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UNGA78, Guterres avverte: “ONU non funziona più: riformarla o si spacca il mondo”

Il discorso del Segretario Generale dell'ONU ai capi di stato e di governo in cui mette in guardia dai pericoli e indica soluzioni, anche sull'AI

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Time: 14 mins read

L’Onu non funziona più e deve essere riformata subito altrimenti rischia di essere controproducente. A criticare la più grande istituzione multilaterale nata dalle ceneri della Seconda Guerra Mondiale è il suo stesso leader, il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres nel suo discorso di apertura alla 78esima Assemblea Generale di altro livello. Ma Guterres non indica solo i gravi problemi che affliggono l’istituzione creata nel 1945 con l’obiettivo priotitario di salvare il mondo da un’altra guerra mondiale (obiettivo finora centrato) ma fornisce anche le soluzioni ai suoi 193 membri che con capi di stato (tra cui Biden e Zelensky), di governo (anche Giorgia Meloni)  affollavano la grande sala dell’Assemblea Generale.

“Solo nove giorni fa, molte delle sfide del mondo si sono coalizzate in un unico terribile paesaggio infernale. Migliaia di persone a Derna, in Libia, hanno perso la vita in inondazioni epiche e senza precedenti” ha esordito Guterres, che vede nelle vittime della città libica la conseguenza “di anni di conflitto. Vittime del caos climatico. Vittime di leader – vicini e lontani – che non sono riusciti a trovare una via per la pace”. E subito Guterres fissa il tono del suo discorso con questa immagine da brividi: “Anche adesso, mentre parliamo, i corpi vengono trascinati a riva dallo stesso Mar Mediterraneo dove i miliardari prendono il sole sui loro super yacht”.

Già, per il Segretario Generale dell’ONU, Derna “è una triste istantanea dello stato del nostro mondo: il diluvio di disuguaglianze, di ingiustizie, di incapacità per affrontare le sfide in mezzo a noi”. Quindi per Guterres ci troviamo “di fronte a una serie di minacce esistenziali – dalla crisi climatica alle tecnologie dirompenti – e lo facciamo in un momento di transizione caotica”.

Secretary-General António Guterres walks to the podium to address the opening of seventy-eighth session of the General Assembly Debate on theme “Rebuilding trust and reigniting global solidarity: accelerating action on the 2030 Agenda and its Sustainable Development Goals towards peace, prosperity, progress and sustainability for all.” (UN Photo/Cia Pak)

Facendo riferimento al periodo precedente della Guerra Fredda, quando le relazioni internazionali erano in gran parte viste attraverso il prisma di due superpoteri, e poi al breve periodo successivo di unipolarità, per Guterres “ora ci stiamo rapidamente muovendo verso un mondo multipolare. Questo è, per molti versi, positivo. Offre nuove opportunità di giustizia ed equilibrio relazioni internazionali”.

Ma per Guterres, il multipolarismo non basta più a garantire la pace, perché “un mondo multipolare ha bisogno di istituzioni multilaterali forti ed efficaci. Eppure la governance globale è bloccata nel tempo. Non guardare oltre il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e il sistema di Bretton Woods”.

Cioè le Nazioni Unite non “riflettono la realtà politica ed economica del 1945, quando molti paesi erano presenti in questa Assemblea che era ancora sotto la dominazione coloniale”.

Per Guterres la realtà è chiara: “Il mondo è cambiato. Le nostre istituzioni no”. Quindi “non possiamo affrontare efficacemente i problemi così come sono se le istituzioni non riflettono il mondo così com’è. Invece di risolvere i problemi, rischiano di diventare parte del problema”.

Poi Guterres affronta le divisioni sempre più profonde tra potenze economiche e militari, tra Nord e Sud, Est e Ovest. “Ci stiamo avvicinando sempre più a una Grande Frattura nei sistemi economici e finanziari e nel commercio relazioni; uno che minaccia un’unica Internet aperta; con strategie divergenti sulla tecnologia eintelligenza artificiale; e quadri di sicurezza potenzialmente in conflitto”.

