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Somalia tra guerra e fame: Cindy McCain a rapporto dal Consiglio di Sicurezza

La neo leader del World Food Program e Catriona Laing dell' UNSOM mettono in guardia i Quindici sulla drammatica situazione somala, inclusi i bambini soldato

Stefano VaccarabyStefano Vaccara
Somalia tra guerra e fame: Cindy McCain a rapporto dal Consiglio di Sicurezza

Cindy McCain, Executive Director of the World Food Programme, briefs the Security Council meeting on the situation in Somalia. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Time: 5 mins read

Nonostante i progressi compiuti nella lotta al terrorismo e nell’avanzamento del processo elettorale in Somalia, giovedì alti funzionari delle Nazioni Unite hanno avvertito il Consiglio di sicurezza che sono necessari ulteriori sforzi e finanziamenti per affrontare molteplici minacce, dagli shock climatici alle ondate di violenza in mezzo a una crisi alimentare incombente. Ad ascoltarli, oltre ai Quindici, anche Hassan Sheikh Mohamud, il Presidente della Somalia, che poi è anche intervenuto.

La leader del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, Cindy McCain, nel suo primo intervento al Consiglio di Sicurezza, ha messo in guardia i Quindici che il conflitto e il cambiamento climatico stanno spingendo milioni di somali sull’orlo della fame e la sua agenzia sta finendo i fondi per aiutarli.

Ma prima ancora dell’intervento della vedova del famoso senatore dell’Arizona John McCain, al Consiglio di Sicurezza si è ascoltato il rapporto della nuova Rappresentante speciale del Segretario generale delle Nazioni Unite per la Somalia, Catriona Laing, che ha detto che mentre in Somalia “ci attendono molte sfide e rischi, ci sono anche molte opportunità, ed esorto tutti i partner internazionali ad appoggiarsi e fornire ulteriore sostegno alla popolazione”.

Catriona Laing, Special Representative of the Secretary-General for Somalia and Head of the United Nations Assistance Mission in Somalia, briefs the Security Council meeting on the situation in Somalia. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Per quanto riguarda le attuali condizioni di sicurezza, Laing, che dirige anche la missione di assistenza delle Nazioni Unite in Somalia (UNSOM), ha espresso preoccupazione per gli attacchi terroristici e la violenza, anche a Laascaanood, la capitale della regione di Sool, a lungo contesa tra “Somaliland” e Puntland.

Gli scontri tra le forze del “Somaliland” e la milizia locale del clan Dhulbahante sono continuati a vari livelli di intensità, causando vittime significative, distruzione di infrastrutture e sfollamento di civili, secondo l’ultimo rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres sulla situazione. Ad oggi, ci sono state 308 vittime civili, con 36 persone uccise e 272 ferite.

Lodando gli sforzi di tutte le parti e del Consiglio di sicurezza per realizzare un cessate il fuoco, Laing ha promesso il sostegno dell’UNSOM verso un percorso pacifico. Riferendo diversi sviluppi politici positivi, l’inviata dell’ONU ha evidenziato i “progressi significativi” del governo nel portare avanti le principali priorità nazionali, compreso il processo elettorale, e la sua leadership nella lotta al terrorismo. Laing non ha accennato, alle accuse che vengono fatte anche al governo Somalo di coinvolgere minorenni nelle loro forze armate. Accuse che sono state inoltrate recentemente in Italia dall‘Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo (Iriad), che ha criticato per esempio il governo italiano che “continua ad addestrare l’Esercito e la Polizia Nazionale della Somalia, nonostante entrambe queste forze di sicurezza utilizzino i minorenni”. Le accuse dell’Iriad si basano soprattutto su rapporti della stessa ONU.

Former child soldiers enlisted by Al Shabaab are handed over to the UN Children’s Fund (UNICEF) after their capture by forces of the African Union Mission in Somalia (AMISOM). (UN Photo/Tobin Jones)

Però Laing, dal canto suo, durante questo suo intervento al Consiglio di Sicurezza si è concentrata più sugli sforzi delle forze governative che avrebbero allontanato il gruppo terroristico da alcune parti del paese, “ma Al Shabaab rimane una minaccia significativa”, indicando una recrudescenza degli attacchi, incluso l’incidente mortale al Pearl Beach Hotel all’inizio di giugno. “I primi tre mesi del 2023 hanno visto anche il maggior numero di attacchi con ordigni esplosivi improvvisati dal 2017”, ha affermato Laing.

Le attività di stabilizzazione in corso relative ad Al Shabaab richiederanno sostegno, ha affermato l’inviata dell’Onu in Somalia, aggiungendo che l’UNSOM ha intensificato la sua risposta al riguardo. “La sfida rimane la sostenibilità di questi guadagni”, ha aggiunto.

Hassan Sheikh Mohamud, President of Somalia, addresses the Security Council meeting on the situation in Somalia. (UN Photo/Loey Felipe)

Gli sforzi per stabilizzare le aree recuperate dal gruppo terroristico richiederanno sicurezza continua, servizi di base, riconciliazione e processi politici e di costruzione dello Stato a lungo termine, ha affermato Laing, delineando un piano di transizione in tre fasi: il fattore trainante nel settore della sicurezza, deve essere considerato insieme ai piani per il possibile ritiro dell’Ufficio di supporto delle Nazioni Unite in Somalia (UNSOS) e l’eventuale passaggio di UNSOM al team nazionale delle Nazioni Unite.

Andando avanti nel suo rapporto al Consiglio di Sicurezza, Laing ha delineato le priorità per il resto del 2023, che includono un ruolo guida per l’UNSOM nello stimolare gli sforzi della comunità internazionale per stabilizzare il paese, sostenere il processo di costruzione dello Stato e risolvere il conflitto a Laascaanood.

