Mercoledì storico al Palazzo di Vetro dell’ONU, con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che interviene, nel suo primo discorso seduto di persona al Consiglio di Sicurezza, nello stesso giorno in cui lo fa anche il Ministero degli Esteri della Russia Sergei Lavrov, anche se quest’ultimo, mentre parla il primo, non sarà ancora seduto nel celebre tavolo a ferro di cavallo.
Zelensky, nel suo appassionato intervento, ha chiesto di espandere i membri del Consiglio di sicurezza (per ora sono 15) e di riformare il diritto di veto concesso ai suoi 5 membri permanenti. “Indipendentemente da chi tu sia, l’attuale sistema delle Nazioni Unite ti rende ancora meno influente del potere di veto posseduto da pochi e abusato da uno: la Russia. Ciò va a scapito di tutti gli altri membri delle Nazioni Unite”, ha affermato Zelensky, parlando in ucraino.

All’inizio della riunione, quando ancora in sala non era entrato il ministro degli Esteri russo Lavrov, l’ambasciatore russo presso le Nazioni Unite, Vasily Nebenzya, ha chiesto la parola per criticare la presidenza Albanese per aver dato al presidente Zelenskyy il permesso di parlare prima dei rappresentanti dei paesi che fanno parte del Consiglio – chiedendo anche perché fosse stato invitato alla riunione anche il ministro degli Esteri della Macedonia del Nord, Bujar Osmani, che è il presidente dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE). A questo punto la presidenza, in cui svettava il premier dell’Albania Edi Rama, ha replicato: “C’è una soluzione, fermate la guerra e il presidente Zelensky non prenderà la parola”.
La guerra in Ucraina dopo l’invasione della Russia si combatte già da 20 mesi, quando i leader e i ministri degli Esteri presenti al dibattito annuale presso l’Assemblea generale delle Nazioni Unite si sono riuniti nella camera del Consiglio di Sicurezza. L’incontro era incentrato sul sostegno della Carta delle Nazioni Unite attraverso un multilateralismo efficace nel contesto della guerra in Ucraina.
La Carta, la costituzione “fondante” delle Nazioni Unite che codifica i principali principi delle relazioni internazionali, tra cui l’uguaglianza sovrana degli Stati e il divieto dell’uso della forza nelle relazioni internazionali, è ancora una volta messa in pericolo (c’è infatti da ricordare che non è la prima volta che un paese permanente ne calpesta i principi).
“Dovremmo riconoscere che le Nazioni Unite si trovano in una situazione di stallo sulle questioni relative all’aggressione. L’umanità non ripone più le sue speranze nelle Nazioni Unite quando si tratta di difendere i confini sovrani delle nazioni”, ha detto Zelenskyy ai Quindici.
Il presidente ucraino si è detto fiducioso che la Carta delle Nazioni Unite possa funzionare ancora efficacemente per il bene della pace e della sicurezza a livello globale: “Tuttavia, affinché ciò accada, le discussioni e i progetti durati anni sulla riforma delle Nazioni Unite devono essere tradotti in un processo praticabile di riforma delle Nazioni Unite”, ha aggiunto per poi ribadire: “E non dovrebbe trattarsi solo di rappresentanza qui nel Consiglio di Sicurezza. L’uso del potere di veto, questo è ciò che richiede la riforma”.

Zelensky ha affermato che il diritto di veto “non dovrebbe servire a coloro che sono ossessionati dall’odio e dalla guerra” e che l’Assemblea Generale – che comprende tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite – “dovrebbe avere un potere reale per superare il veto”. Il presidente ucraino ha affermato di aver accolto con favore le molte proposte di espandere il Consiglio di Sicurezza per riflettere le realtà attuali.
Nel Consiglio siedono quindici paesi, cinque dei quali – Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti – sono membri permanenti che hanno il diritto di veto su qualsiasi risoluzione o decisione. Dieci membri non permanenti vengono eletti dall’Assemblea Generale per un mandato di due anni; ogni anno cinque entrano e cinque escono. “L’Ucraina ritiene ingiusto che miliardi di persone non abbiano una rappresentanza permanente nel Consiglio di Sicurezza”, ha affermato Zelensky.
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, nel suo intervento ha sottolineato il pieno impegno a favore della sovranità, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale dell’Ucraina.

“L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, in chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, sta aggravando le tensioni e le divisioni geopolitiche, minacciando la stabilità regionale, aumentando la minaccia nucleare e creando profonde spaccature nel nostro mondo sempre più multipolare”, ha affermato Guterres.
“Tutto ciò avviene in un momento in cui la cooperazione e il compromesso per soluzioni multilaterali sono più che mai necessari, per affrontare le sfide che vanno dalla crisi climatica ai livelli senza precedenti di disuguaglianza fino alle tecnologie dirompenti”, ha aggiunto.
Il Segretario Generale ha affermato che le Nazioni Unite sono state chiare nel condannare la guerra, iniziata il 24 febbraio, ricordando che l’Assemblea Generale ha approvato a stragrande maggioranza una risoluzione che chiede alla Russia di ritirarsi dall’Ucraina, e un’altra che respinge i suoi tentativi di annettere il territorio ucraino.
Il Segretario Generale dell’ONU ha inoltre sottolineato il brutale bilancio del conflitto, compresi gli attacchi implacabili contro i civili e le infrastrutture civili, decine di migliaia di morti o feriti, scioccanti violazioni dei diritti umani e milioni di persone che ora necessitano di aiuto e protezione.
“Questa guerra sta già causando sofferenze illimitate. La sua continuazione rischia un’ulteriore pericolosa escalation”, ha avvertito Guterres. “Non c’è alternativa al dialogo, alla diplomazia e ad una pace giusta”.
Quindi è arrivato il momento del duello tra il Segretario di Stato americano Antony Blinken e il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Il capo della diplomazia americana ha accusato la Russia di aver “fatto carta straccia della UN Charter” e di commettere “crimini contro l’umanità” in Ucraina. Lavrov ha ribattuto accusando gli Usa e i suoi alleati di aver interferito nelle vicende ucraine sin dalla caduta dell’Unione Sovietica per imporre politiche filo occidentali a Kiev e ha scaricato sull’Occidente la colpa dell’aumentato rischio di un “conflitto globale”. In particolare la Nato, rea di essersi rifiutata di impegnarsi nel dialogo che avrebbe potuto prevenire le tensioni in Europa. Quindi ha replicato la tesi di Mosca secondo cui qualsiasi governo anti-russo a Kiev non è altro che un burattino degli Usa, suggerendo che gli Stati Uniti potrebbero “ordinare” a Zelensky di negoziare con la Russia: “Mosca non rifiuta il negoziato, è Zelensky che ha firmato un decreto per vietare un dialogo col presidente Putin”, ha ricordato, difendendo infine la legittimità del potere di veto russo.
La riunione, che proseguirà nel pomeriggio, vedrà anche l’intervento del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani. Sarebbe dovuta intervenire la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che però nelle stesse ore è impegnata in incontri bilaterali (la premier era in sala questa mattina ad ascoltare l’intervento di Zelensky e lo ha poi incontrato ai margini della riunione). L’Italia non fa parte per ora del Consiglio di Sicurezza ma si è iscritta per poter parlare a questo dibattito.
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