Che fare? Ecco che Guterres comincia a indicare le soluzioni: “È giunto il momento di rinnovare le istituzioni multilaterali basate sui principi economici e politici del 21° secolo realtà – radicate nell’equità, nella solidarietà e nell’universalità – ancorate ai principi degli Stati Uniti Carta delle Nazioni e diritto internazionale. Ciò significa riformare il Consiglio di Sicurezza in linea con il mondo di oggi. Significa ridisegnare l’architettura finanziaria internazionale affinché diventi veramente universale e funge da rete di sicurezza globale per i paesi in via di sviluppo in difficoltà”.

Ma ovviamente di riforme all’ONU se ne parla da quasi trent’anni e perché adesso dovrebbe funzionare? Guterres è realista ma avverte: “Non ho illusioni. Le riforme sono una questione di potere. So che ci sono molti interessi e programmi contrastanti. Ma l’alternativa alla riforma non è lo status quo. L’alternativa alla riforma è un’ulteriore frammentazione. È riforma o rottura”.

Secretary-General António Guterres (at podium and on screens) addresses the opening of seventy-eighth session of the General Assembly Debate on theme “Rebuilding trust and reigniting global solidarity: accelerating action on the 2030 Agenda and its Sustainable Development Goals towards peace, prosperity, progress and sustainability for all.” (UN Photo/Cia Pak)

Le divisioni per Guterres non sono solo internazionali ma si stanno ampliando all’interno delle stesse nazioni. Ed ecco che mette in guardia chi crede di essere immune dagli sconvolgimenti della storia: “La democrazia è in pericolo. L’autoritarismo è in marcia. Le disuguaglianze crescono. E l’incitamento all’odio è in aumento”. Qui sembra che il Segretario Generale dell’ONU mandi un monito anche agli Stati Uniti, che l’anno prossimo metteranno a dura prova la tenuta della loro democrazia.

Guterres, come aveva già fatto in altri recenti vertici, indica l’atteggiamento da non tenere ai leader del mondo che finora hanno fallito: “Il compromesso è diventato una parolaccia. Il nostro mondo ha bisogno di abilità politica, non di abilità nel gioco degli ingorghi. Come ho detto al G20, è tempo di un compromesso globale. La politica è compromesso. La diplomazia è un compromesso. Una leadership efficace è un compromesso”.

Per questo i leader che lo stanno ascoltando (ma dei P5 in sala mancano non solo Putin e Xi Jinping, ma anche Macron e Suniak) “hanno la responsabilità speciale di raggiungere un compromesso nella costruzione di un futuro comune, pace e prosperità per il nostro bene comune”.

Ma non è tutto da buttare il lavoro svolto ultimamente dalle Nazioni Unite, anzi: “Nell’ultimo anno abbiamo dimostrato la promessa di un’azione multilaterale. Con nuovi importanti accordi globali sulla salvaguardia della biodiversità… sulla protezione dell’alto mari… sulla perdita e sui danni climatici… sul diritto a un ambiente pulito, sano e sostenibile ambiente. Abbiamo tutti gli strumenti e le risorse per risolvere le nostre sfide condivise”.

Cosa allora è mancato alle Nazioni Unite? Per Guterres la soluzione sta nel rileggere la UN Charter: “Ciò di cui abbiamo bisogno è determinazione. La determinazione è il DNA delle nostre Nazioni Unite – che ci convoca con le prime parole della nostra Carta: ‘Noi, i popoli delle Nazioni Unite…determinati'”

Quindi bisogna tornare ad essere “determinati a porre fine al flagello della guerra. Determinati a riaffermare la fiducia nei diritti umani. Determinati a sostenere la giustizia e a rispettare il diritto internazionale. E determinati a promuovere il progresso sociale e una vita migliore per tutte le persone”.

Ma invece il mondo si comporta al contrario di quel principio di determinazione al rispetto della Carta. Quindi Guterres esorta a iniziare “con la determinazione a sostenere l’impegno per la pace della Carta. Eppure, invece di porre fine al flagello della guerra, stiamo assistendo a un’ondata di conflitti, colpi di stato e caos. Se ogni Paese rispettasse i propri obblighi ai sensi della Carta, il diritto alla pace esisterebbe garantita. Quando i paesi non rispettano questi impegni, creano un mondo di insicurezza per tutti”.

