La riunione urgente del Consiglio di Sicurezza sulla situazione di crisi in Nagorno Karabarak di giovedì, si è svolta in una atmosfera di grande tensione tra i ministri dell’Armenia e dell’Azerbaigian presenti in sala, nonostante il cessate il fuoco raggiunto da 24 ore.
La ministra degli Esteri della Francia Catherine Colonna, che si trova in questi giorni a New York per i lavori di UNGA78, ha detto che il Consiglio di Sicurezza “deve difendere i principi della Carta Onu e la sicurezza internazionale sostenendo attivamente la definizione dei parametri di una soluzione negoziata tra Baku e gli armeni del Nagorno-Karabakh”. “Se l’Azerbaigian è veramente interessato a raggiungere una soluzione pacifica e negoziata – ha aggiunto – deve fornire garanzie tangibili adesso”.
L’ambasciatrice degli USA Linda Thomas-Greenfield, ha detto che “l’Azerbaigian ha la responsabilità di garantire che le sue forze rispettino rigorosamente il diritto internazionale… L’Azerbaigian ha anche obblighi e impegni internazionali per rispettare i diritti umani e le libertà fondamentali di tutti gli individui nei suoi territori”.
La Russia, che era rappresentata da Dmitry Polyansky, numero due della missione all’ONU, ha sostenuto che “la tregua dovrebbe essere accompagnata da garanzie affidabili e chiare di sicurezza e rispetto dei diritti umani per la popolazione del Nagorno-Karabakh.. Dobbiamo sviluppare una tabella di marcia graduale per integrare la popolazione del Nagorno-Karabakh nell’ordine costituzionale dell’Azerbaigian, con chiare garanzie dei loro diritti e della sicurezza”.
Josep Borrell, intervenendo come alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, ha detto che “l’uso della forza per risolvere le controversie non è accettabile. Prendiamo atto degli annunci di cessate il fuoco e ci aspettiamo che la cessazione delle ostilità continui. Chiediamo inoltre di avviare un dialogo globale e trasparente con gli armeni del Karabakh per garantire i loro diritti e la loro sicurezza”. Poi ha anche sottolineato che l’UE sostiene pienamente la sovranità e l’integrità territoriale dell’Azerbaigian e dell’Armenia e si aspetta che tutti gli attori facciano lo stesso.

Il vice ministro della Turchia Burak Akcapar, intervenendo seduto accanto al ministro degli Esteri azero, ha detto che “il nostro obiettivo principale dovrebbe essere che tutti, compresi gli armeni, vivano pacificamente, fianco a fianco, sulle terre dell’Azerbaigian. Sosteniamo i passi compiuti dall’Azerbaigian per proteggere la sua integrità territoriale”.
Anche la ministra degli Esteri della Germania Annalena Baerbock è intervenuta alla riunione criticando l’Azerbaigian e sostenendo al Consiglio di Sicurezza che Baku “ha deciso di creare dei fatti sul terreno con la forza militare”.
Il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan ha fatto appello a “condannare ripresa delle ostilità e gli attacchi contro civili e infrastrutture civili, a chiedere il rispetto delle leggi umanitarie, e a inviare una missione delle Nazioni Unite in Karabakh per controllare la situazione dei diritti umani”. “L’attuale aggressione è arrivata come culmine di dieci mesi di fame forzata imposta alla popolazione del Nagorno-Karabakh. L’aggressione dell’Azerbaigian organizzata con enorme barbarie è l’ultimo atto di questo periodo”, ha affermato Mirzoyan, spiegando che Baku vuole finalizzare la pulizia etnica degli armeni nel Karabakh. “Con gli ultimi attacchi alle infrastrutture popolazione è completamente tagliata fuori dal mondo e non può far sapere qual è l’attuale situazione”, ha proseguito, ribadendo che “l’Onu deve agire”.
Dal canto suo il ministro degli Esteri dell’Azerbaigian Jeyhun Bayramov, ha replicato mostrando la foto di “pesanti armamenti armeni sul territorio del suo paese”, e sottolineando che “nessuno stato sovrano tollererebbe una tale presenza militare sul suo territorio e nemmeno Baku lo tollera”. “Il tentativo dell’Armenia di creare una zona grigia è stato sconfitto”, ha aggiunto.

