A una settimana di distanza dagli attacchi armati nel campo di rifugiati palestinesi di Ein El Hilweh che hanno coinvolto anche parte della città di Saida in Libano, Dorothee Klaus, direttrice dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), che opera in Giordania, Libano, Siria, Cisgiordania e sulla Striscia di Gaza, è intervenuta con degli aggiornamenti.
La situazione rimane drammatica. Fra il 31 luglio e il 3 agosto ci sono stati attacchi con armi pesanti, proiettili e granate vaganti che hanno distrutto parte del campo e della città. Per cinque giorni consecutivi tutte le attività sono rimaste inagibili. La Palestinian Joint Union ha stabilito un fragilissimo cessate il fuoco. “La prossima settimana abbiamo in programma un incontro con diverse cariche politiche libanesi e palestinesi per lavorare a un piano di ricostruzione della zona”, ha confermato Klaus.

“Per il momento abbiamo accesso soltanto a una piccola parte del campo [di Ein El Hilweh]”, ha raccontato la direttrice di UNRWA. “Il resto della zona non è ancora sicuro. Aspettiamo il via libera delle forze armate libanesi che hanno il controllo delle entrate. Ma siamo riusciti a riaprire alcuni servizi che erano stati chiusi durante gli attacchi, come un centro di assistenza sanitaria. Abbiamo cominciato a ripulire l’area per quanto possibile”. I numeri non sono ancora precisi, ma dalle 200 alle 400 case sono attualmente inagibili e circa 700 famiglie sono state costrette a fuggire.
“Professionisti come medici, avvocati o ingegneri cercano di emigrare, lasciandosi alle spalle la popolazione più fragile”, ha confessato Klaus. “A chi rimane, comunque, non è permesso accumulare denaro o proprietà. Quindi non c’è la prospettiva di un futuro per i bambini che crescono qui”. Sono più di 50mila i palestinesi che vivono nel campo di Ein El Hilweh, il più grande del Libano. Circa il 50% degli uomini con età superiore ai 16 anni è disoccupato e il resto ha un lavoro saltuario.
Non è la prima volta che quest’area subisce un attacco così violento. A marzo, uno scontro violento tra il partito Fatah di Abbas e i gruppi islamisti Jund al Sham e Shabab al Muslim ha causato decine di morti e altrettanti feriti.