Non è una risoluzione né una “dichiarazione presidenziale” eppure il Consiglio di Sicurezza dell’ONU sulla condanna del colpo di Stato in Niger riesce venerdì pomeriggio a mostrare unità con un “press statement” (dichiarazione alla stampa) che arriva in tempo prima della pausa del week end.
Così si legge che “i membri del Consiglio di sicurezza hanno condannato fermamente la detenzione del presidente Mohammed Bazoum e gli sforzi per cambiare incostituzionalmente il governo legittimo della Repubblica del Niger il 26 luglio 2023”.
Poi i Quindici continuano la loro dichiarazione congiunta chiedendo il rilascio “immediato e incondizionato del Presidente democraticamente eletto della Repubblica, S.E. Mohammed Bazoum”, e sottolineando “la necessità di proteggere lui, la sua famiglia e i membri del suo governo”.

Quindi, nel documento che vede paesi come Stati Uniti, Cina e Russia trovare l’accordo nelle parole di condanna, i membri del Consiglio di sicurezza esprimono “preoccupazione per l’impatto negativo dei cambiamenti di governo anticostituzionali nella regione, l’aumento delle attività terroristiche e la terribile situazione socio-economica”. Così i Quindici sottolineano il “loro rammarico per gli sviluppi in Niger, che minano gli sforzi per consolidare le istituzioni di governo e di pace in quel paese”.
I militari che con il colpo di stato potrebbero far scomparire la giovane democrazia in Niger, hanno compiuto il “miracolo” di far tornare l’unità nel Consiglio. In effetti anche per la Russia sarebbe stato un azzardo silurare persino un “press statement” del Consiglio di condanna del colpo di stato in Niger, perché certamente Mosca, che all’ONU è già sotto torchio per l’invasione dell’Ucraina, si sarebbe attirata ancora più sospetti di essere lei ad avere spinto i militari golpisti contro un governo del Niger democraticamente eletto e finora abbastanza filo occidentale.

Nella loro dichiarazione congiunta, i membri del Consiglio di sicurezza hanno anche espresso “sostegno agli sforzi dell’ECOWAS, dell’Unione africana e delle Nazioni Unite” accogliendo con favore le loro dichiarazioni e riaffermando “la loro opposizione a qualsiasi presa del potere con mezzi incostituzionali e affinché le persone coinvolte si astengano dalla violenza, cedano il potere e tornano alle loro baracche”.
Quindi tutti i Quindici, sia membri permanenti che non, “hanno sottolineato l’urgente necessità di ripristinare l’ordine costituzionale in Niger in conformità con il protocollo ECOWAS sulla democrazia e il buon governo e hanno espresso il loro sostegno agli sforzi di mediazione regionali e continentali”.
La dichiarazione congiunta alla stampa prosegue con i membri del Consiglio di sicurezza che hanno ribadito il loro sostegno agli sforzi dell’ECOWAS e dell’Unione africana “per invertire la tendenza ai cambiamenti incostituzionali nei governi attraverso il rafforzamento della governance esistente e dei quadri normativi”. E infine termina con “i membri del Consiglio di Sicurezza hanno espresso la loro solidarietà al popolo del Niger e hanno sottolineato l’importanza della protezione della popolazione”.
Intanto le operazioni umanitarie dell’ONU in Niger, che danno sostegno allo sviluppo e ai programmi di pace in nel paese africano della regione del Sahel, continuano nonostante il colpo di stato militare di questa settimana, come ha riferito venerdì durante un biefring via video con i giornalisti a New York, Nicole Kouassi, Acting Resident Coordinator e Humanitarian Coordinator delle Nazioni Unite.
Kouassi, ha parlato dalla capitale, Niamey, poche ore dopo che il generale nigerino le cui truppe hanno sequestrato il presidente democraticamente eletto, ha dichiarato che stava assumendo il controllo del Paese. Già due gironi fa c’era stata la condanna del Segretario generale Antonio Guterres del colpo di stato di mercoledì.
Ieri uno dei portavoce delle Nazioni Unite aveva affermato che le operazioni umanitarie erano state “sospese” in Niger a causa del putsch militare. Ma venerdì la coordinatrice umanitaria Kouassi, ha precisato ai giornalisti che invece che le operazioni di aiuto, sviluppo e mantenimento della pace guidate dalle Nazioni Unite “proseguono”.
Il presidente nigerino, Mohamed Bazoum, “sembra che stia nella sua abitazione e sembra che stia bene”, ha dichiarato sempre ai giornalisti Kouassi, citando informazioni arrivate “dal nostro ufficio politico”. Kouassi ha espresso preoccupazione per l’attuale “situazione difficile” in Niger, dove 4,3 milioni di persone, principalmente donne e bambini, dipendevano già dagli aiuti prima della presa del potere.
Circa 3,3 milioni si trovano ad affrontare l’insicurezza alimentare, mentre un appello da 534 milioni di dollari è finanziato per poco più del 30%, ha affermato, chiedendo un maggiore sostegno.
Le Nazioni Unite e i gruppi di aiuto internazionali non hanno smesso di operare in mezzo alla crisi. Tuttavia, i voli del Servizio aereo umanitario delle Nazioni Unite (UNHAS) sono stati temporaneamente sospesi perché lo spazio aereo è chiuso, insieme ai confini territoriali. “Tutti i partner umanitari e i partner per lo sviluppo rimangono impegnati e impegnati a sostenere la popolazione vulnerabile del Niger che è colpita da una combinazione di problemi climatici, shock economici e di sicurezza nel contesto di esigenze umanitarie e di sviluppo molto elevate”, ha affermato Kouassi.