Nel frattempo, la situazione umanitaria rimane “precaria”, ha affermato. Sebbene l’attuale operazione contro Al Shabaab abbia contribuito a migliorare la sicurezza, ha affermato che da gennaio a marzo 430.000 persone sono state sfollate a causa della violenza e 580.000 persone vivono in aree controllate da attori armati non statali.

Sheikh Shakhboot Nahyan Al Nahyan, Minister of State of the United Arab Emirates and President of the Security Council for the month of June, chairs the Security Council meeting on the situation in Somalia. (UN Photo/Eskinder Debebe)

Inoltre, gli shock climatici stanno diventando più gravi e le donne hanno ancora bisogno di un’adeguata rappresentanza nei campi della politica, della pace e della sicurezza, ha avvertito Laing. “La loro rappresentanza deve essere codificata”, ha detto, sottolineando il fallimento della Somalia nel mantenere il suo impegno di garantire una quota del 30% di donne rappresentate alle elezioni federali.

Quando è venuto il turno dell’ atteso primo intervento al Consiglio di Sicurezza della neo direttrice esecutiva del Programma alimentare mondiale (WFP, in italiano PAM), Cindy McCain ha affermato che la violenza e l’instabilità che sfregiano il paese hanno distrutto gran parte delle infrastrutture necessarie per sostenere la produzione e la distribuzione di cibo: “La Somalia è stata tirata indietro dall’abisso della carestia nel 2022, perché la comunità internazionale ha visto i segnali di pericolo lampeggiare in rosso e si è affrettata a rispondere”, ha spiegato McCain ai Quindici, “ma ora rischiamo di perdere i preziosi guadagni che abbiamo ottenuto da quei giorni bui dell’anno scorso”.

Ricordando una recente visita nel paese, ha affermato che violenza, paura e fame “sono una realtà quotidiana lì”, con le madri con cui ha parlato raccontando intere mandrie di bestiame spazzate via dalla siccità e gruppi terroristici che reclutano bambini di appena 11 anni.

Dall’inizio del 2022, il conflitto ha provocato oltre un milione di sfollati interni e i disastri climatici hanno alimentato altri 2,1 milioni di sfollati negli ultimi tre anni, ha affermato.

Gli ultimi dati sulla sicurezza alimentare mostrano che l’insicurezza alimentare sta aumentando vertiginosamente in tutta la Somalia, con oltre 6,6 milioni di persone – un terzo della popolazione – che dovrebbero affrontare crisi o livelli peggiori di fame, tra cui 40.000 persone che lottano per la sopravvivenza in condizioni simili alla carestia. Ancora peggio, si prevede che 1,8 milioni di bambini soffriranno di malnutrizione acuta nel 2023, ha affermato McCain.

A wide view of the Security Council meeting on the situation in Somalia. (UN Photo/Eskinder Debebe

Evidenziando un piano d’azione per affrontare la grave e crescente emergenza, la leader del WFP (PAM in italiano) ha affermato che gli sforzi collettivi devono garantire consegne sicure di aiuti, con il Consiglio di sicurezza che garantisca un accesso umanitario senza ostacoli a tutte le comunità vulnerabili in Somalia.

Inoltre, secondo McCain, l’assistenza alimentare deve essere accompagnata da investimenti per ricostruire i mezzi di sussistenza, rafforzare la resilienza e sostenere i programmi di adattamento climatico, che ha invitato gli Stati membri a contribuire immediatamente al piano di risposta umanitaria del paese, che è gravemente sotto finanziato. “Al WFP, siamo costretti a ridurre i nostri programmi di assistenza salvavita, proprio quando sono più necessari”, ha affermato McCain, aggiungendo che l’agenzia, ad aprile, aveva ridotto l’assistenza a 3 milioni dai 4,7 milioni di persone che serviva ogni mese.

Cindy McCain (fourth from right), Executive Director of the World Food Programme, attends the Security Council meeting on the situation in Somalia. (UN Photo/Loey Felipe)

“Senza un’immediata iniezione di denaro, dovremo tagliare nuovamente le liste di distribuzione a luglio a soli 1,8 milioni al mese”, ha affermato McCain, sottolineando che con i finanziamenti richiesti, il WFP “annullerà questi tagli potenzialmente letali” e continuerà a sostenere i milioni che si affidano all’agenzia per la sopravvivenza.

Cindy McCain ha affermato che queste “soluzioni comprovate” sono l’unico modo per spezzare finalmente il circolo vizioso di fame e povertà. “Dobbiamo lavorare tutti insieme per trovare soluzioni politiche per creare stabilità e pace in Somalia”, ha affermato. “Questo è ciò che la gente esausta della Somalia vuole e di cui ha bisogno, soprattutto”.

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Stefano Vaccara

Stefano Vaccara

Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023 I’m Sicilian, born in Mazara del Vallo and raised in Palermo. I studied history in Siena and went to graduate school at Boston University. While in school, I started to write for Il Giornale di Montanelli. I then got a full-time job for America Oggi and moved to New York City. My dream was to create a totally independent Italian paper in New York to be read all over the world: I finally founded La VOCE di New York. In 2018 I won the "Amerigo Award". I’m a journalist, but I’m also a teacher. I love both. I cover the United Nations, and I correspond from the UN for Radio Radicale in Rome. I teach Media Studies and also a course on the Mafia, not Hollywood style but the real one, at Lehman College, CUNY. I don't believe in "comfortable truth" and so I wrote the book "Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination" (Enigma Books 2013 e 2015). I love cooking for my family. My favorite dish: spaghetti con le vongole.

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