell’adesione collettiva alle Nazioni Unite “deve essere quella di proteggere e salvare le vite dei civili”.

“Tutte le parti coinvolte in questo conflitto devono rispettare il diritto umanitario internazionale e creare immediatamente le condizioni necessarie per consentire l’apertura di un corridoio umanitario verso la Striscia di Gaza”, ha affermato il Presidente di UNGA78. Francis ha anche elogiato il lavoro del personale delle Nazioni Unite a Gaza, offrendo le sue condoglianze alle famiglie dei 35 membri del personale dell’UNRWA che sono stati uccisi dall’inizio della crisi.

Riyad Mansour, Permanent Observer of the State of Palestine to the United Nations, addresses the 39th plenary meeting of the resumed 10th Emergency Special Session of the General Assembly on “Illegal Israeli actions in occupied East Jerusalem and the rest of the Occupied Palestinian Territory”. (UN Photo/Manuel Elías)

Subito dopo, Riyad Mansour, osservatore permanente dello Stato di Palestina, è salito sul podio esordendo: “Ci incontriamo qui mentre i palestinesi di Gaza sono sotto le bombe… si parla mentre le famiglie vengono uccise, mentre gli ospedali si fermano, mentre i quartieri vengono distrutti, mentre le persone fuggono da un posto all’altro senza un posto sicuro dove andare”. “Non c’è tempo per piangere”, ha detto in lacrime Mansour, indicando il crescente bilancio delle vittime. “Se non lo fermate per tutti coloro che sono stati uccisi, fermatelo per tutti coloro che possono essere salvati”.

Citando resoconti personali della vita sul campo, il diplomatico palestinese ha affermato che gli aiuti umanitari sono assolutamente necessari. Gli ospedali operano senza anestetici, con medici e pazienti che si chiedono se stanno arrivando aiuti. “Questa volta è semplicemente troppo”, ha detto Mansour. Poi, ricordando i recenti commenti di Israele al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su come sta soffrendo il suo popolo, ha detto che anche i palestinesi stanno soffrendo. Il rappresentante di Israele ha chiesto di “liberare gli ostaggi e poi prendono in ostaggio due milioni di palestinesi”, ha aggiunto. Ogni giorno vengono uccisi 1.000 palestinesi, ha affermato Mansour, aggiungendo che nulla può giustificare crimini di guerra e crimini contro l’umanità. “Perché non provare un senso di urgenza nel porre fine agli omicidi”, ha detto. “Ci state riportando indietro di 80 anni cercando di giustificare ciò che Israele sta facendo adesso”. I palestinesi sono sopravvissuti a decenni di occupazione, a 16 anni di blocco e a cinque guerre a Gaza, ha detto Mansour. La risposta all’uccisione di israeliani e palestinesi non può essere un aumento delle uccisioni, ha affermato, chiedendo ai membri delle Nazioni Unite di sostenere i principi dell’ONU e di preservare le generazioni future dal flagello della guerra. “L’unica via da seguire è la giustizia per il popolo palestinese”, ha affermato Mansour. “Votate per fermare gli omicidi, votate per fermare questa follia”, ha detto infine il rappresentante palestine. “Scegliete la giustizia, non la vendetta. Scegliete la pace, non più le guerre. Votate per porre fine a quasi tre settimane del peggiore doppio standard a cui abbiamo assistito da decenni. Non perdete questa occasione. Le vite sono in bilico. Per favore, salvate vite, salvate vite, salvate vite”.

Gilad Erdan, Permanent Representative of Israel to the United Nations, addresses the 39th plenary meeting of the resumed 10th Emergency Special Session of the General Assembly on “Illegal Israeli actions in occupied East Jerusalem and the rest of the Occupied Palestinian Territory”. (UN Photo/Manuel Elías)

Subito dopo, a salire sul podio dell’Assemblea Generale, è arrivato Gilad Erdan, ambasciatore e rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite, che ha esordito affermando che il massacro del 7 ottobre e ciò che ne è seguito “non hanno nulla a che fare con i palestinesi, con il conflitto arabo-israeliano o con la questione palestinese”. “Questa non è una guerra con i palestinesi”, ha detto Erdan. “Israele è in guerra con l’organizzazione terroristica genocida jihadista Hamas. È la democrazia rispettosa della legge di Israele contro i moderni nazisti”. Erdan ha continuato sottolineando che Hamas non si preoccupa del popolo palestinese, della pace o del dialogo. Il suo unico obiettivo è “annientare Israele e uccidere ogni singolo ebreo sulla faccia della Terra”.