Secretary-General António Guterres (at podium) addresses the opening of seventy-eighth session of the General Assembly Debate on theme “Rebuilding trust and reigniting global solidarity: accelerating action on the 2030 Agenda and its Sustainable Development Goals towards peace, prosperity, progress and sustainability for all.” (UN Photo/Cia Pak)

Ed ecco che il Segretario Generale dell’ONU affronta la guerra, in violazione della Carta delle Nazioni Unite e del diritto internazionale, scatenata dalla Russia in Ucraina – ma Guterres non pronuncia mai la Russia direttamente –  e che “ha scatenato un nesso dell’orrore: vite distrutte; violazione dei diritti umani; famiglie divise; bambini traumatizzati; speranze e i sogni infranti”.

Chi si illude che la guerra sia solo un problema di chi la sta combattendo, Guterres toglie subito le illusioni e fa riapparire lo spettro delle armi nucleari: “Al di là dell’Ucraina, la guerra ha gravi implicazioni per tutti noi. Le minacce nucleari mettono tutti noi a rischio. Ignorare i trattati e le convenzioni globali ci rende tutti meno sicuri”.

Mai smettere di lavorare per la pace quindi, “una pace giusta in linea con la Carta delle Nazioni Unite e la legge internazionale”.

E comunque ricorda Guterres, bisogna perseguire ogni strada per alleviare le sofferenze dei civili e “l’Iniziativa del Mar Nero era una di queste strade. Il mondo ha un disperato bisogno del cibo ucraino e di quello russo e dei fertilizzanti per stabilizzare i mercati garantire la sicurezza alimentare. Non rinuncerò ai miei sforzi per realizzarlo”.

Poi Guterres ha fatto l’elenco delle maggiori crisi, provando a includerle tutte: “Il disarmo nucleare è a un punto morto mentre i paesi sviluppano nuove armi e ne costruiscono di nuove minacce. In tutto il Sahel, una serie di colpi di stato sta destabilizzando ulteriormente la regione mentre il terrorismo sta guadagnando terreno terra. Il Sudan sta precipitando in una guerra civile su vasta scala, milioni di persone sono fuggite e il paese rischia di dividersi a parte. Nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo, milioni di sfollati sono vittime di violenza di genere è una terribile realtà quotidiana. Ad Haiti, un paese che ha sofferto secoli di sfruttamento coloniale, oggi è sopraffatto dalle bande criminali violenza – e attende ancora il sostegno internazionale. In Afghanistan, uno sconcertante 70% della popolazione ha bisogno di assistenza umanitaria diritti delle donne e delle ragazze sistematicamente negati. In Myanmar, la violenza brutale, il peggioramento della povertà e la repressione stanno schiacciando le speranze di un ritorno alla democrazia. In Medio Oriente si registra un’escalation di violenza e spargimenti di sangue nei territori palestinesi occupati imponendo un terribile tributo ai civili. Le azioni unilaterali si stanno intensificando e minando la possibilità di una soluzione a due Stati unica via verso una pace e una sicurezza durature per palestinesi e israeliani. La Siria resta in rovina mentre la pace resta remota”.

Se pii si aggiunge che “i disastri naturali stanno peggiorando il disastro causato dai conflitti causato dall’uomo” ecco che Guterres denuncia che “il sistema umanitario globale è sull’orlo del collasso”.

Sembra rispondere anche a chi chiede più ONU nei teatri di crisi africani, quando il Segretario Generale ricorda che per il lavoro delle Nazioni Unite “I bisogni crescono. E i fondi si stanno esaurendo. Le nostre operazioni umanitarie sono costrette a effettuare tagli massicci. Ma se non diamo da mangiare agli affamati, stiamo alimentando il conflitto. Esorto tutti i paesi a intensificare e finanziare l’Appello Umanitario Globale”.

