Davanti alla bandiera dell’Onu che vent’anni fa sventolava in cima all’Hotel Canal a Baghdad e che adesso è esposta nell’atrio dell’Assemblea Generale, stamattina regnava il silenzio. Il Sottosegretario Generale, Atul Khare, insieme ad alcuni funzionari delle Nazioni Unite, ha commemorato l’attentato alla sede dell’Onu di Baghdad del 19 agosto 2003, dove sono morti ventidue operatori umanitari, fra cui anche il Rappresentate Speciale Sergio Vieira de Mello.
Il Segretario Generale Guterres, non potendo essere presente, ha lasciato un messaggio pieno di gratitudine per la propria comunità. “Quest’anno celebriamo il coraggio e la dedizione di tutti i lavoratori umanitari che, con il moltiplicarsi delle crisi e delle sfide che devono affrontare, stanno trovando nuovi modi per raggiungere le regioni più colpite, le prime linee dei conflitti”. L’obiettivo del 2023, come ricorda Guterres, è di raggungere 250 milioni di persone in 69 Paesi attraverso gli aiuti umanitari, che corrisponde a dieci volte di più rispetto al traguardo raggiunto fino al momento dei bombardamenti.
“In vent’anni, spinti dall’unico obiettivo di salvare e proteggere le vite umane, hanno reso la comunità umanitaria globale più forte. Il servizio delle Nazioni Unite – conclude il Segretario Generale – non è semplicemente un lavoro, ma una vocazione”.
È stato l’attacco più violento che l’Onu abbia mai subito. Nel 2008, l’Assemblea Generale ha istituito la Giornata mondiale degli aiuti umanitari, che si celebra domani, per onorare e ricordare tutti gli operatori che sono stati uccisi o feriti mentre lavoravano.