Jean-Noel Gentile, Country Director del World Food Programme (WFP) ha affermato che “la risposta umanitaria continua sul campo e non si è mai fermata”.
Il WFP sta fornendo sia assistenza in denaro che assistenza alimentare in Niger e valuterà continuamente la situazione per garantire che il suo personale e i suoi partner possano accedere in sicurezza alle persone bisognose. “Solo se la sicurezza è un problema, sospenderemo temporaneamente alcune operazioni in determinate aree. Ma al momento non è così”, ha detto.
La crisi potrebbe potenzialmente influenzare la risposta umanitaria nella regione più ampia, che continua a subire gli effetti di conflitti, siccità, insicurezza e altre sfide. Gentile ha affermato che il WFP ha recentemente istituito un hub logistico a Niamey come punto di transito per le aree difficili da raggiungere nei vicini Burkina Faso e Mali, che sono accessibili solo attraverso il Niger.
L’agenzia ha anche facilitato la consegna di aiuti umanitari al Ciad, che ora ospita centinaia di migliaia di persone in fuga dal conflitto in Sudan, “quindi la chiusura dei confini sospenderà temporaneamente questo vitale supporto logistico transfrontaliero”. Di conseguenza, il WFP sta esaminando la possibilità di percorsi alternativi.
Nel frattempo, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, l’UNHCR, non ha assistito a “alcuni movimenti particolari” legati al colpo di stato, ha affermato Emmanuel Gignac, vice rappresentante in Niger.
L’UNHCR monitora i movimenti regolari degli sfollati interni in Niger, o i flussi di rifugiati dal Burkina Faso, dal Mali e dalla Nigeria nordoccidentale.
A Kouassi è stato chiesto se le agenzie delle Nazioni Unite fossero in contatto con i militari, ma lei ha risposto di no, sottolineando che non hanno mandati politici. I giornalisti hanno anche chiesto se ci fossero segnali di avvertimento prima del colpo di stato o se i funzionari delle Nazioni Unite avessero visto il personale della compagnia militare privata russa Wagner Group in Niger. La signora Kouassi ha risposto di no a entrambe le domande.
“Non sono stati notati segni precoci”, ha detto. “Ci siamo svegliati la mattina e ci siamo trovati di fronte alla situazione. E per ora, nessun segno di Wagner dal punto di vista delle Nazioni Unite”.