Nel contesto dei preparativi per il Vertice del futuro, Guterres propone idee all’esame degli Stati membri per una nuova agenda per la pace, “basata sulla Carta e la legge internazionale” e fornendo una visione unificante per affrontare le minacce esistenti e nuove per un mondo in transizione, Invitando gli Stati a impegnarsi nuovamente per un mondo libero dalle armi nucleari e a porre fine all’erosione delle armi nucleari.

Ed ecco che Guterres nel parlare di “determinazione” arriva agli SDG, i 17 Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile, che sono a metà strada dalla scadenza del 2030. Non è un caso che Guterres  ne parli affrontando la parità di genere, tra gli obiettivi finito fuori strada.  “Mettere la leadership e la partecipazione delle donne al centro del processo decisionale e impegnarsi all’eradicazione di ogni forma di violenza contro le donne”.

Per Guterres la pace è “indissolubilmente legata allo sviluppo sostenibile”. E questo dato per il segretario generale dell’ONU è provato dai dati: “Osserviamo uno schema familiare in tutto il mondo: più un paese è vicino a un conflitto, più si allontana dagli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Quindi è sempre la Carta dell’ONU che invita “ad essere determinati nel promuovere il progresso sociale. Nei termini del 21° secolo, ciò significa raggiungere gli Obiettivi di sviluppo sostenibile.

Ed ecco che Guterres affronta il tema della disuguaglianza che “definisce il nostro tempo. Dalle città dove i grattacieli svettano sui bassifondi; ai paesi che sono costretti a scegliere tra servire la propria gente o onorare i propri debiti”. E uindi ricorda alla platea una statistica che ripete spesso: “Oggi l’Africa spende più per gli interessi sul debito che per l’assistenza sanitaria. Il vertice sugli SDG di ieri riguardava un piano di salvataggio globale per aumentare il sostegno da miliardi a trilioni”.

Secretary-General António Guterres addresses the opening of seventy-eighth session of the General Assembly Debate on theme “Rebuilding trust and reigniting global solidarity: accelerating action on the 2030 Agenda and its Sustainable Development Goals towards peace, prosperity, progress and sustainability for all.” (UN Photo / Cia Pak)

Guterres ormai da tempo attacca il sistema  finanziario internazionale che “rimane disfunzionale, obsoleto e ingiusto”. Ma se le profonde riforme necessarie non avverranno da un giorno all’altro, il Segretario Generale dice che “ora possiamo adottare misure determinate per aiutare i paesi a superare crisi come la pandemia di COVID-19, che ha avuto un impatto drammatico. Promuovendo urgentemente lo stimolo SDG di 500 miliardi di dollari all’anno e alleviando l’onere finanziario sulle economie in via di sviluppo ed emergenti. Aumentando la finanza per lo sviluppo e il clima, aumentando la base di capitale e cambiando il modello di business delle banche multilaterali di sviluppo. Garantendo meccanismi efficaci di riduzione del debito e incanalando il sostegno finanziario di emergenza verso coloro che ne hanno più bisogno”.

Quando affronta l’SDG numero 13, quello che riguarda clima, le parole di Guterres diventano le più allarmanti: “Dobbiamo essere determinati ad affrontare la minaccia più immediata per il nostro futuro: il nostro pianeta surriscaldato. Il cambiamento climatico non è solo un cambiamento del tempo. Il cambiamento climatico sta cambiando la vita sul nostro pianeta. Sta influenzando ogni aspetto del nostro lavoro. Sta uccidendo persone e devastando comunità. In tutto il mondo, vediamo non solo un aumento delle temperature, ma anche un’accelerazione dell’innalzamento del livello del mare, il ritiro dei ghiacciai, la diffusione di malattie mortali, l’estinzione delle specie e le città in pericolo. E questo è solo l’inizio”.

Guterres ricorda che siamo tutti appena sopravvissuti ai giorni più caldi, ai mesi più caldi e all’estate più calda della storia: “Dietro ogni record infranto ci sono economie infrante, vite spezzate e intere nazioni al punto di rottura”.