Per capire meglio, al di là della propaganda, cosa sia veramente successo in questi tre giorni di combattimenti – si parla di almeno 200 vittime tra i civili – risulta più utile ascoltare l’alto funzionario delle Nazioni Unite Miroslav Jenča incaricato di riportare sulla situazione nella regione al Consiglio di Sicurezza. Dopo aver ricordato che il benessere dei civili coinvolti nel lungo conflitto tra Armenia e Azerbaigian dovrebbe essere la “priorità assoluta”, Jenča ha detto agli ambasciatori e ministri presenti che l’Azerbaigian aveva annunciato “attività antiterrorismo locali nella regione economica del Karabakh” due giorni fa, in risposta alla tragica morte di due civili e quattro agenti di polizia in incidenti che avrebbero coinvolto mine antiuomo piazzate da l’esercito armeno.
Il funzionario dell’ONU ha osservato che l’Azerbaigian ha informato la forza di mantenimento della pace russa nella regione delle sue attività nel tentativo di “prevenire provocazioni su larga scala” da parte delle truppe armene e “garantire il loro ritiro e il ripristino dell’ordine costituzionale” all’interno del territorio azerbaigiano riconosciuto a livello internazionale. Jenča ha lamentato che, a seguito di una “grave escalation nelle operazioni militari” attraverso la linea di contatto tra le due forze, sono state segnalate vittime civili, così come migliaia di persone evacuate all’interno del punto critico della regione. Jenča ha anche detto che l’ONU non ha osservatori nella regione e non è stata in grado di verificare le “varie affermazioni e accuse”.
Le Nazioni Unite hanno sostenuto la piena attuazione della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 da parte dei leader di Armenia, Azerbaigian e Russia, a seguito del cessate il fuoco di quell’anno, insieme agli sforzi per ridurre le tensioni e portare avanti la normalizzazione delle relazioni tra Baku e Yerevan.
Jenča ha dichiarato al Consiglio che, alla luce della Dichiarazione del 2020, il Segretario generale António Guterres esorta tutti gli interessati a “osservare rigorosamente” il cessate il fuoco e a continuare a rispettare i propri obblighi relativi al diritto internazionale umanitario e ai diritti umani. Ha ricordato agli ambasciatori che negli ultimi mesi la libertà di movimento dei civili locali e l’accesso umanitario lungo il corridoio Lachin e la strada di Aghdam “sono stati le principali fonti di tensione e di aspri scambi”.

“Il Segretario generale rimane profondamente preoccupato per l’impatto dell’escalation sulla fragile situazione umanitaria e invita le parti a facilitare urgentemente l’accesso senza ostacoli” agli aiuti a tutti i civili, ha aggiunto Jenča, dicendo anche che l’aumento della violenza negli ultimi giorni dovrebbe essere visto all’interno di un “modello più ampio di violazioni del cessate il fuoco che hanno continuato a persistere”. Il segretario generale aggiunto Jenča ha preso atto dell’annuncio di mercoledì della cessazione delle ostilità, avvertendo che la situazione sul terreno rimane fluida.
“Comprendiamo anche che, rappresentando un passo positivo, i rappresentanti della popolazione locale e il governo dell’Azerbaigian si sono incontrati oggi per un primo scambio.” Jenča ha quindi chiesto una fine “credibile e duratura” dei combattimenti. “Qualsiasi rinnovata escalation porterebbe a ulteriori perdite di vite umane e sofferenze umane e a rallentare ulteriormente gli sforzi di pace sostenuti a livello internazionale”. La protezione dei civili, compresi i loro diritti umani fondamentali, “deve essere la priorità assoluta”. L’unica via sostenibile da seguire, ha affermato, è attraverso un dialogo autentico tra l’Azerbaigian e i rappresentanti della regione, “insieme al pieno impegno nel processo di normalizzazione”.
Intanto ad Erevan il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, in un messaggio alla nazione ha chiesto di “non chiudere gli occhi” davanti a quello che considera il “fallimento” del contingente di peacekeeping russo schierato nella regione contesa del Nagorno-Karabakh dopo il cessate il fuoco concordato con l’Azerbaigian.