Sul tema migranti-rifugiati dall’Africa e come fermare le loro ondate verso l’Italia, all’interno delle istituzioni dell’Unione Europea le sensibilità e posizioni sono diverse rispetto alle azioni che il governo Meloni vorrebbe subito. Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, mercoledì alla fine del suo intervento al Consiglio di Sicurezza – dove ha chiesto espressamente alla Cina a fare di più per convincere la Russia a ritirarsi dall’Ucraina -, durante un incontro con i giornalisti allo stake-out, ha risposto così su cosa pensasse della crisi dei migranti e degli appelli del governo italiano all’Europa: “Sono in stretto contatto con la premier italiana sul tema dell’immigrazione che intendo inserire nell’agenda della prossima riunione informale del Consiglio europeo, che si terrà a Granada. Sarà l’occasione per uno scambio di vedute con gli Stati membri sullo stato dell’arte in materia di migrazione e per vedere cosa possiamo fare come Unione europea per garantire maggiore sostegno e per essere un partner fedele e solido nell’affrontare questa sfida comune”.

Poi, rispondendo a una domanda sulla possibilità di una nuova missione navale Ue nel Mediterraneo, Michel ha aggiunto: “E’ molto importante mettere in chiaro che l’Italia non è sola. La migrazione è una sfida comune per tutta l’Ue e i suoi Stati membri e la solidarietà è un principio chiave per l’Ue”.
Di diverso tono sono le brevi risposte e le espressioni in viso di Josep Borrell, incrociato giovedì nei corridoi dell’ONU, proprio fuori dagli uffici dei giornalisti. Mentre i suoi assistenti cercavano di “proteggerlo” da qualche domanda inopportuna, Borrell risponde positivamente alla domanda se avesse incontrato in questi giorni il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Alla successiva domanda se avessero affrontato il problema del memorandum con la Tunisia (firmato da Italia, Olanda e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen) Borrell ha risposto: “Certamente che ne abbiamo parlato, eccome”. Ma senza aggiungere di più. Infatti, proprio alla vigilia dell’Assemblea Generale, sui giornali era uscito il contenuto di una lettera inviata da Borrell a il commissario UE per il vicinato e l’allargamento Olivér Várhelyi e a Ursula von der Leyen in cui il responsabile della politica estera criticava la firma del memorandum con la Tunisia.

Così insistiamo, e alla nostra successiva domanda a Borrell se il ministro degli Esteri italiano Tajani fosse riuscito a fargli cambiare idea sulla necessità del memorandum, Borrell non ha risposto. Quando gli abbiamo chiesto se pensasse ancora che fosse stato un errore firmarlo quel memorandum in Tunisia, Borrell ha sorriso, e con un “grazie e arrivederci”, è andato via.
SV