Per il Segretario Generale dell’ONU non è il momento della disperazione perché c’è ancora tempo per mantenere l’aumento delle temperature entro i limiti di 1,5 gradi previsti dall’Accordo [sul clima] di Parigi. “Ma ciò richiede ora passi drastici: ridurre le emissioni di gas serra e garantire giustizia climatica a coloro che hanno fatto di meno per causare la crisi ma che stanno pagando il prezzo più alto”.

Tocca infatti ai paesi del G20, che sono responsabili dell’80% delle emissioni di gas serra, guidare il raggiungimento dell’obiettivo 13. Per questo, ribadisce Guterres, “devono rompere la loro dipendenza dai combustibili fossili, fermare il nuovo carbone e prestare attenzione alle conclusioni dell’Agenzia internazionale per l’energia secondo cui le nuove licenze per petrolio e gas da parte loro sono incompatibili con il mantenimento del limite di 1,5 gradi”. Le soluzioni ci sono e sono a portata delle nostre tecnologie e Guterres lancia un ennesimo monito nei confronti delle grandi aziende energetiche: “Dobbiamo eliminare gradualmente carbone, petrolio e gas in modo giusto ed equo – e incentivare massicciamente le energie rinnovabili. Questa è l’unica strada verso l’energia rinnovabile a prezzi accessibili per tutti e, cosa importante, molti in Africa sono ancora privi di elettricità. Quindi, l’era dei combustibili fossili è fallita. Se le aziende produttrici di combustibili fossili vogliono essere parte della soluzione, devono guidare la transizione verso le energie rinnovabili”.

Quindi “niente più produzione sporca. Niente più soluzioni false. Basta finanziare il negazionismo climatico” avverte Guterres, dicendo di aver stilato un patto di solidarietà climatica, in cui a tutti i grandi emettitori viene chiesto di compiere ulteriori sforzi per ridurre le emissioni; e i paesi più ricchi dovranno sostenere le economie emergenti con la finanza e la tecnologia a tal fine: “Ad esempio, l’Africa possiede il 60% della capacità solare mondiale, ma solo il 2% degli investimenti nelle energie rinnovabili”. L’attivismo di Guterres sulle energie rinnovabile è scaturito “nel aver presentato un’agenda di accelerazione per potenziare questi sforzi” in modo che i paesi sviluppati raggiungano lo zero netto “il più vicino possibile al 2040, mentre le economie emergenti il ​​più vicino possibile al 2050, in linea con responsabilità comuni ma differenziate”. E quindi Guterres detta i passaggi immediati che includono: Fine del carbone: entro il 2030 per i paesi OCSE e entro il 2040 per il resto del mondo. Fine dei sussidi ai combustibili fossili. E un prezzo sul carbonio. I paesi sviluppati devono infine stanziare 100 miliardi di dollari per l’azione climatica dei paesi in via di sviluppo, come promesso…”

Dennis Francis (centre), President of the seventy-eighth session of the United Nations General Assembly, chairs the opening of seventy-eighth session of the General Assembly Debate on theme “Rebuilding trust and reigniting global solidarity: accelerating action on the 2030 Agenda and its Sustainable Development Goals towards peace, prosperity, progress and sustainability for all.” At left is Secretary-General António Guterres and at right is Movses Abelian, Under-Secretary-General for General Assembly and Conference Management. (UN Photo/Cia Pak)

Guterres non da alibi a chi non rispetta gli impegni presi: “Tutti i paesi devono lavorare per rendere operativo il fondo per perdite e danni quest’anno. E garantire una copertura universale di Early Warning entro il 2027. Domani darò il benvenuto ai primi promotori e attori credibili al nostro vertice sull’ambizione climatica. La COP28 è dietro l’angolo. Il caos climatico sta battendo nuovi record, ma non possiamo permetterci lo stesso vecchio record di trovare capri espiatori e aspettare che altri si muovano per primi”. E quindi l’ex leader portoghese che ha preso le redini dell’ONU in uno dei momenti più drammatici della storia dell’organizzazione multilaterale, lancia un messaggio di incoraggiamento e tenacia: “Tutti coloro che lavorano, marciano e sostengono una reale azione per il clima, voglio che sappiate che siete dalla parte giusta della storia e che io sono con voi. Non rinuncerò a questa battaglia delle nostre vite”.