Erdan ha parlato delle brutali uccisioni di civili israeliani innocenti e delle squadre mediche israeliane che sono state attaccate mentre stavano cercando di aiutare i feriti durante l’attacco terroristico. Ha messo in dubbio l’“ipocrisia” secondo cui non esiste una sola condanna della barbarie contro gli israeliani. “L’ipocrisia è incredibile”, ha sottolineato l’ambasciatore israeliano. Poi Erdan ha presentato un video su un tablet, girando lo schermo verso i delegati, che raffigurava una brutale decapitazione con un attrezzo da giardino contro un indifeso lavoratore agricolo tailandese: “Non ci sono parole in nessuna lingua per descrivere il male a cui abbiamo appena assistito”, per mano di un militante di Hamas, ha detto Erdan, aggiungendo che non è descrivibile perché non ha posto nel genere umano.

“L’Isis era lo Stato islamico dell’Iraq e della Siria e Hamas è lo Stato islamico di Gaza. Proprio come è stato fatto con l’Isis, Hamas non deve esistere più”, ha quindi dichiarato, affermando che l’obiettivo di Israele è quello di “sradicare completamente le capacità di Hamas e utilizzeremo tutti i mezzi a nostra disposizione per raggiungere questo obiettivo”. “Non per vendetta, non per ritorsione. Ma per garantire che tali depravazioni e atrocità non si ripetano mai più”, ha affermato l’ambasciatore israeliano che ha anche attaccato la risolizione della Giordana per non menzionare Hamas e i suoi crimini: “Ma di cosa stiamo parlando?” ha detto Erdan, invitando tutti i paesi membri a non votarla.

A nome della Giordania e del gruppo arabo, è arrivata subito la replica del vice primo ministro giordano Ayman Safadi che ha affermato che “non c’è spazio per le zone grigie”. “Dobbiamo difendere la pace, i nostri valori umani e la Carta delle Nazioni Unite”, ha affermato. “La storia ci giudicherà. Dite no alla guerra. Dite no all’omicidio. Chiamare con il loro nome i crimini di guerra”. Mentre gli omicidi continuano, Safadi ha detto che il governo israeliano ha membri del gabinetto che chiedono di “spazzare via i palestinesi dalla faccia di questa Terra”. “Israele sta rendendo Gaza un inferno sulla Terra”, ha detto. “Il trauma perseguiterà le generazioni a venire”. Israele deve sostenere i valori, ha detto Safadi. “Il diritto all’autodifesa non è un diritto all’impunità; Israele non può rimanere al di sopra della legge”, ha detto. “Lasciamo che le armi tacciano e lasciamo che prevalga la voglia di vivere e di lasciar vivere. Ripristiniamo la fiducia nel processo di pace come unica via per porre fine a questo conflitto una volta per tutte”. Safadi ha detto che la Giordania, a nome del gruppo arabo, presenterà un progetto di risoluzione dopo che il Consiglio di Sicurezza dell’ONU non è riuscito a farlo ancora mercoledì. “Votatelo; prendete posizione… Lanciamo un grido collettivo, un grido contro ulteriori spargimenti di sangue”, ha detto Safadi. “Uniamoci per la pace.. Prendete posizione per la pace, prendete posizione per la vita, rendetelo chiaro, rendetelo fermo”, ha detto, chiedendo un momento di silenzio per tutti i civili e gli innocenti che sono morti durante questa guerra.

Hossein Amir-Abdollahian, Minister for Foreign Affairs of the Islamic Republic of Iran, addresses the 39th plenary meeting of the resumed 10th Emergency Special Session of the General Assembly on “Illegal Israeli actions in occupied East Jerusalem and the rest of the Occupied Palestinian Territory”. (UN Photo/Manuel Elías)

Hossein Amir-Abdollahian, Ministro degli Affari Esteri dell’Iran, appena arrivato a New York proprio per intervenire all’Assemblea Generale, ha affermato che sono ormai tre settimane che la comunità internazionale è testimone del “crimine di guerra e del genocidio del regime occupante israeliano a Gaza e nella Cisgiordania palestinese”. Amir-Abdollahian ha detto che gli Stati Uniti e diversi paesi europei si sono schierati con Israele e chiamano il movimento di liberazione palestinese “terroristi”. “Purtroppo questa è la condizione del nostro mondo oggi. Questa è la situazione del Consiglio di Sicurezza, che avrebbe dovuto cercare di stabilire la pace e la sicurezza nel mondo”, ha continuato il ministro degli Esteri iraniano. Amir-Abdollahian ha invitato gli Stati Uniti a lavorare per la pace e la sicurezza e non per la guerra contro le persone, le donne e i bambini, affermando che “invece di inviare razzi, carri armati e bombe da utilizzare contro Gaza, gli Stati Uniti dovrebbero smettere di sostenere il genocidio in Gaza e la Palestina”.

