La situazione in Niger, dopo il colpo di stato militare del 26 luglio, si fa di ora in ora sempre più complicata e pericolosa. I leader dell’Africa occidentale hanno minacciato un’azione militare contro la giunta golpista del Niger. I leader africani hanno concesso alla giunta sette giorni per reintegrare il presidente Mohamed Bazoum, che è tenuto prigioniero. Ma nel frattempo centinaia di sostenitori del golpe hanno protestato davanti all’ambasciata francese nella capitale Niamey, al grido di “Viva Putin”. “I francesi vogliono intervenire militarmente” è l’accusa dei golpisti. Dopo l’assalto alla sede diplomatica, il presidente francese Emmanuel Macron ha presieduto il Consiglio supremo di sicurezza.
Intanto anche l’Italia, che in tutta la regione del Sahel nutre interessi strategici soprattuto legati al tentativo di fermare l’emigrazione incontrollata dei trafficanti di essere umani, sta cercando di prendere le misure alla crisi. A cercare di fare il punto oggi è stato il Ministro degli Esteri Antonio Tajani che ha rassicurato sugli italiani, civili e militari, che si trovano in questo momento in Niger: “Sono poco meno di cento i civili italiani che sono presenti nel paese africano, poi ci sono circa 400 militari parte di un contingente che non è dentro la capitale. Sono tutti in perfette condizioni, non corrono rischi, sono a casa: la nostra ambasciata li ha contattati uno per uno e sono stati allertati per sicurezza a rimanere nella loro abitazione”. “Adesso – aggiunge il ministro e vice premier – bisogna vedere cosa succederà nei prossimi giorni: noi privilegiamo la soluzione diplomatica. Ci sono i paesi dell’Africa occidentale che devono decidere cosa fare: hanno dato un ultimatum di 7 giorni ai golpisti, mercoledì si riuniranno i capi di stato maggiore dei paesi dell’Africa occidentale e potrebbero anche decidere un intervento in Niger. Noi invece ci auguriamo che si possa ripristinare la democrazia e la legittimità, che possa ritornare il presidente eletto da cittadini nigerini. L’Europa ha dato un segnale inequivocabile nei confronti dei golpisti: nessun riconoscimento del loro governo”.

Tajani ha sottolineato inoltre che “l’Italia è in prima linea, oggi ho parlato con il ministro degli Esteri francese Colonna, con il rappresentante dell’Ue Borrell proprio per coordinarci. Prossimamente mi confronterò anche con il segretario di Stato americano Blinken, in modo da avere una posizione coordinata dell’occidente su un paese che è fondamentale per quanto riguarda la stabilità dell’Africa subsahariana e dei flussi migratori”.
L’ambasciatrice d’Italia in Niger, Emilia Gatto, è rimasta bloccata in Italia dove si trovava perché i militari nigerini che hanno preso il potere hanno chiuso tutti gli spazi aerei e hanno quindi impedito anche il suo ritorno a Niamey.
Il generale Abdourahamane Tchiani, capo della guardia presidenziale del Niger all’origine del colpo di Stato, ieri ha chiesto e incassato il supporto dei mercenari russi della Wagner: Yevgeny Prigozhin, in un’intervista ad Afrique Media riportata dalla Reuters, ha detto che il battaglione è pronto a rafforzare la presenza nel continente.

Ma proprio dalla Russia arriva una scomunica del capo della Wagner e delle sue dichiarazioni sulla situazione in Niger. Infatti, oltre alla condanna del Consiglio di Sicurezza di venerdì scorso dove Mosca aveva appoggiato una dichiarazione congiunta dei Quindici, oggi è arrivata anche la dichiarazione del portavoce del Cremlino, secondo il quale le autorità russe sono ”preoccupate” per la situazione in Niger dopo il colpo di stato militare. ”Stiamo seguendo” la situazione in Niger ”con molta attenzione, specialmente per il fatto che nell’ultima settimana siamo stati molto coinvolti nelle questioni africane”, ha detto il portavoce del Cremlino Dimitry Peskov facendo riferimento al Forum economico e umanitario Russia-Africa che si è svolto a San Pietroburgo. Pdskov ha quindi sottolineato che ”non va posta sulla stessa linea” la posizione di Mosca con quella del leader del gruppo Wagner, Yevgeni Prigozhin, che ha espresso sostegno ai leader golpisti. “Siamo a favore del rapido ripristino dello stato di diritto nel Paese, chiediamo moderazione da parte di tutti i soggetti coinvolti e chiediamo che nessuno provochi vittime umane. Per questo auspichiamo che il Niger torni sul percorso costituzionale il prima possibile”, ha aggiunto il portavoce del Cremlino.