Ed ecco che Guterres torna sui diritti delle donne, dedicando ampio spazio del suo discorso come per sottolineare che l’obiettivo di sviluppo numero 5 non è solo sostenibile, ma indispensabile: “Dobbiamo anche essere determinati a onorare l’impegno della Carta nei confronti dei diritti umani fondamentali. Solo quattro donne hanno firmato il nostro documento di fondazione. Uno sguardo intorno a questa stanza mostra che non è cambiato abbastanza. ‘Noi, i popoli’ non significa ‘noi, gli uomini'”. Così Guterres lancio suo monito sulla parità di genere: “Le donne aspettano ancora pari opportunità e parità di retribuzione; per l’uguaglianza davanti alla legge; affinché il loro lavoro sia apprezzato e le loro opinioni contino. In tutto il mondo, i diritti delle donne – compresi i diritti sessuali e riproduttivi – vengono soppressi e addirittura ridotti, e le libertà delle donne ridotte. In alcuni paesi, le donne e le ragazze vengono punite perché indossano troppi vestiti; in altri, per averne indossati troppo pochi”.

Ma Guterres ci tiene a segnalare a chi ancora esita che il cambiamento sul fronte parità è inarrestabile: “Grazie a generazioni di attiviste per i diritti delle donne, i tempi stanno cambiando. Dai campi sportivi alle scuole e alle piazze pubbliche, le ragazze e le donne stanno sfidando il patriarcato e vincendo. Io sto con loro. Sono entrato in questo ufficio con l’impegno di garantire la parità di genere alle Nazioni Unite. Abbiamo raggiunto questo obiettivo ai livelli più alti e siamo sulla buona strada per farlo in tutto il sistema delle Nazioni Unite. Perché la parità di genere non è il problema. La parità di genere è la soluzione. Non è un favore alle donne; è fondamentale per garantire un futuro migliore a tutti”.

Eleanor Roosevelt tiene in mano Dichiarazione universale dei diritti umani nel 1949 (ONU)

 

Quando Guterres parla di determinazione nel rispettare la Carta Onu, i diritti umani restano al centro del discorso e qui affronta anche i diritti dei rifugiati ma anche degli emigranti. “Settantacinque anni dopo la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, in alcuni ambiti si sono compiuti enormi progressi, dalla fine della colonizzazione e della segregazione alla garanzia del diritto di voto delle donne. Ma non abbiamo raggiunto i diritti fondamentali per tutti quando 1,2 miliardi di persone vivono ancora in condizioni di povertà estrema e la fame è a livelli che non si vedevano dal 2005. Quando la discriminazione per motivi razziali ed etnici è perfettamente legale in molti paesi. Quando le persone devono rischiare la morte per cercare una vita migliore. Quando i rifugiati, i migranti e le minoranze vengono regolarmente demonizzati e perseguitati. Dichiarare la propria identità di genere o semplicemente chi si ama può portare alla reclusione o addirittura all’esecuzione. Quando parlare apertamente può portare a conseguenze pericolose. I diritti umani – politici, civili, economici, sociali e culturali – sono la chiave per risolvere molti dei problemi interconnessi del mondo. Le leggi per proteggere i vulnerabili devono essere emanate e applicate; la presa di mira delle minoranze deve cessare; i diritti umani e la dignità umana devono essere al centro delle politiche sociali, economiche e migratorie. Tutti i governi devono rispettare l’impegno assunto nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”.

Poi ecco la parte più innovativa nel discorso del Segretario Generale dell’ONU, quando lega le minacce incombenti poste ai diritti umani alle nuove tecnologie: “L’intelligenza artificiale generativa è molto promettente, ma potrebbe anche portarci oltre il Rubicone e a correre pericoli più grandi di quanto possiamo controllare. Quando ho menzionato l’intelligenza artificiale nel mio discorso all’Assemblea Generale del 2017, solo altri due leader hanno pronunciato il termine. Ora l’intelligenza artificiale è sulla bocca di tutti: un argomento che suscita sia stupore che paura. Anche alcuni di coloro che hanno sviluppato l’IA generativa chiedono una maggiore regolamentazione. Ma molti dei pericoli della tecnologia digitale non sono incombenti”.