Poi ecco l’avvertimento iraniano di Amir-Abdollahian lanciato dal podio dell’Assemblea delle Nazioni Unite: “Dico francamente agli statisti americani che ora gestiscono il genocidio in Palestina, che non accogliamo con favore l’espansione della guerra nella regione, ma avverto che se il genocidio a Gaza continuerà, loro non saranno risparmiati da questo fuoco”. Per poi minacciare: “È la nostra casa e l’Asia occidentale è la nostra regione, non scendiamo a compromessi con nessun partito e nessuna parte e non abbiamo riserve quando si tratta della sicurezza delle nostre case”. Amir-Abdollahian ha inoltre osservato che, secondo i negoziati iraniani, Hamas è pronta a liberare i prigionieri civili, mentre la comunità internazionale dovrebbe invece appoggiare la liberazione dei 6.000 palestinesi detenuti nelle carceri israeliane.

Sidi Mohamed Laghdaf, ambasciatore della Mauritania presso le Nazioni Unite, ha parlato a nome dell’Organizzazione per la cooperazione islamica affermando che l’assenza di qualsiasi consenso morale, legale o politico non ha fatto altro che incoraggiare la potenza occupante a portare avanti impunemente la sua politica illegale di insediamento coloniale e annessione. Ha sottolineato il blocco durato anni da parte di Israele, lo spostamento forzato di civili palestinesi, la pulizia etnica sistematica, gli atti di terrorismo organizzato e la profanazione dei luoghi santi, inclusa la moschea Al-Aqsa di Gerusalemme. Ha aggiunto che Israele continua a negare la violazione del diritto inalienabile dei popoli all’autodeterminazione e all’indipendenza. È necessario porre fine a questa situazione inaccettabile, ha affermato.

Il presidente dell’Assemblea generale Dennis Francis ha concluso la sessione d’emergenza di giovedì annunciando che si riunirà nuovamente venerdì alle 10.00.

Molti paesi chiave con un interesse nella regione devono ancora salire sull’iconico podio della Sala delle Assemblee, e l’elenco degli oratori di domani vedrà probabilmente la sessione durare l’intera giornata.

Secondo la storica risoluzione “Uniting for peace”, adottata dall’Assemblea Generale nel 1950, l’organismo può convocare una “sessione speciale di emergenza” entro 24 ore, nel caso in cui il Consiglio di Sicurezza “non riesce a esercitare la sua responsabilità primaria” per il mantenimento della pace internazionale. e sicurezza. La decima sessione speciale di emergenza è stata convocata per la prima volta nell’aprile 1997, su richiesta del Qatar. Ha fatto seguito ad una serie di riunioni del Consiglio di Sicurezza e dell’Assemblea Generale riguardanti la decisione israeliana di costruire un grande progetto di edilizia residenziale in un’area di Gerusalemme Est. La Sessione è stata convocata l’ultima volta il 13 giugno 2018 per esaminare un progetto di risoluzione intitolata “Protezione della popolazione civile palestinese”. Al termine di quella sessione, l’Assemblea ha deciso di aggiornare la sessione “temporaneamente e di autorizzare il Presidente dell’Assemblea Generale nella sua sessione più recente a riprendere la riunione su richiesta degli Stati membri”.

 

A wide view of the UN General Assembly Hall. (UN Photo/Manuel Elías)

Intanto, appena arrivato a New York per partecipare alla riunione dell’Assemblea Generale,  il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian, ha subito difeso Hamas, descritto come un “movimento di liberazione palestinese”, le cui azioni “contro l’occupazione” sono “in linea con il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite”.  Al suo arrivo a New York, Amir-Abdollahian ha detto all’agenzia iraniana Irna di voler parlare con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

Dopo la mancata approvazione ieri di due risoluzioni al Consiglio di Sicurezza, una presentata dagli USA e una dalla Russia, il Brasile – presidente di turno del Consiglio di Sicurezza – si muove per cercare di farne approvare una prima della fine del mese. Il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, e l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamad al-Thani, hanno concordato sulla necessità di un cessate il fuoco nel conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza. In una nota del governo di Brasilia diffusa al termine di un colloquio telefonico tra i due capi di Stato, Lula e al-Thani, si legge che hanno parlato dell’”importanza dell’apertura di un corridoio umanitario, della liberazione degli ostaggi e della necessità di un cessate il fuoco”. Il presidente brasiliano sta portando avanti una serie di consultazioni sulla crisi in Medio Oriente ed ha già discusso del tema con i leader di Israele, Palestina, Iran, Russia ed Egitto e ha annunciato un prossimo colloquio anche con il cinese Xi Jinping. Il governo del Brasile aveva proposto la creazione di un corridoio umanitario e il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas anche presso il Consiglio di Sicurezza dell’Onu, di cui detiene la presidenza temporanea, ma la proposta ha ricevuto il veto degli Stati Uniti. Il ministro degli Esteri Mauro Vieira ha annunciato da parte sua che è in consultazione con gli altri nove membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza per elaborare una nuova risoluzione “che possa soddisfare le esigenze di tutti gli attori”.

 

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