Ma il divario digitale, secondo Guterres, sta aggravando le disuguaglianze, favorendo anche l’incitamento all’odio, la disinformazione e le teorie del complotto sulle piattaforme dei social media potenziate dall’intelligenza artificiale, “minando la democrazia e alimentando violenza e conflitti nella vita reale”.

Così Guterres mette in guardia dalla “sorveglianza online e la raccolta di dati” che stanno consentendo violazioni dei diritti umani. Quindi per il Segretario Generale dell’ONU, “le nuove tecnologie richiedono forme di governance nuove e innovative, con il contributo di esperti che sviluppano questa tecnologia e di coloro che ne monitorano gli abusi. E abbiamo urgentemente bisogno di un Global Digital Compact – tra governi, organizzazioni regionali, settore privato e società civile – per mitigare i rischi delle tecnologie digitali e identificare modi per sfruttare i loro benefici per il bene dell’umanità”.

Guterres fa notare che esistono già molti modelli diversi, ispirati a esempi come l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, l’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale o il Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici. Quindi dichiara che le Nazioni Unite saranno pronte ad ospitare le discussioni globali e inclusive necessarie, a seconda delle decisioni degli Stati membri: “Per contribuire a far avanzare la ricerca di soluzioni concrete di governance, nominerò questo mese un organo consultivo di alto livello sull’intelligenza artificiale, che fornirà raccomandazioni entro la fine di quest’anno”.

Per questo, dice Guterres, il Summit del Futuro del prossimo anno “rappresenta un’opportunità unica per progredire nell’affrontare queste nuove minacce, in linea con la visione della Carta delle Nazioni Unite. Gli Stati membri decideranno come portare avanti la Nuova Agenda per la Pace, il Global Digital Compact, le riforme dell’architettura finanziaria internazionale e molte altre proposte per affrontare le sfide e portare maggiore giustizia ed equità alla governance globale”.

Secretary-General António Guterres addresses the opening of seventy-eighth session of the General Assembly Debate on theme “Rebuilding trust and reigniting global solidarity: accelerating action on the 2030 Agenda and its Sustainable Development Goals towards peace, prosperity, progress and sustainability for all.” (UN Photo/Laura Jarriel)

Guterres aveva iniziato il discorso parlando di come le Nazioni Unite non siano più adatte ad affrontare i conflitti del presente e, per non diventare dannose, devono essere riformate. Eppure il Segretario Generale, al termine del suo discorso, ci tiene a sottolineare quanto ancora l’ONU sia determinante a risolvere molte delle emergenze che assillano il mondo. Come quando Il mese scorso “abbiamo visto i dividendi della determinazione al largo delle coste dello Yemen. Trasportando un milione di barili di petrolio, la superpetroliera FSO Safer in decomposizione era una bomba a orologeria: un imminente disastro ecologico nel Mar Rosso. Ma nessuno si è offerto di risolvere il problema. Quindi, le Nazioni Unite sono intervenute e hanno unito il mondo. Abbiamo mobilitato risorse, riunito esperti, affrontato negoziati difficili e costruito fiducia… Questa azione guidata dalle Nazioni Unite ha salvato il Mar Rosso. Quando nessun altro poteva o voleva, la determinazione delle Nazioni Unite ha portato a termine il lavoro”.

Quindi nonostante il lungo elenco di sfide globali, Antonio Guterres, nono Segretario Generale delle Nazioni Unite, conclude dicendo che questo “stesso spirito di determinazione può guidarci avanti. Cerchiamo di essere determinati a sanare le divisioni e forgiare la pace. Determinati a sostenere la dignità e il valore di ogni persona. Determinati a realizzare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e a non lasciare indietro nessuno. Determinati a riformare il multilateralismo per il 21° secolo e a unirci per il bene comune”.

 

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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